“L’ultima vera innovazione nel mercato della pay tv italiana l’ha portata Mediaset Premium”. Fa un effetto strano sentire uscire queste parole a Tullio Camiglieri, fino a un paio di mesi fa voce ufficiale (e quasi unica) di Sky Italia, e prima ancora di Stream. Un’esperienza chiusa un po’ bruscamente, quella con Murdoch, ma senza polemiche né risentimenti. Solo una punta di malizia o forse il piacere della libertà di esprimere un punto di vista libero e terzo, non più condizionato dall’esigenza di difendere gli interessi di uno dei più importanti player del mercato televisivo italiano.
Visto da fuori, come cambia il panorama della Tv nel nostro Paese?
Noi ancora siamo molto indietro, perché l’offerta a pagamento è meno sviluppata rispetto ad altri Paesi europei. Certo, Mediaset sta dando un grande contributo alla crescita della pay in Italia e ha messo a punto un metodo veramente innovativo a livello internazionale con la filosofia del “paghi solo quello che vedi”. Poi ci sono la web Tv e l’Iptv. Sto seguendo con attenzione quella di Tiscali, che per la prima volta fornisce un decoder con il quale si può usufruire non solo di un normale palinsesto ma di una vera library in cui scegliere in qualsiasi momento il programma che si vuole vedere.
Sky Italia negli ultimi mesi ha sostituito molti uomini ai suoi vertici. C’è un motivo specifico?
Credo che tutte le aziende debbano operare continui aggiustamenti. A Sky ci sono state persone che insieme a Tom Mockridge hanno costruito un gruppo di successo. Il direttore commerciale Marco Rosini ha contribuito molto all’affermazione di Sky e ora è passato a Mediaset. David Bouchier ha costruito la prima offerta di canali Sky e ora è tornato a Londra. A un certo punto è il caso che cambi il management. Solo in Italia c’è qualcuno che crede che si debba rimanere in un posto per tutta la vita. E invece è giusto rimotivare un gruppo dirigente. Io ho lavorato in Fininvest nell’84 e di quel gruppo, a parte Fedele Confalonieri, adesso non è rimasto più nessuno. E’ fisiologico.
Qualcosa, però, sembra cambiare anche nelle strategie aziendali. Mediaset fino a qualche tempo fa era l’avversario da battere: ora i figli di Murdoch e Berlusconi fanno progetti comuni…
Quando ci sono due aziende in concorrenza è naturale che ci si sfidi, fa bene al mercato. L’arrivo di Sky ha dato una scrollata al mercato televisivo, mettendo le altre aziende in condizione di crescere. E Mediaset con il pay per view ha ravvivato ulteriormente la competizione. Da tutto questo alla fine ci guadagna l’utente finale. A Sky fu consentito di nascere come monopolista della pay perché allora si ritenne che il mercato non consentisse la coesistenza di più soggetti. Oggi una competizione è possibile. E credo che tutto sommato Sky e Mediaset sul mercato concorrano. Adesso fanno progetti comuni per costruire insieme un grande prodotto italiano. Rai e Mediaset in questi anni hanno fatto tanta |I|fiction|/I|, ora serve fare sistema. Non si può continuare a delegare intere fette di mercato alle produzioni straniere.
“La Grande avventura della pay Tv”, così si intitola la sua ultima fatica letteraria. E’ arrivato il tempo di guardarsi alle spalle?
Il libro è la storia, dagli inizi, della tv a pagamento, che in fondo si è inventata Berlusconi con Telepiù, nata sotto il marchio Fininvest. Poi una serie di vicende politiche e regolamentari cambiò le cose. Ma nel testo affronto anche un passato più recente. Parlo, ad esempio, di quella parte dello schieramento politico, per lo più presente anche oggi, che disse che ai francesi di Canal Plus non c’era alternativa e che voleva fermare Murdoch.
Oggi la sua attività principale è la Open Gate Italia, la società che ha fondato e che, tra le altre cose, si occupa di reperire investitori per il rinnovo e la privatizzazione degli stadi italiani.
Non ci occupiamo solo di stadi, ma anche di cinema e televisione, ad esempio. In Italia sembra che si dica una bestemmia se si parla di lobbying. Ma, soprattutto in certi settori, sarebbe trasparente e giusto che ci fosse una legislazione chiara in proposito. Noi offriamo consulenza su tutto ciò che richiede da vari punti di vista un supporto di carattere tecnico e istituzionale, con un occhio di riguardo alle istituzioni europee. Un’attività nuova per me, ma nella quale spenderò tutta l’esperienza acquisita in questi anni.
Francesco Lener
per "L'Opinione"