Olimpiadi, il commento di Avvenire: L'ultimo atto di mamma Rai, dal 2012 Sky
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Avvenire
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La Rai ai Giochi. Una spedizione senza precedenti per numeri e mezzi, un esercito spedito a Pechino per sbaragliare il campo, «la copertura più ampia e massiccia che si ricordi», per dirla con il direttore di RaiSport, Massimo De Luca.
E dunque dirette a gogò, notiziari di riepilogo, Olimpiche emozioni, un canale, Raidue, interamente (o quasi) devoluto alla causa, RaiSport Più, il canale gratuito in digitale terrestre e sui satellite sempre a tutto vapore come una caldaia. Più altre diavolerie internautiche. Ma se tutto ciò, con non poche sbavature, c'è pure stato, sempre si critica la Rai, magari tirando fuori il canone quando su Sky, che paghi a peso d'oro anche per non essere tormentato dagli spot, la pubblicità, da pioggerella che era, è ormai diventata un acquazzone.
E però il guaio della Rai è che, Giochi o non Giochi, è lei l'ente di Stato. Come tale, si porta in corpo il destino di essere attaccata. Le sue colpe sono, per così dire, costituenti. Per esempio, s'è visto nelle sere olimpiche schierato tutto lo studio di Roma che più o meno vedevi alla "Domenica sportiva" per scoprire che stava a Pechino. In viaggio premio? Be', questa era l'impressione.
Marmorea, uguale a se stessa, non geniale, non originale: ecco la Rai. E non flessibile. Esistono da sempre finestre che si possono aprire su due avvenimenti in contemporanea, la Rai non lo sapeva e, non avendo mandato l'Olimpica di calcio, preferendo la scherma dove l'Italia era in gara per le medaglie, s'è vista coperta di proteste. Dopodiché ha rimediato con una finestrina in basso a destra tipo lo schermo di un telefonino e così è andata avanti. Sulla Rai che perde ogni treno per migliorarsi. critici come Aldo Grasso si sono espressi in più occasioni, anzi in tutte le occasioni ed e diffìcile dar loro torto.
Resta il fatto che alla Rai si è pure affezionati come a una vecchia zia la quale, anche se fa le sue stramberie, resta pur sempre una parente stretta. Purtroppo o per fortuna, avrebbe detto Giorgio Gaber, «siamo nati con la Rai». Ma domani tutto cambierà. Sky si è assicurata i diritti dei Giochi invernali di Vancouver 2010 e di quelli estivi di Londra 2012 per tutte le piattaforme tecnologiche, comprese la tv in chiaro, la pay tv Internet e il mobile.
E già il colosso di Rupert Murdoch ha annunciato che ci saranno tanti canali quante sono le discipline olimpiche. Che, detto cosi, sembra poter portare a casi di "telerimbambimento" assoluto. In realtà scegliere quello che si vuol vedere dovrebbe ormai essere la norma. Questo la Rai non l'ha capito o non lo può strutturalmente, fisiologicamente capire. La libertà di scelta con la Rai non c'è mai stata. Ha sempre deciso lei, dettato lei quello che una volta era il bene dei sudditi e oggi è il colore dei soldi assiemati dalla pubblicità.
E dunque dirette a gogò, notiziari di riepilogo, Olimpiche emozioni, un canale, Raidue, interamente (o quasi) devoluto alla causa, RaiSport Più, il canale gratuito in digitale terrestre e sui satellite sempre a tutto vapore come una caldaia. Più altre diavolerie internautiche. Ma se tutto ciò, con non poche sbavature, c'è pure stato, sempre si critica la Rai, magari tirando fuori il canone quando su Sky, che paghi a peso d'oro anche per non essere tormentato dagli spot, la pubblicità, da pioggerella che era, è ormai diventata un acquazzone.
E però il guaio della Rai è che, Giochi o non Giochi, è lei l'ente di Stato. Come tale, si porta in corpo il destino di essere attaccata. Le sue colpe sono, per così dire, costituenti. Per esempio, s'è visto nelle sere olimpiche schierato tutto lo studio di Roma che più o meno vedevi alla "Domenica sportiva" per scoprire che stava a Pechino. In viaggio premio? Be', questa era l'impressione.
Marmorea, uguale a se stessa, non geniale, non originale: ecco la Rai. E non flessibile. Esistono da sempre finestre che si possono aprire su due avvenimenti in contemporanea, la Rai non lo sapeva e, non avendo mandato l'Olimpica di calcio, preferendo la scherma dove l'Italia era in gara per le medaglie, s'è vista coperta di proteste. Dopodiché ha rimediato con una finestrina in basso a destra tipo lo schermo di un telefonino e così è andata avanti. Sulla Rai che perde ogni treno per migliorarsi. critici come Aldo Grasso si sono espressi in più occasioni, anzi in tutte le occasioni ed e diffìcile dar loro torto.
Resta il fatto che alla Rai si è pure affezionati come a una vecchia zia la quale, anche se fa le sue stramberie, resta pur sempre una parente stretta. Purtroppo o per fortuna, avrebbe detto Giorgio Gaber, «siamo nati con la Rai». Ma domani tutto cambierà. Sky si è assicurata i diritti dei Giochi invernali di Vancouver 2010 e di quelli estivi di Londra 2012 per tutte le piattaforme tecnologiche, comprese la tv in chiaro, la pay tv Internet e il mobile.
E già il colosso di Rupert Murdoch ha annunciato che ci saranno tanti canali quante sono le discipline olimpiche. Che, detto cosi, sembra poter portare a casi di "telerimbambimento" assoluto. In realtà scegliere quello che si vuol vedere dovrebbe ormai essere la norma. Questo la Rai non l'ha capito o non lo può strutturalmente, fisiologicamente capire. La libertà di scelta con la Rai non c'è mai stata. Ha sempre deciso lei, dettato lei quello che una volta era il bene dei sudditi e oggi è il colore dei soldi assiemati dalla pubblicità.
Giorgio De Simone
per "Avvenire"
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