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La replica di Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan ma soprattutto consigliere di Lega ovviamente non si fa attendere: «Non sento gli stessi lamenti dai club quando arrivano 63 milioni di euro» sbotta. Si scontrano due mondi diversi e il dibattito s'infiamma. Roberto
Mancini messo al corrente delle parole del milanista s'indigna e ribatte: «Le tv possono pagare tutti i soldi che vogliono ma alla fine ci rimettono i giocatori».
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San Siro è un forno, a Napoli i calciatori grondano di sudore, a Firenze Adrian Mutu racconta: «Oggi ho perso più di tre chili e mezzo, per cinque minuti non vedevo proprio nulla». E Prandeili aggiunge: «Noi non contiamo proprio niente. Non so quanti litri d'acqua hanno bevuto i miei giocatori oggi per questo problema». L'afa ha prosciugato le energie e fatto saltare i nervi (vedi calcio nel sedere di Silvio Baldini a Di Carlo), gli allenatori sono scontenti e pure i giocatori.
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L'avvocato Campana da tempo denuncia questa situazione ma nessuno raccoglie i suoi appelli: «Quando ci facciamo sentire ci rispondono che gli stipendi dei calciatori vengono pagati grazie alle tv». Esattamente. Infatti Adriano Galliani piccato si affretta a quantizzare la pioggia di denaro che arriva grazie alla tv («63 milioni di euro!») e giusto per difendere ancora una volta gli interessi economici dei club argomenta: «Quando in Lega abbiamo venduto i diritti degli highlights abbiamo assicurato alle televisioni tutte le partite alla stessa ora, due anticipi il sabato e un posticipo alla domenica. Evidentemente i presidenti non ricordano».
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Laura Bandinelli
per "La Stampa"
per "La Stampa"