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Carosello, 60 dalla nascita, 40 dallo stop è storia della tv, della pubblicità e del costume italiano

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Fonte: Ansa

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Carosello, 60 dalla nascita, 40 dallo stop è storia della tv, della pubblicità e del costume italiano È storia della pubblicità ma soprattutto del costume, è un pezzo di Italia, archeologia culturale di un paese completamente cambiato che Carosello rappresentava per molti aspetti. Il 1 gennaio saranno 40 anni che Carosello - un vero e proprio programma tv con sketch più o meno divertenti seguiti da messaggi pubblicitari - ha chiuso i battenti e il 3 febbraio saranno 60 anni dall'avvio: l'inizio del 2017 si apre dunque con un anniversario che ha il valore di una macchina del tempo. Ancora oggi, ai genitori di quelle generazioni dell'altroieri può capitare di pronunciare nostalgicamente a figli del tutto inconsapevoli frasi come 'a letto dopo Carosello', ossia poco dopo le 20,30, oggi assolutamente anacronistiche, indicative di quanto abbia inciso nella memoria collettiva.

Pensando a cosa è rimasto della seconda metà del nostro Novecento, in termini di storia del costume, certamente c'è anche Carosello. Tutto nacque per effetto di una legge che proibiva la pubblicità all'interno delle trasmissioni. Ecco dunque l'idea di fare uno stacco concentrando le 'reclame' ma con una rigida scaletta: un tot di secondi di pubblicità, un tot di citazioni del nome del prodotto, un numero di secondi da dedicare invece all'intrattenimento - musicale o comico - la cui trama doveva essere però estranea al prodotto. Un intrattenimento con firme illustri come Luciano Emmer (considerato l'inventore), Age & Scarpelli, Luigi Magni, Gillo Pontecorvo, Ermanno Olmi, Sergio Leone, Ugo Gregoretti, Valerio Zurlini, Pupi Avati, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini.

Il primo Carosello trasmesso in assoluto fu «Le avventure del signor Veneranda» per il Brandy Stock 84 con la regia di Eros Macchi e Macario protagonista. Nella stessa prima puntata c'erano Shell (sicurezza nel traffico, Giovanni Canestrini parla di: guida a destra o guida a sinistra?), l'Oréal (con Mike Bongiorno), Singer (Quadrante alla moda con Mario Carotenuto) e Cynar (L'arte del bere con Carlo Campanini e Tino Bianchi). In poco tempo divenne appuntamento amatissimo dalle famiglie italiane, simbolo più della tv stessa, del famoso focolare domestico, seppure zeppo di stereotipi a cominciare dalla donna perennemente massaia a pulire la casa. Per i contenuti Carosello fu geniale: mai come in quei 30 anni, la pubblicità fu al centro della tv senza dover essere subliminale e dunque ingannevole come in certi programmi di adesso o sfacciata, prepotente come negli spot patinati. Ogni scenetta durava più o meno 2 minuti, e solo nel codino finale c'era la pubblicità vera e propria con la vista del prodotto reclamizzato. Gli spettatori nel '77 erano quasi 20 milioni, per metà bambini.

E per l'animazione fu un'epoca gloriosa, una grandissima palestra di talenti e certi personaggi, da Calimero a 'e chi sono io, Jo Condor?', dal pianeta Papalla all'ombra della Lagostina, a Carmencita non sono mai stati dimenticati. Il grande attore Ernesto Calindri (ma si potrebbero citare anche Ubaldo Lay tenente Sheridan dell'aperitivo Biancosarti, Nino Castelnuovo atletico per olio Cuore, Paolo Ferrari con i fustini del Dash), nonostante anni e anni di palcoscenico per tutti gli italiani è rimasto l'uomo del Cynar che salva dal logorio della vita moderna. Gli attori facevano a gara per entrare in quelle scenette: Tino Scotti con il confetto Falqui che basta la parola, Carlo Dapporto con la sua Pasta del Capitano, Nicola Arigliano con il digestivo Antonetto, il musicista Franco Cerri uomo in ammollo, la sensuale svedese Solvi Stubing 'sarò la tua birra', Virna Lisi che con quella bocca può dire ciò che vuole... Carosello luogo mitico della nostalgia, evocatore di un tempo storico tutto ancora in bianco e nero (il colore nacque nel '77, proprio l'anno in cui il programma fu dismesso) che spazia tra i varietà con Ric e Gian, Sandra e Raimondo, gli sceneggiati A come Andromaca e la Freccia Nera, le inchieste di Biagi e Soldati (a ciascuno i suoi ricordi) e i telegiornali con i morti lasciati a terra dal terrorismo (e questo è il vero filo rosso fino ad oggi, purtroppo).

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