E' muro contro muro tra la Rai e Serena Dandini per il futuro di 'Parla con me'. Il dg Lorenza Lei ribadisce con forza in consiglio di amministrazione - il primo dopo la pausa estiva - la scelta di produrre internamente il programma, mettendo la conduttrice di fronte all'aut aut di lasciare Fandango e continuare l'avventura su Rai3 oppure rimanere con la sua squadra e seguire eventualmente altre strade (La7 e' alla finestra).
Il dg incassa il sostegno della maggioranza dei consiglieri, mentre il presidente Paolo Garimberti si dice pronto a votare a favore di un eventuale contratto per la realizzazione del programma. Protestano vivacemente i consiglieri di opposizione anche perche' la trasmissione, a questo punto, non partira' in ogni caso il 27 settembre come previsto. Le posizioni sembrano sempre piu' distanti, tanto che la stessa Dandini appare perentoria: ''Non mi sembra che ci sia la volonta' di fare il programma, lo dicessero e buonanotte. E meno male che sono altamente strategica''.
''Se la Rai ribadisce la sua posizione e la ufficializza, mi sembra impossibile che 'Parla con me' si possa realizzare nella versione in cui e' stata fatto finora'', sostiene invece il numero uno di Fandango Domenico Procacci. Dichiarazioni a parte, le trattative vanno avanti. Dopo il cda il dg avrebbe incontrato il direttore editoriale della Fandango Andrea Salerno, e avrebbe proposto a lui e alla Dandini di svincolarsi dall'esclusiva con la casa di produzione. Una soluzione che la conduttrice non sarebbe pronta ad accettare, cosi' come lo stesso Salerno.
La Lei in cda ha ricordato di voler seguire la linea della produzione interna per le trasmissioni di cui la Rai detiene i diritti al 100%, non dicendosi disposta a derogarvi, sia nell'ottica della valorizzazione delle risorse interne, che dei risparmi. Secondo Garimberti, se si vuole codificare una policy di questo tipo, cio' va fatto in un clima meno agitato. Il presidente e' pero' convinto che la questione vada risolta e per questo ha annunciato il suo si' ad un eventuale contratto, ''in coerenza con il voto espresso sui palinsesti''. La linea del dg e' stata fortemente contestata dai consiglieri di opposizione Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, secondo i quali ''non c'e' nessuna policy aziendale che imponga di gestire internamente le trasmissioni'' e ''non ci sarebbero risparmi rilevanti nel portare la produzione all'interno''. ''La verita' e' che l'unico motivo per chiudere quella trasmissione sarebbe politico, essendo, lo ricordiamo, una di quelle sgradite al presidente del Consiglio'', hanno aggiunto.
''Io di politico nella posizione del direttore generale non vedo assolutamente nulla - ha replicato il consigliere di maggioranza Antonio Verro -. E' vero che non esiste una policy aziendale approvata formalmente, ma e' una sua scelta del dg, che considero giusta''. ''Se questa e' la linea seguita per altri programmi, non ci possono essere deroghe o eccezioni'', gli ha fatto eco la collega Giovanna Bianchi Clerici.
In consiglio di amministrazione si e' anche accennato al tema delle nomine e sarebbe stato condiviso l'intento di procedere entro il mese a definire le nuove direzioni del Tg2 (l'interim a Marcello Masi scade il 23 settembre) e di Rai3 (Paolo Ruffini passera' a La7 il 10 ottobre), con il piu' ampio accordo possibile. Ed una soluzione rapida e' stata chiesta dai giornalisti del Tg2 che hanno manifestato davanti a Viale Mazzini. Il cda ha anche approvato la riprevisione di budget 2011 ribadendo l'obiettivo del pareggio di bilancio.