Nuovo appuntamento con il VENERDÌTORIALE di Digital-Sat che quest’oggi punta la sua attenzione sull’affidabilità dei palinsesti e sull’attenzione da parte dei broadcaster delle esigenze dei telespettatori. Si parte dalla provocazione (mica tanto) di Alfonso Signorini su Sorrisi per una ricostruzione dei tempi ormai molto cambiati.
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Mi ricordo che da piccoli noi bambini si andava a letto tutti dopo Carosello. E guai a fare più tardi. I programmi “per i grandiâ€, almeno a quello che sapevamo noi, come i film, “Rischiatuttoâ€, gli sceneggiati, andavano in onda subito dopo. Non esistevano ancora “Affari tuoiâ€, né “Striscia la notizia†e non c’erano neppure “L’eredità †o “Chi vuol essere milionarioâ€. Erano i tempi in cui la prima serata incominciava, puntuale come il Big Ben, alle 20.40», inizia
l’editoriale di
Alfonso Signorini sul numero 39 di
Sorrisi del 22 settembre scorso. Un ricordo dei tempi passati – quelli senza
access prime time – in cui, secondo lui, si stava meglio.
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Così continua infatti il direttore: «Sono andato a spulciare, per curiosità , sui tabellari Auditel che ogni mattina mi arrivano sulla scrivania a che ora incominciano i programmi di prima serata. Eccezion fatta per le dirette di calcio (in quel caso si inizia alle 20.30 con il fischio dell’arbitro) si parte intorno alle 21.12. In certi casi si arriva a superare perfino le 21.30 (come è accaduto sabato 12 settembre, quando su Canale 5 “Lo show dei record†è partito alle 21.34). Questo significa che spesso per vedere il proprio programma o il proprio film preferito chi è a casa non può andare a letto prima delle 23.30 (quando va bene). Facile sulla carta, complicato nella vita, soprattutto quando il mattino c’è il treno da prendere alle 6 o esci di casa alle 7 per evitare la coda in tangenziale. In altre parole i palinsesti televisivi sembrano fatti per gente che non ha niente da fare e che vive di rendita». È qui il punto centrale: per chi viene costruito un palinsesto?
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La risposta a questa domanda è cambiata notevolmente nel corso degli anni: ai suoi esordi, quando la tv entrava pian piano nelle case degli italiani, la televisione non poteva pretendere che gli si dessero troppe attenzioni. E così la programmazione era ridotta al minimo per
non intaccare gli equilibri comuni di un’intera nazione. Non c’era programmazione al mattino perché è il momento del lavoro e nemmeno la notte perché era il tempo del riposo. L’episodio più emblematico di quel periodo risale al 17 aprile 1967, quando il pugile
Nino Benvenuti batté al Madison Square Garden di New York il campione mondiale dei pesi medi Emile Griffith. L’incontro, essendo in America, si disputava nella notte italiana e, pur essendo un evento molto atteso, non venne trasmesso in diretta televisiva, poiché il sonno era sacro e inviolabile. Guai oggi se una diretta, anche se notturna, venisse oscurata per questo motivo. Ma evidentemente erano altri tempi…
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Ora, intendiamoci, non era una condizione ottimale. Ma anche l’esempio qui riportato testimonia una certa attenzione da parte delle emittenti alle esigenze, ai bisogni e alle necessità dei telespettatori. Se allora però venivano dettate dall’alto, per il “bene pubblicoâ€, oggi con tutto l’abbondare di sondaggi e ricerche di mercato non sarebbe difficile reperire in forma più attendibile e concreta. E invece ciò non avviene: orari non rispettati, programmi interrotti senza preavviso, spostamenti dell’ultima ora, promo errati che anziché informare creano confusione. Insomma, un macello…
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Qui nasce la provocazione di Signorini che, nel numero in edicola questa settimana, allarga a queste tematiche il suo grido di protesta: in primis perché intaccano il suo lavoro e quello del suo ‘Sorrisi’ che per metà della foliazione offre i palinsesti delle principali emittenti italiane. E in secondo luogo perché i consumatori, i telespettatori, sono un po’ stufi di queste situazioni, dettate – come ben sappiamo – da interessi economici, ma che non dovrebbero essere così diffusi anche per una tv di servizio pubblico.
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Ricordo ancora personalmente un incontro organizzato nel contesto del “
Telefilm Festival†che si tiene ogni anno a Milano: durante una tavola rotonda con i direttori di alcuni canali che trasmettono serie tv, una voce dal pubblico ha richiesto
più rispetto per gli utenti che seguono una determinata fiction, priva ormai di una collocazione palinsestuale certa per tutta la sua durata. Non aveva nemmeno finito la frase che un fortissimo applauso ha riempito la sala e si è protratto almeno per un paio di minuti, e non stiamo esagerando.
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Le risposte anche in quel caso furono sincere, ovvero “
non dipende da noi, ma dall’audienceâ€, che però – anche se bassa – merita comunque rispetto. Così come certezze su un orario univoco di partenza per la prima serata. Signorini ha pensato anche a questo: «
Perché non ritorniamo a una prima serata vera, che inizi, con buona pace di tutti, alle 9 di sera? E alle 11, per chi vuole, tutti a nanna. Che ne dite?». Anche noi, così come
Tvblog che ha pure
ripreso l'editoriale di Sorrisi, stiamo da questa parte, nella speranza che da provocazione diventi una proposta concreta al reale vaglio delle emittenti.
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In attesa che qualcosa cambi, chiudiamo con un curioso filmato in qualche modo in tema con il nostro discorso: in una puntata di
Striscia La Notizia del gennaio 1998 andò in scena una singolare protesta dei due conduttori per un carico pubblicitario più ricco del previsto, che fece ritardare notevolmente il normale inizio della trasmissione.
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Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"
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