E' fissato per mercoledì mattina il primo faccia a faccia tra i vertici di Viale Mazzini e quelli di Sky per avviare la trattativa in vista della scadenza, a luglio, del contratto che lega il servizio pubblico alla piattaforma satellitare.
Il dg della Rai Mauro Masi, che ha ottenuto dal Cda il mandato ad aprire il negoziato con la tv di Murdoch, sarà impegnato nella giornata di domani in una serie di riunioni con il gruppo di lavoro che ha messo a punto il dossier distribuito poi ai consiglieri di amministrazione di Viale Mazzini, per preparare l'incontro di mercoledì.
I vertici del servizio pubblico dovranno decidere se rinnovare l'accordo con Sky (che ha offerto oltre 450 milioni di euro per sette anni: cifra giudicata non accettabile e rapporto considerato troppo lungo da Viale Mazzini) o abbandonare la piattaforma satellitare di Murdoch e puntare su Tivù Sat, messa a punto insieme a Mediaset e Telecom Italia Media, che sarà operativa già in estate.
Masi, su mandato unanime del Cda e sulla base dei risultati del rapporto costi/benefici stilato dal suo staff, si appresta a ''fare una prima analisi del progetto che non e' finalizzata - dicono al settimo piano - solo alla questione economica'' ma riguarda ''la prospettiva del mercato per le due aziende''.
Quel che e' certo e' che Sky chiede un contratto per sette anni, la Rai si vuole fermare a tre. Sky insiste con il canone annuo di 50 milioni per diffondere otto canali Rai (oltre a Rai uno, Rai due, Rai tre, che vorrebbe diffondere gratis perche' di servizio pubblico, il bouquet Raisat con Raisat Extra, Raisat Premium, Raisat Cinema, Yoyo e Smash Girls), viale Mazzini vuole 200 milioni per gli oltre 20 canali in digitale terrestre.
Giovedì si riunirà poi il Cda della Rai, che sarà informato dal dg dello stato dell'arte della trattativa con Sky. Niente nomine all'ordine del giorno: i consiglieri saranno probabilmente chiamati a ratificare l'incarico di Augusto Minzolini alla direzione del Tg1 (quella di mercoledì scorso era formalmente un'indicazione di nomina), ma il 'pacchetto' contenente le direzioni di reti e testate (tra le altre, secondo e terzo canale) è rinviato al dopo elezioni.Â
Il dg della Rai Mauro Masi, che ha ottenuto dal Cda il mandato ad aprire il negoziato con la tv di Murdoch, sarà impegnato nella giornata di domani in una serie di riunioni con il gruppo di lavoro che ha messo a punto il dossier distribuito poi ai consiglieri di amministrazione di Viale Mazzini, per preparare l'incontro di mercoledì.
I vertici del servizio pubblico dovranno decidere se rinnovare l'accordo con Sky (che ha offerto oltre 450 milioni di euro per sette anni: cifra giudicata non accettabile e rapporto considerato troppo lungo da Viale Mazzini) o abbandonare la piattaforma satellitare di Murdoch e puntare su Tivù Sat, messa a punto insieme a Mediaset e Telecom Italia Media, che sarà operativa già in estate.
Masi, su mandato unanime del Cda e sulla base dei risultati del rapporto costi/benefici stilato dal suo staff, si appresta a ''fare una prima analisi del progetto che non e' finalizzata - dicono al settimo piano - solo alla questione economica'' ma riguarda ''la prospettiva del mercato per le due aziende''.
Quel che e' certo e' che Sky chiede un contratto per sette anni, la Rai si vuole fermare a tre. Sky insiste con il canone annuo di 50 milioni per diffondere otto canali Rai (oltre a Rai uno, Rai due, Rai tre, che vorrebbe diffondere gratis perche' di servizio pubblico, il bouquet Raisat con Raisat Extra, Raisat Premium, Raisat Cinema, Yoyo e Smash Girls), viale Mazzini vuole 200 milioni per gli oltre 20 canali in digitale terrestre.
Giovedì si riunirà poi il Cda della Rai, che sarà informato dal dg dello stato dell'arte della trattativa con Sky. Niente nomine all'ordine del giorno: i consiglieri saranno probabilmente chiamati a ratificare l'incarico di Augusto Minzolini alla direzione del Tg1 (quella di mercoledì scorso era formalmente un'indicazione di nomina), ma il 'pacchetto' contenente le direzioni di reti e testate (tra le altre, secondo e terzo canale) è rinviato al dopo elezioni.Â