Abou Imad (imam di viale Jenner a Milano), Kahchia Brahim (Varese) e Mohamed Ben Mohamed (Centocelle) erano stati avvicinati da due giornalisti di Sky, una somala e un iracheno, che si erano finti marito e moglie, per un consulto religioso sull'uso del velo. E tutti e tre, imam di moschee considerate a rischio di infiltrazioni integraliste, oltre a consigliare l'uso del niqab, il velo integrale «in questa società immorale», si erano lasciati andare a commenti duri verso l'occidente, auspicando la nascita di partiti musulmani che cercassero di imporre la sharia, la legge islamica. II servizio, intitolato "Un velo fra noi", era stato trasmesso la sera del 1° febbraio nella trasmissione "Controcorrente" condotta da Corrado Formigli su SkyTg24, preceduto da un'anticipazione di Magdi Allam sul Corriere. Quindi il filmato era stato messo sul sito www.skylife.it.
I tre imam, furibondi, avevano subito fatto ricorso al Garante per la privacy, che gli ha dato ragione. Sky è stata condannata a pagare 800 euro e a levare il filmato dal sito (cosa già avvenuta), Rcs a pagarne 200 e a cancellare l'articolo dall'archivio. «Ma non è una sentenza che limita il diritto all'informazione ? dice l'avvocato dei religiosi, Domenico Tambasco ? Semplicemente si sanziona l'uso di immagini prese senza permesso e si ribadisce un principio che spesso ci stiamo dimenticando, che anche le moschee sono luoghi religiosi tutelati dalla legge».
Luigi Bolognini
per "La Repubblica"
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