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Si scalda la partita per la rete unica, cda Tim su progetto FiberCop

News inserita da: Simone Rossi (Satred)

Fonte: Ansa

E
Economia

Si scalda la partita per la rete unica, cda Tim su progetto FiberCopSi fa sempre più calda la partita per la rete unica. Mentre si avvicina la data del 31 agosto, quando il consiglio di amministrazione di Tim deciderà in maniera conclusiva sul progetto FiberCop, il dossier è sempre più al centro del dibattito, con il governo e gli operatori, che prendono posizione su quello che dovrà essere il futuro gestore dell'infrastruttura per portare la fibra in tutto il paese. Da una parte c'è Tim, che dopo l'intervento del Governo si è trovata a dover decidere in extremis di rimandare a fine mese la decisione sul progetto FiberCop insieme a Kkr e Fastweb. Tutto era pronto, ma la lettera planata sul cda della società da Mef e Mise ha di fatto rimescolato le carte: nessuno stop al progetto, si assicura, ma la disponibilità a «contribuire a valorizzarlo, collocandolo nella cornice di un più ampio contesto strategico, che prevede il coinvolgimento anche di altri attori istituzionali e di mercato interessati».

Un ragionamento su cui Tim ha già dato la propria disponibilità, ma condizione 'sine qua non' per iniziare a discuterne, ha già chiarito l'a.d.Gubitosi, è che Tim ne mantenga il controllo. Ma su un'operazione che avrebbe come perno Tim, le convergenze non sembrano molte. Anzi, crescono le posizioni favorevoli invece ad un soggetto che non sia verticalmente integrato (cosiddetto 'wholesale only'). A partire da Enel, azionista al 50% (con Cdp) di Open Fiber: il progetto di un operatore verticalmente integrato con la stssa Tim non è praticabile per l'a.d. Starace, che - secondo le ricostruzioni di Repubblica - pensa invece ad un operatore all'ingrosso che sia autonomo, nel senso che controlli rete primaria, rete secondaria (quella che dai cabinet in strada va fino ai clienti finali) e anche la cosidetta dorsale. La strada della rete unica verticalmente integrata, controllata da un fornitore di servizi di Tlc, sarebbe «in pratica il ritorno al passato, al monopolio di Tim», osserva il presidente di Open Fiber Franco Bassanini che spinge invece per «una rete unica neutrale, partecipata da tutte le Telco ma non controllata da nessuna, caso mai dallo Stato, garante dell'interesse generale a un'accelerazione degli investimenti».

Posizioni contrarie al controllo di Tim sulla rete unica si raccolgono da Sky («non metto in dubbio che Telecom debba essere un partner importante della rete unica», ha detto l'a.d. Ibarra, «ma credo anche che debba esserci una governance, e anche un management, dell'infrastruttura che renda la rete indipendente») a Vodafonerete unica sì - diceva un mese fa l'a.d. Bisio -, ma non con un unico soggetto che governi questa rete»).

Sul ruolo di controllo dello Stato c'è l'endorsement dei sindacati, mentre di tutt'altro avviso è Asati, l'associazione dei piccoli azionisti e dipendenti di Tim, che esclude «una newco che integri la rete fissa di Tim con quella di Open Fiber il cui controllo non sia affidato a Tim». E anche Fastweb ovviamente difende la scelta di scorporare la rete in rame e fibra in FiberCop: nessun rischio per la concorrenza, assicura l'a.d. Calcagno. Sul tema, cui si intreccia il nodo dell'italianità del controllo sulla rete tlc (tra Vivendi azionista di Tim e Kkr in Fibercop), spinge la politica, con voci in favore di un soggetto non verticalmente integrato che arrivano sia dalla maggioranza parlamentare che dall'opposizione.

In questa direzione va l'uscita di qualche giorno fa di Beppe Grillo che tratteggia il disegno di una rete unica partendo da Tim ma con Cassa depositi e prestiti come primo azionista e un progetto che preveda di dividere in due la società, con le infrastrutture da una parte e i servizi dall'altra. E mentre il dibattito si fa sempre più rovente, si prepara ad entrare in campo anche il Parlamento: «Sulla rete unica se serve si convochino anche in agosto le Commissioni parlamentari competenti», propone il deputato Iv Anzaldi, che fa presagire tempi lunghi: «L'ultima parola spetta al Parlamento, non può essere Conte a decidere in solitaria».

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