Una storia vera, quella di Gianluca Sciortino, un bambino di dieci anni, andato in coma all’improvviso per un angioma cerebrale e risvegliatosi “miracolosamente” 40 giorni dopo, sulle note di una canzone del suo cantante preferito, Antonello Venditti. Una storia toccante raccontata nel film di Alberto Simone, con Lorenza Indovina, David Coco e il piccolo Renato Quattordio, in onda su Raiuno domenica 16 novembre in prima serata
LA STORIA:
Gianluca Sciortino è un bambino nel pieno della vitalità dei suoi dieci anni. Vive in una bolla di felicità, molto amato da sua madre Gerarda, che ha rinunciato alla laurea in medicina per dedicarsi a tempo pieno alla famiglia, e da suo padre Pino, manager musicale. È un piccolo talento calcistico ed è appena stato promosso in prima squadra dal suo allenatore.
Il 9 novembre 1992, a Roma, Gianluca va a scuola come tutte le mattine accompagnato dalla madre, entra in classe e si mette seduto al suo posto. All'improvviso si sente male. Viene accompagnato in infermeria. Dopo pochi minuti il buio, si accascia su se stesso, entra in coma. La rottura di un angioma ha provocato una emorragia cerebrale devastante. La vita di Gianluca si ferma lì. Forse per sempre.
E intorno a lui, intanto, scoppia l'inferno. I medici sono scettici e piuttosto concordi: per quella vita piena di promesse, che stava per sbocciare, c'è ben poco da fare. C'è chi lo dice in termini più umani, il medico Antonioni, come cercando di accompagnare con dolcezza i genitori verso la possibilità di un distacco. Qualcun altro è drastico, come il dott. Crisanti, perché crede che dovere del medico sia dire tutta la verità, con rigore scientifico. E dice che, bene che vada, i genitori riporteranno a casa un essere ridotto a un vegetale. Poi c'è l’amore, quello istintivo e indissolubile di un padre e di una madre.
È sua madre Gerarda, per Gianluca l'unico canale aperto verso la realtà. Gerarda parla continuamente al figlio, massaggia e unge il suo corpo per proteggerlo dalla disidratazione, protesta per le disattenzioni del personale ospedaliero. È lei che dal primo all'ultimo secondo dell'orario di visita consentito è in quella stanza, accanto a quel letto, a cogliere i cambiamenti, le variazioni di stato. Minimi. Impercettibili a chiunque. Ma evidenti per una madre. Così Gerarda decide che se Gianluca non può tornare a casa sarà l'intera casa a trasferirsi da lui. Una casa fatta di suoni, quelli di tutti i giorni, che sua madre registra su audiocassette, dal latte versato nella tazza ai giochi preferiti di Gianluca. E poi le voci dei suoi compagni di classe, del suo allenatore e dei compagni di squadra. Ma soprattutto la musica, quella musica verso la quale Gianluca si è mostrato sensibile fin da piccolissimo.
In mezzo, la realtà. La vita che scorre anche dentro una tragedia così grande. Gli orari, le limitazioni alle visite, gli sguardi e le mezze parole dei medici, l'innalzarsi improvviso di una speranza, ed il suo precipitare fragoroso. È quello che accade a Teresa, donna semplice, che condivide con Gerarda le lunghe giornate in ospedale e il dolore per l'identica esperienza di madre con un figlio in coma.
Sono ormai trascorsi 40 giorni, è la notte di Natale e Gerarda è in ospedale, accanto a suo figlio, come sempre. E stanotte ha pensato di fargli ascoltare una cassetta speciale. È il concerto dell'amico di famiglia Antonello Venditti, un evento che aveva emozionato Gianluca tanto da voler riascoltare continuamente la canzone "Dimmelo tu cos'è". Così, passano le note della canzone, e proprio come in una favola, Gerarda sente che Gianluca, con una voce che è solo un soffio, un lieve sussurro, anticipa una battuta... Dimmelo tu cos'è...