
Ma perché lo dichiara in questa intervista Marco Giordani, un compassato e misuratissimo signore che di mestiere fa l'amministratore delegato di Rti, la società che gestisce le reti Mediaset.
Dottor Giordani, l'accordo Rai-Mediaset sulla piattaforma satellitare è una risposta a Sky di Rupert Murdoch?
"Il primo obiettivo che ci siamo prefissati con "Tivu", società che unisce Rai. Mediaset e La7, è quello di rendere accessibili tutti i programmi al cento per cento delle famiglie italiane, visto che adesso, per motivi dovuti soprattutto alla conformazione del territorio, il segnale di Mediaset, per esempio, copre circa il 95 per cento delle famiglie. Ma è evidente che, con la distribuzione anche sul satellite dei canali presenti sul digitale terrestre, non ci sarà valle di montagna dove non arriverà il segnale".
E la concorrenza con Sky?
"C'è dal 2003, ma si tratta di un mondo che non è il nostro, perchè è quello della televisione a pagamento, che ormai conta oltre quattro milioni di abbonati".
Insomma, Rai e Mediaset rischiavano di fare la fine dei polli di Renzo, che litigavano prima di essere spennati.
"Non esageriamo. Ma non bisogna perdere di vista la differenza essenziale che c'è tra l'offerta nostra e quella di Sky. Una differenza che si riassume in due parole: "gratis" e "a pagamento". E l'assurdo, oggi, è che il più potente editore del mondo, che in Italia è monopolista e la sua tv, tra l'altro, la fa pagare, viene difeso come un fragile portatore del nuovo".
Quindi, la situazione oggi in Italia...
"Sicuramente la situazione oggi in Italia non si può più definire di duopolio. Perchè è una situazione molto più aperta e competitiva".
In una sfida così globale, cosa resta delle piccole beghe quotidiane Rai-Mediaset?
"Quello scenario appartiene ad un mondo che non esiste più. Perchè non c'è solo la concorrenza quotidiana Rai-Mediaset e Mediaset-Rai, ma, come dicevo prima, c'è molto più grande di tutti noi, la concorrenza con un colosso straniero".
La possiamo definire una riscossa della televisione italiana?
"Direi di sì, perchè per quantità di canali e qualità di programma, l'offerta gratuita italiana è di gran lunga la più ricca e la migliore d'Europa".
Dove volete arrivare con la piattaforma satellitare?
"Per ora vogliamo solo coprire meglio il territorio".
E cosa manca al vostro progetto per diventare una vera e propria tivù satellitare in competizione con Sky?
"In realtà al momento della partenza, il primo giugno, non si configurerà come una tivù solo satellitare perchè conterrà tutti i canali che oggi si vedono in analogico e in digitale terrestre".
Ma quei canali si vedono pure su Sky, che è satellitare a tutti gli effetti, no?
"Sì, ma quegli otto canali, Sky li trasmette solo perchè sono trasmissioni satellitari in chiaro, gratuite: tanto è vero che non c'è nessun accordo tra noi e loro. Sky non ci paga per trasmettere, ad esempio, Canale 5. Diciamo che li ha presi, del tutto legalmente, li ha sintonizzati dal canale 101 in poi e li trasmette a beneficio dei suoi abbonati".
Ora però, voi e la Rai volete riprendervi ciò che è vostro.
"Non ci riprendiamo nulla. Vogliamo solo evitare che molte famiglie italiane siano obbligate a pagare Sky per vedere tutti i nostri contenuti gratuiti".
Ma quanti canali offrirà il vostro bouquet?
"Una quarantina. Oltre agli otto che le ho detto, ci saranno tutti i canali tematici nostri e della Rai, più le tivù locali che già sono sul digitale terrestre".
Sky ne offre centinaia, di programmi.
""Tivu" è aperta a tutti i canali che vorranno aggiungersi. Ma sempre nella logica per cui l'offerta è gratis".
A proposito, credo che una Rai privatizzata gioverebbe al progetto?
"Credo che il nostro Paese, come tutti i Paesi occidentali, non possa privarsi di una emittente pubblica".
Nelle prossime settimane si dovrà rinnovare il cda di Viale Mazzini. C'è il rischio di un ritorno all'indietro, secondo lei?
"Sarei sorpreso. Anche perchè, in realtà, siamo stati noi che abbiamo seguito la Rai su questa strada. Quindi, non mi aspetto dietro-front".
Mario Prignano
per "Libero Quotidiano"
(04/02/09)

Il discorso di Marco Giordani alla Conferenza Nazionale DGTVi
(Roma, 20 gennaio 2009)