
Fedelissima all’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e più approfondita del successo cinematografico di Michele Placido,
Romanzo criminale, la serie televisiva culto
Made in Italy che narra le ambigue imprese della
Banda della Magliana sbarca su
Iris, il canale
free del Dtt Mediaset, con un doppio appuntamento in
prima serata, da
lunedì 10 gennaio 2011.
È’ l’idea folle di ascesa criminale di un gruppo di sfigati. Il regista Stefano Sollima riassume con queste poche parole il soggetto della sua fortunatissima serie, la migliore mai realizzata in Italia che, tra casting, produzione e post-produzione, l’ha impegnato per ben 26 mesi. Piàmose Roma è stata la proposta del Libanese che, col Freddo e il Dandy, aspirò a controllare la rovente Roma degli anni ’70 e ’80.
12 episodi, o meglio, un lungometraggio compatto e incalzante di 11 ore, per come lo intendono i suoi realizzatori, che narra l’ambiguo intreccio tra criminalità organizzata, terrorismo rosso e nero e servizi segreti corrotti, permettendo al contempo di approfondire l’intimità dei protagonisti.
Uno scenario perfettamente ricostruito e un cast giovane (Francesco Montanari, Vinicio Marchioni e Alessandro Roja, i protagonisti) per una serie di livello internazionale che riporta in auge il poliziottesco e tutta la violenza, l’adrenalina e la cupezza delle sue scene, e che predilige un montaggio, un colore e una colonna sonora di qualità cinematografica.
E, a chiusura della serie, in prima serata, lunedì 21 febbraio 2011, sarà di scena il Romanzo criminale diretto da Michele Placido, pellicola del 2005 che ha visto l’esordio/consacrazione di alcuni dei maggiori attor giovani del Paese -Pierfrancesco Favino (Il Libano), Kim Rossi Stuart (Il Freddo), Claudio Santamaria (Il Dandi), Stefano Accorsi (Comm. Nicola Scialoja), Riccardo Scamarcio (Il Nero), Jasmine Trinca (Roberta), Anna Mouglalis (Cinzia "Patrizia" Vallesi), Elio Germano (Il Sorcio), Francesco Venditti (Bufalo)- che ha vinto 8 David di Donatello, 5 Nastri d'argento e 2 Ioma.
Dedicata alle origini di questo genere tutto italiano, il poliziottesco, sarà Calibro 9, una kermesse retrospettiva che, sempre da lunedì 10 gennaio 2011, seguirà alla serie di Stefano Sollima: una seconda serata eccezionale per un confronto tra fonte e derivato, tra linguaggi e strumenti cinematografici neonati e quelli più moderni.
Dietro ogni mia inquadratura c’è un film di Mario Bava. Così, il Maestro Quentin Tarantino parla della sua passione per il cinema italiano e in particolare per il genere poliziesco all’italiana con cui si è formato e a cui si è ispirato, malgrado queste pellicole siano state etichettate dei B-movies. Il regista statunitense, che intende l’ispirazione non come plagio, ma vero e proprio furto di genialità, è solo uno dei tanti metteur en scène contemporanei ad aver stillato dei tratti inconfondibili dai film cult tra il noir e l’horror, che hanno invaso con successo le sale tra gli Anni ’70 e ’80.
Il lungo ciclo si apre con Roma violenta (1975) di Franco Martinelli, il primo film che vede protagonista Maurizio Merli, l’attore romano icona del poliziottesco a cui sono dedicate le seconde serate di tutti i lunedì di gennaio, proseguendo con i successi di Tomàs Miliàn (famoso nel ruolo di Er Monnezza) diretto da Umberto Lenzi, Sergio Corbucci o Stelvio Massi, per concludere con Perché si uccide un magistrato (1974) di Damiano Damiani con Franco Nero.