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Però ieri sera c'era parecchia curiosità per seguirne l'approdo alla tivù di stato, accanto a Civoli e al posto di Mazzola, salutato dal telecronista con un affetto particolare: ci si domandava se l'ex allenatore del Real Madrid sarebbe stato fedele alla linea della sincerità , al limite dell'asprezza, o se invece avrebbe seguito l'esempio di molti colleghi attenti a non esagerare nelle critiche (e quindi presenza spesso inutile...).
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Pur senza strafare, Capello ha scelto di essere diretto nell'implicita critica a Totti e Nesta («Bello che ci siano quattordici campioni del mondo in questo gruppo: significa che c'è ancora chi vuole soffrire per questa squadra») e nell'elogiare chi, evidentemente anche come lui, tenta l'avventura all'estero («Ci vuole coraggio, non è solo una questione di soldi: è un'esperienza che ti migliora, soprattutto come uomo»).
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Si è dedicato con attenzione all'analisi tattica della gara, ha lanciato avvertimenti talora autocompiacendosi («Siamo un po' sbilanciati... E sì, l'avevo detto...». Al pari dell'Ungheria: «Avevamo previsto la sofferenza sulle palle inattive...»), ha proposto suggerimenti, è intervenuto in maniera costante, dispensando applausi e tirate d'orecchi («Uno come Cannavaro non può commettere un fallo da rigore così...»), ha rimproverato all'occorrenza      l'arbitro spagnolo («Quaaalche dubbio»), ha riconosciuto agli avversari i loro meriti, ha provato a fare qualche battuta, s'è lasciato trovare impreparato su Signori («Grande carriera... adesso non so cosa faccia...». Da bordocampo Paris gli ha fatto sapere che sta studiando da allenatore).
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Incidente minimo, quest'ultimo, lungo un percorso afrontato con disinvoltura: e alla fine, tutto sommato, il Capello commentatore assomiglia al Capello allenatore.
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Giovanni Tosco
per "Tuttosport"
Giovanni Tosco
per "Tuttosport"