All'indomani dell'annunciata causa legale contro Youtube e la società controllante Google, colpevole d'illecita diffusione di oltre 4mila file audio-video di proprietà del gruppo, il Biscione si trova a respingere le critiche di quanti vedono nel mondo web il protagonista della rivoluzione in corso nel mondo dell'intrattenimento e dell'informazione. Il sociologo Enrico Pinzi, in particolare, ha parlato di «inutile battaglia di resistenzacontro i mulini a vento».
All'obiezione risponde Gina Nieri, consigliere d'amministrazione e direttore delle relazioni istituzionali Mediaset.
Perchè avete deciso di citare in giudizio Youtube, invece di cercare un accordo stragiudiziale con il colosso internet per tutelare i vostri contenuti?
«Prima di ricorrere alle vie legali, abbiamo provato più volte a contattare Youtube e Google per chiedere la rimozione del nostro materiale dal sito internet ed aprire una trattativa privata. Ma non abbiamo mai ricevuto risposta».
Una citazione dal tribunale di Los Angeles, contenente una richiesta di risarcimento danni per 500 milioni di euro, probabilmente solleciterà una risposta.
«Non siamo stati noi a menare le mani con la causa legale. È stato Youtube a farlo, commettendo un illecito ai nostri danni e piratando i nostri video. In rete non è tutto libero e gratuito: Youtube ha tratto un lucro commerciale da contenuti scippati, ha usato materiale Mediaset come base per banner pubblicitari e offerte commerciali ai propri utenti. Stiamo parlando di un colosso economico del web, non di un blog spontaneistico dove i ragazzi si scambiano video amatoriali».
Il futuro della diffusione dei contenuti in rete, però, sembra già tracciato.
«Nessuno mette in dubbio il rimescolamento di carte che è in corso nel mondo dei contenuti, ma Mediaset continua ad avere un profondo rispetto della proprietà intellettuale e dell'intero sistema di business che oggi, in tutta la filiera produtttiva, viene finanziato dai diritti d'autore. In futuro ci saranno nuovi sistemi e nuove forme di tutela della proprietà intellettuale, ma al momento non esiste alcuna alternativa. Chi ci ha dipinto come conservatori, dovrebbe sapere che prima di scassare'un modello di business che funziona servono nuove idee altrettanto valide, in grado di reggere l'intera macchina di produzione dell'ingegno. Anche Youtube dovrà adeguarsi».
Sperate di raggiungere un accordo?
«Il riconoscimento del nostro diritto a difendere il patrimonio video di Mediaset è la precondizione di qualsiasi trattativa».
La nuova era dell'intrattenimento ha ancora da venire?
«Per il momento le società di internet, così come le società telefoniche, hanno centrato un obiettivo: il maggior utilizzo di quello che già c'era, la diffusione su nuove piattaforme di contenuti pensati e realizzati da altri. Ma stiamo ancora aspettando di veder fiorire nuove forme di creatività. La speranza è che il web porti presto alla creazione di contenuti innovativi, tagliati sulle esigenze specifiche della rete».
Luigina Venturelli
per "L'Unità"