Editoriale - Dopo l'ok a TivùSat, restano i criptaggi sul sat (non solo su Sky)
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Digital-Sat (original)
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Satellite / Estero
martedì, 15 settembre 2009 | Ore: 00:00
Come vi abbiamo dato notizia in mattinata, l’Agcom ha espresso ieri il suo parere in merito alla partenza di TivùSat e in particolare sulla Rai e sul suo ruolo di servizio pubblico, specificatamente al passaggio al digitale e anche per i criptaggi dei suoi programmi sul satellite. Si rende pertanto necessario un nostro editoriale, sebbene il venerdì sia ancora lontano, per fare il punto sulla vicenda con le ultime novità .
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Questo contratto, risalente ai tempi in cui la Rai era azionista di minoranza in Tele+, prima era riservato alla codifica Seca (utilizzata dall’ex-monopolista pay) e per un breve periodo anche Irdeto, poi con la legge sul decoder unico ampliata ad NDS, sistema di criptaggio utilizzato prima da Stream e ora da Sky. Era grazie a questo accordo che tutti gli eventi sportivi, tutti i film e i telefilm erano visibili senza problemi ai 4,8 milioni di italiani abbonati Sky ma anche abbonati Rai grazie al pagamento del canone.
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Oggi questa fetta di cittadini si trova a dovervi rinunciare, almeno sul satellite: i canali Rai infatti rimangono visibili sull’analogico, nelle zone ancora lontane dagli switch-off, e in digitale terrestre in quasi tutta Italia. Quel ‘quasi’ sta ad indicare quelle località dove, per motivi orografici o per ragioni tecniche, il segnale digitale non potrà arrivare né oggi né domani né mai.
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«Quella di Sky è una piattaforma italiana – ha dichiarato il consigliere d’amministrazione Rai, Nino Rizzo Nervo, al Messaggero – il cui segnale non è ricevibile all’estero e, quindi, trasmettere nei prossimi giorni, ad esempio, Irlanda-Italia anche sulla piattaforma Sky non violerebbe alcun contratto. […] Quello che mi preoccupa di più in questa storia è che ci si è dimenticato dell’interesse dei cittadini che pagano il canone e per un servizio pubblico è una colpa, veramente grave». Tutto molto giusto, specialmente l’ultimo passaggio, ovvero una maggiore tutela per il cittadino contribuente. E allora che c’entra Sky? Trasmettere la partita dell’Italia su Sky non viola alcun contratto, d’accordo, ma perché privilegiare la piattaforma di Murdoch e i suoi ben più facoltosi contribuenti?
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Già i decoder di TivùSat, almeno alcuni tra i modelli già usciti, dispongono appunto di multicrypt, ovvero della possibilità di usufruire della codifica Conax, quella utilizzata anche da Conto Tv. Lo stesso non può essere applicato sugli Skybox che, essendo proprietari, utilizzano esclusivamente NDS, costringendo il canale ad andare in simulcrypt (come fa anche Conto Tv) per poter essere visibile. E la Rai, da par suo, ha deciso di non applicarlo più. A ragione o torto, ma per il momento ha preferito privilegiare il lancio del brand TivùSat, a fare marcia indietro in fondo ci vuole poco… almeno tecnicamente.
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Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"
per "Digital-Sat.it"