Come cambia l’approccio alla televisione se questa riesce, tra le altre cose, a collegare lo spettatore sulla rete internet? E come i contenuti possono adeguarsi alla realizzata “convergenzaâ€, non più solo basata sul personal computer, bensì sui sempre più sofisticati e al contempo user friendly apparecchi televisivi? Da queste domande parte la nostra riflessione nel nuovo VENERDÃŒTORIALE di Digital-Sat.
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Ma ora arrivano quelli ancora più innovativi. E il merito non è solo del 3D. Fino a quando gli operatori televisivi italiani non decideranno che sia arrivato il momento di investire serialmente sul 3D, gli occhialini rimarranno nelle loro custodie perché ci sarà ben poco da vedere. È pur vero che la maggioranza dei televisori ha un convertitore dal 2D ma la resa non è sicuramente quella di un prodotto nativo.
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La tecnologia dei “widgetâ€, termine molto comune in rete e paragonabile al concetto delle "App" tipico dell’iPhone, permette un accesso ad internet abbastanza condizionato, per non dire completamente. Solo tramite queste ‘apps’ sarà infatti possibile usufruire di un certo numero e tipo di servizi web based, tra cui i più gettonati per diffusione sono i “classici†del web 2.0, come Youtube, Facebook, Twitter, Skype o Flickr.
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Nulla di nuovo dunque? Per ora no, anche se l’aspirazione di chi punta su questi brand è quella di riconquistare il pubblico giovane che sempre più abbandona gli schermi tv preferendo quelli del pc: «Quello che fa la televiÂsione è aggregare delle comuÂnità , quello che noi siamo in grado di aggiungere è la possiÂbilità di fare interagire queste comunità », così parlava al Mip di Cannes Chloe Sladden, direttrice della media partnership di Twitter, come riportato lunedì da Repubblica Affari & Finanza.
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Desta infatti una certa perplessità il fatto che gli strumenti di social networking, tipicamente gestiti in rapporti molto personalizzati e individuali con il mezzo, finiscano per essere uno dei veicoli per la diffusione dei modelli più evoluti (e di solito più costosi). La prossima sfida sarà sicuramente giocata – ancora una volta – sul piano dei contenuti: come per la tv digitale a fronte di nuovi canali servono necessariamente nuovi prodotti con cui riempire adeguatamente i palinsesti, per le “internet tv†dovrà essere trovato il giusto equilibrio tra un utilizzo personale, che via via dovrebbe andare perdendosi, e il ritorno in auge dell’utilizzo collettivo, arricchito però di tutta una serie di prodotti disponibili esclusivamente in rete e accessibili, previ accordi commerciali tra le parti, sui televisori predisposti. Pensiamo ad esempio a casi come Hulu, o qualunque servizio di video-on-demand free o a pagamento, che cambierebbe notevolmente – come già succede con le prime esperienze italiane di Mediaset Premium e Sky – l’approccio all’apparecchio.
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Qui però si riaprirebbe la “dolente nota†della banda larga, necessaria per il corretto funzionamento di tutta questa serie di servizi. E in questo senso la discussione non è, purtroppo, così sviluppata come la tecnologia delle internet tv... anzi...
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Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"
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