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Londra, a rischio la ''zia'' BBC: i Tory vogliono aprire il canone ai privati

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Fonte: Il Riformista

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Economia
Londra. Il fatto che la Rai non attraversi un momento di splendore non è una novità, ma anche Oltremanica la tv pubblica è nel pieno di una crisi che non si conosceva dallo scontro con Tony Blair riguardo alle presunte "bugie" per entrare in guerra al fianco degli Usa in Iraq. Da un lato gli strali per la decisione di far intervenire alla seguitissima trasmissione politica Question Time il leader del British National Party e neo-eurodeputato, Nick Griffin, dall'altro la volontà dei Conservatori - in caso di vittoria alle politiche del prossimo anno - non solo di cambiare la governance della tv di Stato ma anche di aprire al privato, obbligandola a dividere con altri soggetti il "royal charter", ovvero il canone. Partiamo da quest'ultimo punto.
 
Con un'intervista al Financial Times, infatti, il ministro della Cultura ombra, Jeremy Hunt, ha tracciato le linee guida di quella che sarà la politica conservatrice in fatto di telecomunicazioni e per la "vecchia zia" - nomignolo con cui i britannici chiamano la Bbc - non si intravedono buone nuove. Il board di controllo, il Bbc Trust, verrà di fatto diviso in due poiché a detta di Hunt in questi anni «ha fallito, anche se non abbiamo ancora un piano preciso di intervento a livello temporaneo».
 
Ma la rivoluzione maggiore è quella iÌt guardante il "royal charter", ovvero quei 130 milioni di concessione governativa con scadenza tra sette anni che i Tories vorrebbero diviso in due, metà alla tv di Stato e metà ad altri soggetti privati operanti in Gran Bretagna. Formalmente ci sarebbe tempo, visto che questa spartizione dovrebbe attendere per entrare in vigore il termine naturale della concessione, ma è il passo successivo dell'intervista a far intravedere una svolta "berlusconiana" anche per l'etere d'Oltremanica. I Tories intendono, infatti, favorire l'ingresso di nuovi soggetti privati non aumentando il "royal charter", ma attraverso una deregulation che invogli nuovi operatori a investire in Gran Bretagna.
 
Insomma, un muro di secolare tradizione rischia di infrangersi e se questo accadrà la Bbc avrà di che dolersi, soprattutto con se stessa piuttosto che con le politiche conservatrici. Gli stipendi esorbitanti di comici e presentatori, insieme a scandali come quelli dei giochi per bambini truccati e dei messaggi osceni lasciati sulla segreteria telefonica dell'attore Andrew Sachs durante uno show in diretta, sono state altrettante coltellate alla credibilità della televisione britannica, costretta ora a fare i conti con una crisi che morde pesantemente il settore e che solo lo status particolare di "tv della Regina" - quindi il royal charter ma anche certe deroghe alle leggi di concorrenza ed efficienza del mercato - le aveva permesso dì combattere in maniera più o meno riuscita.
 
Dal board della tv, l'intervista è stata giudicata nulla più che una riproposizione delle politiche del partito che già si conoscevano e si è corsi a ricordare come il royal charter rappresenti «la garanzia di indipendenza della Bbc, la tutela degli spettatori e la certezza di poter affrontare le sfide del futuro. Il fatto che il royal charter duri dieci anni è proprio perché questo consente alla Bbc di poter pianificare sul lungo periodo il proprio lavoro di informazione seria e non di parte, questa concessione è una garanzia che durerà ancora per sette anni stando agli accordi. Rispettiamoli». Insomma, un po' di timore comincia ad aleggiare.
 
Come se questo non bastasse, poi, un'altra minaccia più politica e diretta alla Bbc è giunta ieri da Peter Hain, ministro per il Galles, che ha chiaramente detto che la tv di Stato andrà incontro ad azioni legali se perseguirà nell'intento di voler invitare il leader del Bnp, Nick Griffin, al suo show politico Ouestion Time - in programma giovedì in seconda serata - poiché questa scelta si configura come «irragionevole, illegale e irrazionale». Fino ad ora tutti i i politici britannici si erano rifiutati di partecipare a trasmissioni in cui erano presenti membri del Bnp per non legittimarli politicamente, ma il buon successo alle europee e alle amministrative ha fatto crescere la fama di Griffin e un boicottaggio potrebbe essere controproducente: «Lo abbiamo invitato in ottemperanza alla norma che vuole uguali opportunità per tutti», ha dichiarato un portavoce della tv di Stato. Dal canto suo Hain ha chiesto che l'invito venga almeno sospeso poiché il fatto che il Bnp abbia dovuto chiedere un emendamento al suo statuto lo scorso 13 ottobre al fine di permettere ai non bianchi di poter divenire membri configura «la natura di un partito nato su basi illegali in questo paese». Tra due giorni l'ardua sentenza.
 
Mauro Bottarelli
per "Il Riformista"
(20/10/09)

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