
Lo ha sottolineato il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, illustrando al Senato l'emendamento in materia di frequenze tv al decreto in materia di obblighi Ue, finito al centro delle polemiche nel corso del dibattito alla Camera e modificato dal governo per consentirne l'approvazione.
"In base al catasto delle frequenze - ha detto Romani - Rai e Mediaset ne gestiscono insieme circa il 50%: in dettaglio, la Rai ne controlla il 19%, Mediaset il 22%. Il 40% è gestito invece dalle emittenti locali. Mi sembra un dato diverso rispetto a chi parla ancora di duopolio".
Quanto alla distribuzione delle frequenze digitali in Sardegna, prima regione passata completamente alla nuova tecnologia, il sottosegretario ha ricordato che "su circa 35 multiplex digitali, solo un terzo è stato assegnato a Rai e Mediaset; più di un terzo è andato alle emittenti locali, il restante terzo, cioé 10 multiplex, è stato assegnato ad altri soggetti come Telecom, Rete A, D-Free e H3G per i videofonini. Si è anche creato un 'dividendo digitale' di due multiplex, cioé la bellezza di dieci canali, che il ministero può attribuire a nuovi soggetti".
Il modello adottato in Sardegna, ha aggiunto Romani, "avviato dal governo Berlusconi, proseguito dall'esecutivo Prodi e poi oggi, è stato riconosciuto come virtuoso anche dall'opposizione".
Più in generale, il sottosegretario ha ribadito che scopo dell'emendamento al dl-Ue è "dare velocemente e concretamente risposte ai rilievi dell'Europa" che ha già avviato una procedura di infrazione a carico dell'Italia, per evitare il deferimento del nostro Paese davanti alla Corte di giustizia di Strasburgo.