Giorgio Gori è l'ex direttore di Canale 5 che sei anni fa si è messo in proprio per vendere programmi televisivi (format, dicono gli esperti 1 con una società battezzata Magnolia. Show di successo come "L'eredità " o "L'isola dei famosi" portano il marchio della casa di produzione fondata dal quarantasettenne manager di origini bergamasche.
Tanto bene, se non fosse che il mese scorso il gruppo Endemol. principale concorrente di Magnolia. è stato comprato da Mediaset. che poi sarebbe un grande cliente di Gori. Il quale adesso, a rigor di logica, dovrebbe essere piuttosto preoccupato. Ma lui minimizza. Prevede che a breve termine non ci saranno grossi contraccolpi sul mercato.
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Davvero voi di Magnolia non temete di perdere terreno a Canale 5 e dintorni?
"Il mio auspicio è che Mediaset non chiuda la porta a contributi esterni. Per tutto il mercato, non solo per noi. sarebbe un colpo duro. Ma se devo esprimere una previsione non penso che questo accadrà . Certo, d'ora in poi se Mediaset dovrà sperimentare nuovi contenuti è più probabile che si rivolga a un produttore che ha già in casa"
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Dal febbraio scorso anche Magnolia è controllata da un gruppo multimediale, la De Agostini, che possiede, seppure in comproprietà , una televisione come la spagnola Antena 3. Questo che cosa comporta per Magnolia?
"Comporta che al momento noi non produciamo neppure un minuto di trasmissione per Antena 3. Mentre programmi di grande successo come la versione spagnola dell'"Isola dei famosi" li abbiamo venduti a Telecinco, che fa capo a Mediaset. Allo stesso modo, per fare un esempio, non credo che la Rai rinuncerà a format importanti per il suo palinsesto solo perché sono venduti da un'azienda come Endemol che adesso fa capo al gruppo Fininvest. Se non altro perché quei format producono introiti pubblicitari di cui è molto difficile fare a meno"
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Nella televisione pubblica però il clima non sembra dei migliori per voi venditori di format, Il presidente Claudio Petruccioli chiede reality in stile Rai, con più attenzione alla qualità . E per poco non bocciano la terza edizione dell' Isola dei famosi", uno dei vostri programmi di punta. Qualità e reality, non è una contraddizione in termini?
"Forse Petruccioli intendeva dire che nel servizio pubblico dovrebbero essere evitati alcuni eccessi, alcune forzature nel linguaggio e nelle situazioni proposte dai reality. Ma in realtà mi pare che finora questo sia sempre successo"
A proposito di qualità , ci aveva creduto alla storia del reality di Endemol con il rene in premio per il vincitore?
 "Il reality sul rene in vendita mi è sembrato fin da subito una boiata pazzesca. Questa sensazione però mi è rimasta anche dopo, quando si  è saputo che era tutta una montatura. Mi sembrano problemi troppo seri, che mal si conciliano con una beffa televisiva. Alla fine resta l'impressione che sia stata una trovata pubblicitaria di pessimo gusto"
L'acquisto di Endemol da parte di Mediaset ha innescato una polemica sulla tv pubblica che appalta troppe produzioni all'esterno. Tagli in vista anche per i vostri format?
"Mi sembra una polemica in buona parte strumentale, che periodicamente riaffiora e serve più che altro a ricompattare il partito Rai, i numeri dicono che la tv pubblica italiana realizza in proprio circa l'80 per cento di quello che viene messo in onda. La Bbc sempre portata ad esempio dalle nostre parti, non supera il 50 per certo. In altre parole il tanto decantato servizio pubblico inglese appalta all'esterno molto di più rispetto al nostro"
Come si spiegano allora le polemiche?
"Da noi a volte prevale una mentalità che deriva dalla precedente situazione di monopolio secondo cui la televisione deve tarsi carico sempre e comunque anche della produzione. Estremizzando il discorso. sarebbe come pretendere che un grande editore pubblicasse solo i libri scritti dai propri dipendenti. E invece io sostengo che bisognerebbe proteggere di più la produzione indipendente dall'invadenza delle tv e degli altri distributori di contenuti"
In che modo?
"Ad esempio negli Stati Uniti per un lungo periodo una legge ad hoc ha vietato alle televisioni di produrre più del 10 per cento di quello che mandavano in onda. Anche in Gran Bretagna ci sono norme precise che tutelano la proprietà intellettuale dei format. Tutto questo ha favorito lo sviluppo di un settore con migliaia di posti di lavoro- Un'industria che esporta e si impone sui mercati stranieri"
In Italia invece che cosa succede?
"Da noi il produttore che propone un programma nuovo si sente chiedere dalle televisioni la cessione integrale dei diritti di sfruttamento. Una domanda a cui è difficile dire di no. In sostanza la tv prende il format e ne fa quello che vuole. Il produttore invece viene tagliato fuori. Non è un caso allora che la produzione made in Italy vale solo il 2 per cento del mercato mondiale dei format, dominato da inglesi, americani e olandesi"
Eppure i vostri bilanci non sembrano in sofferenza: crescono utili e ricavi. Che cosa volete di più?
"In realtà una maggiore tutela contrattuale dei nostri diritti ci permetterebbe di sfruttare al meglio i nostri format riadattandoli per i mercati esteri, oppure su altre piattaforme distributive: pay-tv, Digitale terrestre, Internet, umts"
Per adesso comunque voi siete agganciati al treno della tv generalista, che di recente ha cominciato a perdere pubblico e pubblicità . Preoccupato?
"Francamente non vedo crisi della tv generalista. Nell'inverno scorso l'audience è leggermente diminuita. Ma credo che il calo vada attribuito più che altro a fattori climatici. Le temperature gradevoli sono un in viro a uscire di casa".
Sì, però, la tv via satellite guadagna terreno nonostante il clima
"La pav tv incomincia ad avere un suo peso e noi di Magnolia siamo molto soddisfatti dei risultati dei nostri format trasmessi via satellite. In termini di share, però, non e ancora così rilevante. Tutto il resto mi sembra ancora di là da venire. Il tale terrestre per ora conquista solo il
pubblico delle partite di calcio. La cosiddetta tv in mobilità , quella che viaggia sui Telefonini con lo standard Dvb-h. ha finora prodotto molti studi, molti dibattiti, ma pochi farti concreti. La televisione via Internet è quella che sta creando le maggiori aspettative, ma per adesso gli abbonati sono solo poche decine di migliaia"
Vuol dire che dobbiamo rassegnarci alla tv generalista, quella dei format?
"Dico solo che non vedo alternative. Per ora e per molti anni a venire"
Vittorio Malagutti
per ?L?Espresso?