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Warner Bros-Discovery punta al rafforzamento in Italia con Fazio e tv lineare

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Fonte: Corriere della Sera

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Televisione

Warner Bros-Discovery punta al rafforzamento in Italia con Fazio e tv lineareWarner Bros-Discovery (WBD) punta a crescere nel mercato televisivo italiano, dove controlla 12 canali gratuiti con l'8% di share, puntando sulla tv lineare tradizionale che ha ancora ampi margini rispetto allo streaming. Per rafforzarsi, WBD ha ingaggiato Fabio Fazio con un contratto quadriennale, un investimento che mira a far crescere ascolti e raccolta pubblicitaria sul canale Nove ma anche a segnalare la volontà di WBD di restare e crescere in Italia.

L'AD Alessandro Araimo spiega al Corriere della Sera che l'obiettivo è aumentare la quota di mercato, cogliendo le opportunità date dal riassetto di Rai e Mediaset. Per il momento WBD non lancerà in Italia la piattaforma Max, già attiva altrove, perché fino al 2025 c'è l'accordo con Sky su Discovery+. In futuro però è probabile un maggiore investimento in contenuti originali locali per competere nello streaming.

La sfida sarà coniugare la crescita del lineare con quella nello streaming rendendo profittevoli i contenuti?
«La grande forza del nostro gruppo risiede nel controllo di tutta la catena del valore dei media. Vogliamo conquistare quote di mercato e per riuscirci occorre prendere decisioni coraggiose come l’investimento su Fabio Fazio».

Cosa cambia per l’Italia dall’aggregazione fra Discovery e Warner Bros?
«La fusione ci ha dato solidità industriale e chiarezza strategica, rispondendo ai tanti interrogativi di un settore in rapida trasformazione e sconvolto dalla pandemia. Ora abbiamo tutte le strade aperte – cinema, streaming e tv lineare – e possiamo accelerare laddove vediamo opportunità di crescita»

Cioè?
«In Italia la televisione lineare ha ancora grandi potenzialità perché il ribilanciamento verso lo streaming è più lento che in altri Paesi europei per ragioni demografiche e infrastrutturali. Sugli schermi di casa l’ascolto è fatto ancora al 90% dai canali tradizionali: è lì quindi che vogliamo crescere nel medio termine».

Da qui l’arrivo sul Nove di Fabio Fazio e di Che tempo che fa?
«L’investimento su un fuoriclasse come Fazio avrà auspicabilmente un impatto immediato sugli ascolti e sulla raccolta pubblicitaria. Il contratto ha però una durata di quattro anni e risponde quindi anche a una logica di lungo periodo: accende un riflettore sul nostro portafoglio di contenuti, segnalando a spettatori e inserzionisti che Warner Bros–Discovery è in Italia per restarci e per crescere»

Con quali obiettivi?
«Nella tv lineare abbiamo 12 canali gratuiti e cinque a pagamento. Con uno share dell’8% siamo già il terzo editore sulla televisione lineare dopo Rai e Mediaset. La quota sale all’11% fra gli spettatori di età compresa fra 15 e 54 anni, il target commerciale. Vediamo però occasioni di crescita e vogliamo coglierle con piani e investimenti ambiziosi».

L’occasione è data anche dal riposizionamento politico-industriale avviato da Rai e Mediaset?
«Con la nascita di Wbd noi abbiamo dato risposta a tanti interrogativi strategici che forse altri gruppi devono ancora risolvere. In una situazione di incertezza industriale, chi ha più certezze di gruppo riesce a muoversi più velocemente e in modo mirato, cogliendo le opportunità che si presentano»

Anche per acquisizioni? Qualora Mfe, Sky o altri operatori dovessero cercare partner, voi sareste disponibili?
«In generale, poiché siamo leader di mercato a livello globale, qualsiasi dossier finisce prima o poi sul nostro tavolo. Al momento, però, non ci sono discussioni in corso. Sono del resto convinto che la famiglia Berlusconi non abbia alcuna intenzione di cedere l’azienda. Se poi ci fossero opportunità di consolidamento, le analizzeremmo razionalmente. Oggi siamo totalmente concentrati su noi stessi e sull’attuazione del nostro piano di crescita».

La priorità al lineare significa che in Italia non volete entrare nella guerra dello streaming con Netflix, Disney+ e gli altri?
«Dopo che avremo aumentato la quota nel lineare, potremo pensare a lanciare anche in Italia la nostra piattaforma globale di streaming Max, già attiva in Usa e pronta al lancio nel 2024 in Spagna».

Quando arriverà in Italia?
«Discovery+ ha un accordo sui contenuti con Sky fino al 2025. L’intesa è solida e di mutua soddisfazione; poi, come tutte le relazioni industriali, è destinata a evolvere».

Avete intenzione di investire anche sulla produzione di contenuti locali?
«Siamo già attivi nella produzione di film e il gruppo ha girato la serie tv “The White Lotus 2” in Sicilia, con un grande impatto sull’indotto e sul turismo. È chiaro che, quando decideremo di crescere nello streaming, aumenteremo gli investimenti sui contenuti locali. La nostra strategia si basa del resto sulla proprietà intellettuale del contenuto che distribuiamo».

Produrre contenuti originali però costa e le piattaforme stentano a generare profitti…
«Gli ultimi cinque anni sono stati un’età dell’oro per gli spettatori che hanno potuto consumare tonnellate di contenuti premium a prezzi bassi. Inevitabilmente, il costo degli abbonamenti è destinato a salire perché nessuna azienda riesce a far quadrare i conti. Alla fine, credo si tornerà a una segmentazione del mercato fra i contenuti a pagamento e quelli sovvenzionati dalla pubblicità. Quale dei due modelli prevarrà è impossibile prevederlo oggi, perciò è tanto importante avere più opzioni a disposizione».

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