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«L’informazione non può prescindere dal rapporto dei giornalisti con l’editore – ha esordito Floris –. Sul web di fatto ognuno è editore di se stesso e sorge quindi il problema della responsabilità , condivisa, negli altri mezzi e in televisione al suo massimo grado, con direttori ed editore». Per Floris dunque l’estrema libertà offerta dal mezzo internet sarebbe da vedere non tanto come un’opportunità ma come una messa in crisi del patto di responsabilità , in cui viene coinvolto anche il pubblico.
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Un’altra parola chiave della sua argomentazione è la credibilità : «In tv per rendere credibile un programma o un conduttore ci vogliono anni e così è stato anche con Ballarò. Sul web invece tutto è più fluido e la possibilità di chiudere e riaprire con un altro nome è all’ordine del giorno». Il problema fondamentale per Floris però è un altro, ovvero la mancanza di regolamentazioni adeguate: «In televisione il mercato è estremamente concentrato e non a caso si parla spesso di duopolio, anche se attualmente entrambe le parti fanno riferimento ad un’unica persona. Il motivo per cui si è venuta a creare una situazione del genere è la mancanza di leggi antitrust chiare e inequivocabili, che provoca una stortura dell’intero sistema a cui è quasi obbligato adeguarsi».
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E sulla presunta maggiore interattività sul mezzo internet, Floris si dimostra abbastanza scettico: «Il web è democratico? Potenzialmente sì, ma nei fatti non lo è. Tutti possono dire la propria ed è vero, ma quanto si viene ascoltati? Il grande pubblico è ancora in televisione ed è questa che può smuovere le coscienze, ecco perché è ancora centrale nel nostro paese». Ma non è solo un problema di ascolti: «So bene che anche le risse portano ascolti, ma queste devono essere motivate, devono avere dei contenuti ed essere “sincereâ€. Se si urla tanto per urlare la gente lo capisce e cambia canale. Alla fine il telecomando è ancora lo strumento più democratico in nostro possesso».
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Tra le altre domande dell’interessata platea è stata posta la questione dei rapporti dello stesso Floris con i suoi direttori di rete, prima Ruffini e oggi Di Bella: «C’è sempre stato un clima sereno con entrambi, ma non sono mancati i momenti di tensione, perché è giusto che ci si confronti anche e soprattutto sulle divergenze, ma sempre con il rispetto dovuto. L’importante per tutti è non sottomettersi all’editore, perché sarebbe la morte dell’intero sistema».
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In conclusione, per ritornare al tema di partenza, Floris ha anche commentato la proposta di candidare Internet al Nobel per la pace, evidenziando come «si stia parlando di un mezzo che come tale possiede sia pro che contro: è un po’ come la siringa usata sia per l’insulina che per la droga. È sicuramente un’operazione con un alto valore simbolico e di provocazione che spero possa dare i suoi frutti». E c’è stata anche occasione per rivelare alcuni gusti televisivi del conduttore di Ballarò: «Mi piace molto L’infedele di Gad Lerner che su La7 può permettersi di fare trasmissioni del genere, ma non disprezzo nemmeno L’Isola dei famosi di Simona Ventura perché mi fa divertire». Chi mai l’avrebbe mai detto…
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Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"
per "Digital-Sat.it"