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Nella Rai olimpica irrompono troppe chiacchere e Internet

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Fonte: Il Foglio

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Sport
Si è ben difeso di fioretto, dal suo fortino pechinese, il direttore Massimo De Luca dopo le critiche ricevute da Raisport per aver oscurato (in realtà solo differito, anche se la gestione della tempistica è apparsa quantomeno opinabile) la partita di calcio Italia-Corea del Sud per dare spazio alla scherma: "Essendo un'Olimpiade, vale il principio di dare precedenza alla diretta di una possibile medaglia. Valuteremo giorno per giorno che cosa fare".
 
Fin qui difficile dare torto a De Luca. Più complesso valutare - anche se un bilancio preciso si potrà fare solo dopo i Giochi, che chiuderanno un'estate molto intensa per lo sport tv iniziata con gli Europei di calcio - la redditività non solo economica, ma più generalmente comunicativa delle strategie e degli investimenti messi in campo dall'ente televisivo pubblico per Pechino e per tutto il rilancio di Raisport. Per le Olimpiadi, si tratta di un investimento di 77 milioni di euro solo per acquistare i diritti (105 erano costati quelli di Euro 2008), più i costi di una missione di 250 persone per garantire circa trecento ore di trasmissione, suddivise tra Raidue (positiva nel complesso l'idea di destinare quasi per intero la seconda rete ai grandi eventi sportivi, un piano fortemente voluto da De Luca) e il nuovo canale digitale Rai SportPiù - in onda sul satellite e sul digitale terrestre in sostituzione di Rai SportSat, altra scommessa di De Luca - a cui si aggiungono la copertura radiofonica, i sei canali tv Web attivati e i contributi forniti alle normali testate giornalistiche Rai. Al tutto vanno aggiunti gli investimenti tecnici per l'alta definizione, già potenziata in vista per gli Europei di calcio. 
 
La domanda ovviamente sottesa a tutte le analisi è se un investimento tanto ingente valesse la pena, soprattutto sul fronte della tv in chiaro, considerando tra l'altro che quelle di Pechino si avviano a essere le Olimpiadi del definitivo sfondamento da parte dei canali streaming via Internet. Il segnale ultimo l'ha dato la Nbc, che ha acquistato i diritti per gli Stati Uniti in vista della trasmissione esclusivamente gratis in live streaming, con una scelta a dir poco innovativa che frutterà ricavi pubblicitari stratosferici. Ma il fenomeno riguarda la stessa Rai, la quale ha subito fatto conoscere i risultati lusinghieri degli accessi durante la prima giornata dei Giochi: per la cerimonia di apertura un milione e mezzo di pagine viste, e 500 mila accessi alla diretta video, tanto da indurre Piero Gaffuri, l'ad di RaiNet, a commentare: "Stiamo registrando risultati paragonabili a una tv in chiaro. E' la dimostrazione della bontà della nostra intuizione di proporre un'offerta simulcast dei canali Rai su Internet".
 
All'opposto, è l'impostazione complessiva della comunicazione Rai a lasciare a desiderare. Va da sé che le telecronache dei principali eventi sarebbero state notturne, ma allora valeva forse la pena moltiplicare le differite in chiaro, invece di disperdersi, e annoiare, con ben sette notiziari di riepilogo in diverse fasce orarie, riempiti per lo più da una pletora di commentatori: il solito circo Barnum di Raisport allargato, da Beppe Dossena a Italo Cucci, da Julio Velasco a Yuri Chechi. L'analisi dei dati d'ascolto dimostra che i picchi di interesse si registrano con le immagini dello sport, seppur differite, mentre gli sproloqui serali sul tipo di "Olimpiche emozioni" hanno già fatto flop alla prima messa in onda. A conferma che il futuro di Raisport non può essere quello di conformarsi ai modelli comunicativi "bassi", cioè quelli delle tv locali in chiaro costrette a sostituire la chiacchiera alla mancanza di flusso informativo e di immagini.
 
Tutto questo costringerà gli strateghi della Rai a riflettere anche in vista delle scelte future, dove invece si continua a registrare una certa confusione. La Rai ha bisogno di rafforzarsi attorno a un business strategico come lo sport. Sul piatto ci sono i grandi eventi del futuro: Mondiali di calcio 2010 e 2014 e Olimpiadi di Londra. Per i primi, la Rai ha i diritti, ma per le Olimpiadi li ha invece Sky. Sono in corso trattative per "scambiarseli" parzialmente, con la Rai che potrebbe "guadagnare" 250-300 ore di Giochi e un centinaio di milioni di euro, cedendo una buona fetta del calcio. Ma viale Mazzini ancora non ha deciso se seguire questa strada, e ancora non ha chiarito le vie da seguire per potenziare lo strategico (per lei) digitale terrestre. E in tutto ciò, non continuare a scommettere su Internet anche per lo sport sarebbe un suicidio.

 

Articolo tratto
da "Il Foglio"

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