
Dal lunedì al sabato, dopo il Tg1 delle 20 sono di scena le vecchie e nuove glorie del piccolo schermo. Il programma, nato da un'idea del capostruttura di RaiUno Paolo De Andreis, propone al pubblico frammenti, spezzoni e ritagli, anche inediti, di trasmissioni leggere scovate nella grande cineteca di viale Mazzini. Ogni sera sul piccolo schermo il telespettatore ritrova grandi personaggi: da Mina a Totò, da Gassman a Celentano, da Sordi a Fiorello, da Baudo alla Carrà, ai quali vengono dedicate delle vere e proprie monografìe. Tutte performance di qualità che rappresentano un imbarazzante confronto con il passato.
Forse non è un caso che questo successo di ascolti dia modo a un mostro sacro della televisione italiana come Renzo Arbore di lanciare un pesante atto d'accusa contro la televisione attuale. «Spesso rifletto sul successo di trasmissioni come "Supervarietà"», che mandano in onda repliche su repliche di programmi del passato. E questo perché quella era una televisione senza tempo, duratura. Oggi invece con i reality e gli squallidi racconti da sottobosco si fa una tv usa e getta, senza prospettiva futura».
Nell'intervista rilasciata al quotidiano Avvenire risponde alla domanda se ha in programma di fare ancora tv. «Il problema risponde il conduttore di "Quelli della notte" e "Indietro tutta" - è che io la tv la vedo ridotta male. Non ci sono più le idee. Tutti proni alla dittatura dell'auditel. Non c'è niente di artistico e di creativo, si è perso il concetto di gusto e di elegante. Si pensa che elegante sia il sinonimo di elitario».
In concetto non molto dissimile da quello espresso da Gianni Mina che in occasione del premio Charlot a Paestum (Salerno) ha mostrato un'antologia delle sue interviste con protagonisti dello sport, della cultura e dello spettacolo, tra ii quali Cassius Clay, Eduardo De Filijppo e Massimo Troisi. Per il giornalista e storico conduttore di "Blitz" (il conttenitore domenicale di Raidue che neghi anni Ottanta seguiva all'"Altra domeniica" condotta proprio da Arbore) «allora la domenica pomeriggio televisiva aveva ambizioni, voleva fare cultura, non era solo una festa strapaesana e basta».
Solo nostalgia e reducismo di due mattatori della tv del passato? A giudicare dagli investimenti della tv commerciale non è affatto cosi. La riprova arriva da Sky che ha deciso di puntare pesantemente su un altro grande format della tv in bianco e nero. Torna infatti il Rischiatuttto di Mike Bongiorno.
A 39 anni dalla prima messa in onda, il 5 febbraio del 1970 sul secondo canale della Rai, il celeberrimo quiz, che raggiunse una media di 20 milioni di telespettatori, riprende da novembre il suo cammino nel prime time di Sky Uno in dodici puntate. Prova evidente che mantiene initatto il suo fascino il quiz vecchio stile di Mike, che fa parte delle pietre miliari della tv italiana.
Riskytutto nel palinsesto della tv del magnate Rupert Murdoch manterrà il suo assetto di base, quello pensato negli anni '70 dagli autori del quiz Paolo Limiti e Ludovico Peregrini, ma non mancheranno i ritocchi e le novità che stanno prendendo corpo in questi giorni. La nuova veste sembra puntare sull'interattività del format, in via di definizione.
E per il rinato Riskytutto, SuperMike, a 85 anni da poco compiuti, cerca nuovi concorrenti che ovviamente siano esperti di una materia e abili a rispondere a domande secche, senza possibilità di multi-risposte. «Ci sono tanti quiz in giro, ti fanno una domanda e ti danno tre risposte possibili, due sono errate. Sembra una lotteria. Eh no! Nei miei quiz c'è una sola risposta, quella giusta! Per questo - spiega Mike - vorrei, come trent'anni fa, solo concorrenti preparati». A conferma che la formula del passato piace al pubblico, appena aperti i casting, che proseguiranno fino a ottobre, sono arrivate in pochi giorni oltre duemila richieste.
Roberto Milana
per "Secolo D'Italia"
(07/08/09)