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Il Venerdìtoriale - Questa è la triste realtà: ''Nessuno switch off all'orizzonte''

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Fonte: Digital-Sat (original)

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Digitale Terrestre

Il giorno dopo i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e dopo i problemi tecnici subiti dal nostro sito, torniamo con il nuovo VENERDÌTORIALE che si occupa – ancora una volta – delle difficoltà logistiche e operative legate ai prossimi switch off per il passaggio al digitale terrestre. A fornirci nuovi elementi di riflessione il convegno di Millecanali tenutosi martedì scorso all’Università Cattolica di Milano, che abbiamo seguito anche in diretta twitter.
 

«Quando uscirà il calendario dei prossimi switch off?». «Ce la farà la Toscana a passare ‘all digital’ entro la fine dell’estate?». «Perché la Liguria sta ritardando il suo passaggio di quasi un anno?». Sono solo alcune delle domande più ricorrenti sul nostro Digital-Forum, a proposito di uno dei temi di maggior dibattito, che molto spesso diventa terribilmente acceso. C’erano molte aspettative per la riunione del CNID (Comitato Nazionale Italia Digitale) del 1° Marzo scorso, ma dopo il “nulla di fatto” e anzi l’ultimatum posto dalle tv locali, anche i più fiduciosi hanno iniziato a vacillare nelle loro convinzioni.

E ciò nonostante la proposta del Ministro Romani formalizzata in tale occasione e, a fine giornata, con un comunicato stampa dai toni molto ottimistici. La stessa aria però non circolava lo scorso martedì quando, in occasione del convegno organizzato da Millecanali dal titolo “Il diluvio digitale”, i presidenti delle principali associazioni di tv locali hanno ribadito la loro netta posizione: «Senza le garanzie necessarie ogni ulteriore operazione di switch off non può essere effettuata», così perentoriamente ha aperto il suo intervento Maurizio Giunco, presidente di Frt.

Il problema è più grave di quanto si possa pensare: Marco Rossignoli, presidente di Aeranti-Corallo, ha ricordato come la sua associazione sia stata la prima a battersi nelle sedi opportune per veder riconosciuto il principio di affidare ad ogni tv locale un proprio multiplex in modo tale da garantirgli anche la qualifica di operatore di rete. Così facendo le 27 frequenze loro destinate sono quasi ovunque sufficienti a garantire questo diritto a tutte le emittenti operanti sul territorio. Con la cessione obbligata delle frequenze 800 Mhz (canali 61-69) agli operatori telefonici, il numero si ridurrà a 18, cifra non bastevole per regioni come la Toscana o la Sicilia e per le tv locali che lì sono attive.

Questa situazione di stallo è stata aggravata dalla messa in bilancio dei 2,4 miliardi di euro che lo Stato auspica di portare a casa dall’asta di quelle frequenze. Un ulteriore ostacolo per le trattative che rischiano adesso di essere estenuanti e di bloccare per un tempo indefinito il passaggio definitivo al digitale terrestre che, per legge, dovrà essere completato entro il 31 dicembre 2012, pena l’ennesima multa comminata da Bruxelles al nostro paese. Proprio alla Corte di Giustizia Europea pensano di rivolgersi le tv locali se non verrà riconosciuto il diritto richiesto, azione che il Governo vorrebbe certamente evitare per non compromettere del tutto i passaggi di questo 2011.

A maggio peraltro anche Costa Azzurra e Corsica effettueranno il loro switch off e il rischio di interferenze con Liguria e Toscana è alto: dopo Croazia e Slovenia anche la Francia rischia di pagare lo scotto di una gestione non perfetta di queste delicate operazioni.

In mezzo a tutto questo c’è comunque chi reputa che il digitale terrestre sia ugualmente una opportunità per le tv locali: la pensa così Giunco che vede nella nuova tecnologia la possibilità di sperimentare nuovi linguaggi e nuovi formati, funzione storicamente affidata all’emittenza locale, oltre che di offrire nuovi posti di lavoro ai giovani del luogo. Di parere contrario Luca Montrone (foto a sinistra), patron di Tele Norba: «Il digitale è una grande sventura per le emittenti locali che, non dimentichiamolo, sono fondamentali per il business delle PMI, che valgono il 70% del business del Paese. Certo, potrebbe essere un'opportunità se non ci trovassimo in un regime di duopolio come invece siamo attualmente, dove dominano Rai e Mediaset che possono ovviare al fisiologico calo degli ascolti dato dalla digitalizzazione attraverso il lancio di nuovi canali a target mirato».  

Il tema del duopolio è riemerso con forza anche in conclusione del convegno quando il direttore di Millecanali, Mauro Roffi, ha posto la questione relativa all’affitto di banda trasmissiva di mux locali a canali nazionali e l'assegnazione dell'adeguata numerazione LCN. Giunco e Rossignoli hanno ribadito con forza l’assurdità di un tale provvedimento («qualcuno mi spieghi cos’è un operatore di rete locale – ha chiesto provocatoriamente Giunco –. È come se un operatore telefonico mi permettesse di fare solo chiamate urbane…») facendo riferimento al giudizio loro positivo espresso dal Tar per il caso di Virgin Radio Tv. La colpa di un comportamento così ostile nei confronti delle locali è, secondo loro, una conseguenza diretta del duopolio televisivo italiano e della mancata volontà di sfruttare la novità digitale per liberalizzare ulteriormente il mercato.

Questa empasse dunque si ripercuote sulla situazione attuale del digitale terrestre in Italia con dieci regioni ancora analogiche e nessuna certezza sui tempi effettivi di passaggio. Con il paradosso che buona parte della programmazione Rai per i festeggiamenti per l’Unità d’Italia (ad es. Rai Storia) non erano visibili in tutta Italia. A livello digitale (e non solo televisivo) l’Unità è ancora da fare…

Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"
 
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