Un sistema normativo «frammentato e disomogeneo, ormai obsoleto rispetto alle sfide del presente», che obbliga a una «riforma ampia in materia di comunicazioni, informazione e media». È allarmante il quadro tracciato dalla relazione annuale Agcom sui media tradizionali (tv, radio, ma soprattutto quotidiani e periodici), che nell'ultimo quinquennio hanno perso 2 miliardi di euro.
Per questo il presidente Angelo Marcello Cardani invita il legislatore ad intervenire, anche sulla Rai, in vista del rinnovo della convenzione ventennale che scade l'anno prossimo. Occorre - secondo Cardani - una riforma complessiva che parta dall' «individuazione del nuovo perimetro» del servizio pubblico e riveda il canone «nel segno di semplificazione, perequazione sociale e effettività della riscossione».
Insomma - come sottolinea anche il presidente della Camera, Laura Boldrini - non è sufficiente una nuova governance, ma occorre allargare il dibattito «sui compiti, vecchi e nuovi, che alla Rai si pensa di assegnare», a partire dal favorire una nuova coesione sociale. Intento del governo è procedere con la ridefinizione della mission e con la riforma del canone, dopo il via libera al ddl sulla governance in discussione in Senato e il rinnovo dei vertici, già scaduti.
Oggi la Commissione Lavori Pubblici di Palazzo Madama ha proseguito l'esame degli emendamenti: l'obiettivo della maggioranza è procedere a passo spedito per concludere i lavori entro giovedì e passare all'esame dell'aula la prossima settimana. L'iter è comunque legato alla sorte della riforma del Senato, su cui pesano le resistenze della minoranza Pd. Dalla relazione Agcom emergono tutte le difficoltà del settore dei media, legate alla riduzione degli investimenti pubblicitari, ma anche a problemi strutturali.
Tra il 2013 e il 2014 si registra un calo del 3,2%, passando da un valore complessivo di 14,8 a 14,3 miliardi di euro. La tv mantiene la porzione maggiore (8,5 miliardi), ma perde l'1,5%. Sky resta regina dei ricavi, con una quota del 34,1% (in crescita dell'1,4%). Mediaset si riprende il secondo posto con una quota del 27,8% (-0,7%), toltole nel 2013 da Rai che ora una quota del 27,2% (-1,5%). Non riesce a compensare le perdite del settore la crescita di Internet da 1,4 a 1,6 miliardi (+10%), soprattutto a fronte del crollo dell'editoria, che passa da 4,6 miliardi a 4,1 (-10,7%): i quotidiani perdono il 5% e i periodici il 15,8%.
Secondo il presidente della Camera, Laura Boldrini,
«il costante declino della diffusione dei giornali merita qualche preoccupazione e qualche riflessione in più». «Nella relazione - commenta il presidente Fieg, Maurizio Costa -, si riafferma purtroppo una debolezza del settore della carta stampata, quotidiana e periodica. Però ci sono anche indicazioni di possibili strade per far fronte a queste difficoltà, a partire da una possibile collaborazione con il settore digitale»