Relazione Agcom 2012: cambiamenti normativi ed evoluzione del mercato televisivo
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Digital-Sat (com.stampa)
La spinta innovativa indotta dalla digitalizzazione dei servizi audiovisivi che ha caratterizzato il settore televisivo nel 2010 è proseguita nel 2011, determinando ulteriori mutamenti sia nei modelli di offerta degli operatori sia nelle modalità di fruizione dei contenuti televisivi.
Lo schermo televisivo si conferma ancora il mezzo di fruizione dei contenuti audiovisivi con la maggiore penetrazione tra le famiglie, mentre il computer stenta ad affermarsi come reale sostituto per il consumo di servizi televisivi, sia in termini di disponibilità che di qualità.
Dal punto di vista tecnologico, il miglioramento delle performance delle reti broadband residenziali, unitamente alla diffusione di connected device, ha favorito la progressiva integrazione della televisione digitale tradizionale con l'ambiente internet-web, dando vita ad un sistema intermedio tra IPTV e Web TV, in cui i servizi di accesso a contenuti video e multimediali sono erogati agli utenti dotati di connessioni a larga banda da service provider che operano spesso indipendentemente dai provider dei servizi a larga banda.
Tale sistema, denominato "Over-the-Top" (OTT), consente quindi di associare alle trasmissioni televisive tradizionali, legate ad un palinsesto predefinito, una vasta gamma di servizi e contenuti provenienti da internet, fruibili anytime e anywhere attraverso lo schermo televisivo grazie a dispositivi "ibridi" connettibili.
A fine 2011, risultano in crescita le famiglie italiane dotate di dispositivi atti alla ricezione di servizi e contenuti attraverso piattaforme IP-based over the top sul proprio schermo televisivo, così come l'interesse verso una maggiore personalizzazione e flessibilità del consumo dei servizi audiovisivi spinge gli attori del mercato a proporre nuove offerte di smart TV63 e catch-up TV.
I broadcaster, in particolare, ambiscono a orientare le proprie offerte verso modelli pay, vincendo la diffidenza dei fornitori di contenuti pregiati a rendere disponibili contenuti ad alto valore su internet. Allo stesso modo, gli operatori multi-play mirano a sfruttare il legame tra broadband e televisione incoraggiando i clienti ad abbonarsi a pacchetti in bundle.
Il contenuto televisivo conserva quindi tutto il suo appeal, come confermato dallo sviluppo di forme di consumo basate sulla ricerca attiva del contenuto stesso in internet, e dal legame sempre più stringente fra prodotto audiovisivo e social network/blog, che non rappresentano più soltanto i luoghi virtuali dove gli utenti scambiano informazioni e commenti su di un programma televisivo, ma anche dove gli stessi personaggi televisivi promuovono i propri programmi alimentando il confronto con gli spettatori e il legame fra piccolo schermo e la rete.
Così come è già avvenuto per l'editoria quotidiana e periodica, anche per la televisione gli operatori tradizionali vedono minacciato il proprio ruolo di aggregatori di contenuti, ed anche la propria fonte privilegiata di ricavi, rappresentata dalla raccolta pubblicitaria, rischia di venire erosa, non solo come conseguenza del calo degli ascolti, ma anche dalla progressiva affermazione di modelli alternativi di reperimento delle risorse pubblicitarie basati sulla maggiore "targettizzazione" degli utenti permessa dalla rete. In tale contesto, è sempre più avvertita l'esigenza, da parte degli operatori tradizionali, di riformulare le proprie strategie per non soccombere di fronte alla rapida ascesa dei nuovi aggregatori del web 2.0.
Ciò posto, va rilevato che, anche in presenza degli evidenziati sviluppi di nuove piattaforme e di device innovativi, la televisione tradizionale conserva ancora tutta la sua centralità e, solo quest'anno, si è iniziata a registrare un'erosione degli ascolti delle reti generaliste e uno spostamento dell'audience verso canali maggiormente targettizzati e nuove piattaforme.
Si pone dunque l'esigenza per l'Italia di sfruttare le occasioni dettate dal progresso tecnologico ed economico, favorendo lo sviluppo di nuove forme di fruizione di contenuti audiovisivi. Questo sviluppo tecnologico rappresenta infatti un'importante occasione per allargare la platea degli operatori, ampliare la gamma dei servizi, in chiaro e a pagamento, disponibili al consumatore, con evidenti ricadute sugli assetti concorrenziali e sul pluralismo dell'informazione.
Allo stesso modo, si afferma la necessità di contrastare gli elementi ostativi a tale processo, fra i quali, prima di tutto, la disponibilità di banda sufficiente per una fruizione dei servizi priva di interruzioni - che risulta dipendere dallo stato di congestione della rete messa a disposizione dall'operatore infrastrutturato - e, inoltre, la necessità di disporre di contenuti appetibili per gli utenti, vincendo le resistenze dei detentori degli stessi alla diffusione sulla rete. Infatti, da questo punto di vista, si segnala il ritardo dell'Italia rispetto ad altri Paesi nello sviluppo di un mercato di contenuti digitali via IP, che rischia di penalizzare ulteriormente la tuttora limitata crescita delle offerte sul nuovo protocollo.
Dal punto di vista normativo, la legge 13 dicembre 2010, n. 220, recante "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)", ha stabilito che le frequenze nella banda da 790 MHz a 862 MHz (canali 61-69 UHF) sono destinate al servizio mobile terrestre a partire dal 1° gennaio 2013.
Di conseguenza, in armonia con le Raccomandazioni adottate in sede comunitaria e parallelamente a quanto già stabilito dagli altri Paesi europei, 9 canali vengono così sottratti al servizio di radiodiffusione televisiva e vanno a costituire il c.d. "dividendo esterno". Tale previsione ha imposto un adeguamento del Piano Nazionale di assegnazione delle frequenze e dei piani di dettaglio finalizzato ad assicurare, nelle aree non ancora pianificate, la disponibilità dei canali 61-69 mentre, nelle aree già transitate al digitale, è consentita la prosecuzione degli impianti operanti su tali canali fino al termine del processo di digitalizzazione sull'intero territorio.
La previsione descritta ha quindi imposto un'accelerata al calendario stabilito per il passaggio al digitale terrestre, che dovrebbe essere quindi completato entro il primo semestre del 2012.
Tratto dalla Relazione Annuale Agcom 2012
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