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Rai, la svolta digitale da "Di tutto di più" a "Per Te per Tutti"

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Fonte: Ansa

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Televisione

Rai, la svolta digitale da "Di tutto di più" a "Per Te per Tutti"'Avrete visto che abbiamo cambiato quello che associamo al marchio Rai: da 'Rai di tutto di piu'' a 'Rai per Te, per tutti'. Un cambiamento che indica gli elementi fondativi di quello che e' il nuovo progetto'' studiato per ''aderire al modello di societa' digitale'' che ha al centro l'individuo e le abitudini di ciascuno di fruire a modo proprio della tv su tante piattaforme. Il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto, intervenendo al convegno 'Una grande Rai', promosso dal Pd e in corso nella Sala Koch del Senato, spiega cosi' la strada intrapresa da Viale Mazzini, sottolineando che ormai le persone ''da tempo non organizzano la propria vita intorno alla televisione''.

''Sta avvenendo - osserva il Dg - un cambiamento culturale profondissimo e, per quanto cerchiamo di accelerare i nostri passi, siamo comunque indietro. Questa societa, pero', deve avere un Servizio Pubblico che si adegui al cambiamento della societa'. Cio' non significa - evidenzia - farsi dettare i contenuti dalle persone ma proporre contenuti in un modo che possa essere ben recepito''. Ma se e' vero che l'individuo e' al centro ed e' al soggetto singolo nella sua unicita' che si rivolge la frase 'Per te', e' anche vero che ci sono le parole 'Per tutti':

''Il servizio pubblico - rileva a tal proposito Campo Dall'Orto - e' anche il luogo dei momenti collettivi. Il fatto che la societa' sia fondata piu' sull'individuo, non vuol dire che non siamo piu' animali sociali. E il Servizio Pubblico ha in questo senso il vantaggio di far raccogliere le persone intorno a noi''. Di recente, dopo l'attentato in Bangladesh, ''siamo rimasti accesi con la tv 24 ore di fila e con la radio abbiamo quasi raggiunto le stesse ore di trasmissione di seguito. Lo stesso e' capitato con Italia-Spagna. Intendo dire che ci sono dei momenti collettivi'' rispetto ai quali il Servizio Pubblico e' protagonista. Ma come fa la Rai ad abbracciare pubblici nuovi? ''Qui - dice il direttore generale della Rai - entra in ballo una parola importante e difficile: universalita'. Ed e' infatti lei il vero punto d'arrivo. Da agosto scorso, proprio in merito a questo, continuo a dire che gli ascolti non sono un fine. E lo dico perché se si insegue il solo obiettivo degli ascolti non si riesce a mettersi in un'ottica di servizio pubblico. Non che gli ascolti realizzati in questo anno non siano significativi e non mi rendano orgoglioso, ma non possono essere un punto d'arrivo, come lo sono invece per le tv commerciali''.

''Se vogliamo proiettare la sfida in corso nei prossimi 10 anni - sottolinea Campo Dall'Orto - dobbiamo capire lo scenario che abbiamo di fronte. E non c'e' dubbio che l'elemento fondamentale in tal senso e' l'innovazione che ha due elementi che devono camminare insieme. Il primo e' quello dell'innovazione dei contenuti, ragione per la quale ho spinto in tutti i modi i direttori rete a cercare di innovare e innovare. Su questo il nostro sforzo e' stato totale e si e' manifestato cambiando il prossimo palinsesto per una quota del 32%. Bisognava prendersi il rischio di cambiare e non perché innovare sia giusto in sé, ma perché se non semini non raccogli. Poi certamente e' necessario seminare bene''. ''Il secondo elemento - continua il Dg - riguarda l'innovazione nella fruizione dei contenuti: vale a dire come riuscire a fare in modo che sia facile raggiungerci. Su questo fronte abbiamo lavorato intensamente negli ultimi 10 mesi e ora finalmente sono sollevato: durante la partita Italia-Svezia abbiamo toccato il record di collegamenti in streaming pari a 1milione 140mila browser unici, circa 3 milione di persone, il che equivale a 2 persone e mezzo a testa davanti a computer, smartphone. Si e' trattato dell'evento live piu' seguito nella storia di Internet in Italia. Abbiamo messo in piedi qualcosa che ha fornito un servizio che prima non c'era ed e' solo un pezzettino di qualcosa che poi crescera' molto. Non scherzo - ribadisce il direttore generale - quando dico che dovevamo recuperare 10 anni in 10 mesi''.

''Fiction e sport - dice Campo Dall'Orto - sono gli elementi principali su cui lavoriamo per cercare di recuperare i Millennials. Tre mesi fa abbiamo incontrato i produttori di fiction e abbiamo fatto presente che non esiste solo Rai 1, ma anche Rai2, Rai4, e anche che dobbiamo aumentare in maniera drammatica la parte di prodotto che va anche all'estero''. E gia' si sta facendo: ''ne e' un esempio la nuova serie 'I Medici''', prodotta da Lux Vide insieme a Big Light Productions e Wild Bunch. ''Ma in generale - aggiunge il Dg Rai - dobbiamo riuscire ad essere inclusivi, noi dobbiamo occuparci di tutti. E mentre cerchiamo di recuperare i millennials, dobbiamo continuare a dare anche al pubblico piu' anziano quello che e' abituato a trovare''. Resta il fatto che ''l'innovazione deve essere molto spinta in questa fase perché siamo in un Paese con una vocazione un po' nostalgica. Non voglio dire che non ci siano cose molto belle nel nostro passato, ma, per fare un esempio, il Maestro Manzi non e' piu' attuale''.

Insomma ''bisogna guardare avanti'', ricordando sempre che ''abbiamo la possibilita' di essere il grande raccontatore del nostro paese. Un ruolo che diventera' sempre piu' grande. La tv pubblica, infatti, e' un elemento aggregatore del Paese. Cosa che i social media fanno fatica a fare'. Servizio pubblico vuol dire essere in grado di raccontare un presente cosi' complesso senza abbandonarsi a titoli facili. Non autocondannarsi agli slogan o al racconto sincopato. Ma mantenere uno sguardo sulle cose, un progetto di cittadinanza. Fornire gli strumenti per comprendere, ad esempio, il prossimo referendum. Lo fanno anche altri, e' vero. La differenza sostanziale e' essere in quella direzione sempre, per sistema''.

A dirlo, il presidente della Rai, Monica Maggioni, intervenendo oggi al convegno:

''Anche all'interno di Ebu - dice la Maggioni - stiamo discutendo molto di servizio pubblico, perché la minaccia alla democrazia in alcuni paesi passa anche attraverso la debolezza dei loro servizi pubblici''. Quanto al futuro della Rai, ricorda, ''secondo una recente indagine, la percentuale di persone che formano la propria idea in tv e' pari alla somma di quelle che lo fanno tra Google e Facebook. O mettiamo al centro questo o abbiamo perso in partenza''. Ecco dunque una Rai che dovra' essere sempre piu' digitale ma anche Premium, ''perché non vi sia differenziazione nell'accesso ai contenuti di qualita', su Rai fruibili da tutti i cittadini grazie al canone''. Per riuscirci, ''la Rai sta cercando di fare grandi balzi in avanti nel digitale'' puntando anche sulla ''ri-formazione e ri-professionalizzazione delle sue risorse interne''

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