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Mediaset, conto alla rovescia per assemblea. Vivendi potrebbe disertare

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Fonte: Ansa

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Economia

Mediaset, conto alla rovescia per assemblea. Vivendi potrebbe disertareVivendi con tutta probabilità non si presenterà all'assemblea straordinaria di Mediaset in programma dopodomani, venerdì 15 dicembre. È questo, apprende l'Adnkronos, l'atteggiamento che salvo sorprese dell'ultima ora dovrebbe tenere il gruppo francese presente nel capitale di Cologno con il 28,8%. In sostanza, si tratterebbe di un gesto di buona volontà teso a non precludere la possibilità di un accordo sulla querelle legale che oppone i due gruppi dall'epoca del dietrofont dei francesi all'acquisto di Premium.

L'udienza civile è attesa a stretto giro, il 19 dicembre e gli avvocati di Vivendi e Mediaset hanno in corso trattative che finora però non hanno prodotto una bozza di accordo. L'assemblea di dopodomani a Cologno ha all'ordine del giorno la proposta del Cda Mediaset di modificare l'art.17 dello statuto sociale, per passare in sostanza da un board eletto a formula proporzionale (dove si rischia quindi la possibilità di spaccature) a una formula 'maggioritaria' in cui la lista che prende il maggior numero di voti esprime il maggior numero di consiglieri. Disertando l'appuntamento a Cologno Monzese il socio francese replicherebbe l'atteggiamento tenuto a fine giugno in occasione dell'approvazione di bilancio quando, appunto, non aveva preso parte all'assemblea.

Vivendi resterà in silenzio anche in occasione dell'assemblea straordinaria. Il gruppo francese, che già a giugno aveva disertato il meeting annuale dei soci, non ha depositato azioni e venerdì, salvo sorprese dell'ultimo minuto, non si presenterà a Cologno. Mediaset vuole cambiare lo statuto per blindare il Cda, modificando le regole di nomina dello stesso Cda che finora permettevano un'ampia rappresentanza delle minoranze, dando invece ora più spazio all'azionista di controllo. Questa volta l'assenza dei francesi viene letta come un alleggerimento della tensione mentre proseguono gli incontri tra i legali per risolvere la crisi apertasi con la rottura dell'accordo per l'acquisto di Premium

Nelle scorse settimane i proxy advisor hanno inviato le loro raccomandazioni di voto. Le indicazioni che i fondi hanno ricevuto è di votare contro il cambio di governance proposto da Fininvest, perché riduce la rappresentatività delle minoranze in Cda, con un impatto negativo sui loro diritti. A giugno il buyback fino al 10% del capitale che facendo scattare il meccanismo del cosiddetto «whitewash» rafforzava Fininvest (socio con oltre il 39%) era passato con il voto favorevole anche della quasi totalità degli azionisti di minoranza. Voce fuori dal coro era stato il fondo 'attivista' Amber (socio con il 2,5%) che aveva messo il cda 'sulla graticola' criticando la gestione del gruppo televisivo ingessata - a suo dire - da un management inadeguato e troppo vecchio (non solo anagraficamente) per affrontare le sfide del digitale. E giudicando troppo 'caro' un consiglio che

«negli ultimi 4 anni è costato oltre 62 milioni di euro a fronte di risultati che a livello consolidato sono stati quantomeno deludenti perchè le perdite cumulate 2012-2016 superano il mezzo miliardo. Anche escludendo il 2016, un anno particolare, sarebbero stati pari a 250 milioni di euro»

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