Le due vite parallele del digitale terrestre italiano
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Corriere delle Comunicazioni
Non è retorico affermare che il 2008 potrebbe essere un anno di svolta per il sistema televisivo italiano. Gli elementi certi sono almeno due. Negli ultimi mesi del 2007 si è avuto un nuovo boom nella diffusione di ricevitori per la televisione digitale terrestre dovuto alla massiccia vendita dei nuovi televisori con sintonizzatore digitale integrato. Boom che, accompagnato dalla buona tenuta dei decoder tradizionali, ha portato a 7 milioni la dotazione di ricevitori digitali nelle famiglie italiane a fine 2007. Agli attuali livelli di vendita è possibile stimare in oltre 10 milioni gli apparecchi digitali che saranno presenti nelle case degli italiani a fine 2008. Con circa la metà delle famiglie italiane in grado di ricevere la televisione digitale terrestre, gli operatori televisivi hanno dati significativi per dimensionare il mercato della televisione digitale e defimre i propri piani di investimento.
L'altro dato certo è la pressante richiesta di nuovi contenuti televisivi free da parte del pubblico. La fuga dalla tv generalista tradizionale, la scarsa propensione a scegliere le offerte televisive a pagamento, segnalano un desiderio di nuovi contenuti e canali televisivi gratuiti a cui la piattaforma digitale terrestre può dare una risposta. Un primo positivo ma timido segnale è stato dato da Mediaset che a fine 2007 ha lanciato un nuovo canale gratuito, IRIS, ed annunciato il lancio di un ulteriore nuovo canale free per il 2008 (BIS, ndr).
I segnali positivi finiscono qui. Tutti gli altri elementi che potranno determinare il 2008 come anno di svolta o come il proseguimento di una lunga anomalia stanno alle scelte che conroiranno la nolitica e le imnrese. Due, quindi, i possibili scenari. Proviamo a indicarli.
Dtt/1. Soluzione all'europea
Il sistema politico, Governo e Parlamento, sotto la pressione delle diverse procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea in materia televisiva e del rispetto degli Accordi internazionali, Ginevra 2006, in materia di uso dello spettro radiofrequenziale, rimette al centro dell'agenda politica il problema dell'assetto radiotelevisivo. Il nuovo quadro politico nazionale, nascita del Partito Democratico, apertura del dialogo sulle riforme e sfaldamento della Casa delle libertà con una maggiore autonomia di An e UDC, consente l'approvazione del ddl Gentiloni sulla transizione alla tv digitale. La nuova legge indebolisce le due corazzate Rai e Mediaset e dà un segnale di apertura del mercato televisivo italiano. Un po' di risorse pubblicitarie tolte a Mediaset, ma anche alla Rai, una parte di frequenze analogiche lasciate libere dal passaggio anticipato di Rai2 e Rete4 sul digitale terrestre, permetteranno a un coraggioso "nuovo entrante", Rizzoli o De Agostini, e a una rinnovata La7, di recitare la parte del Terzo Polo.
Nel frattempo l'azione congiunta di Agcom e ministero delle Comunicazioni porta allo (storico) risultato di approvare il piano nazionale di assegnazione delle frequenze digitali. L'Italia per la prima volta nella storia repubblicana pianifica l'utilizzo dello spettro nel rispetto delle convenzioni internazionali, apre negoziati bilaterali con i Paesi stranieri confinanti per risolvere i problemi di interferenza, sceglie la trasmissione Isofrequenza (SFN) per ottimizzare l'uso dello spettro. La pianificazione delle frequenze digitali permette al sistema televisivo di procedere con certezza nel processo di digitalizzazione di intere aree del paese, completando il passaggio della Sardegna ed iniziando a spegnere a novembre 2008 la prima grande area metropolitana del Paese, la città di Torino (per conoscere la tempistica attualmente prevista, clicca qui).
Il Parlamento, sull'onda dello scandalo sul perverso intreccio Rai-Mediaset, riesce ad approvare una riforma della governance dell'azienda televisiva pubblica. La Rai con una maggiore stabilità aziendale inizia a dare sostanza ad un Piano Industriale finora rimasto sulla carta. Il servizio pubblico investe seriamente sulla televisione digitale presentando una nuova offerta televisiva con canali originali e gratuiti per la piattaforma digitale terrestre.
Dtt/2. Soluzione all'italiana
Il precario equilibrio della maggioranza parlamentare con la difficile e quotidiana sopravvivenza del Governo non permettono l'approvazione di alcun provvedimento in materia televisiva. L'Italia comincia a pagare pesanti sanzioni economiche alla Ue per non aver ottemperato nei tempi stabiliti alle procedure di infrazione aperte. Si apre una riedizione del Far West dell'etere, con le imprese televisive italiane che ricorrono nuovamente ai Tribunali per difendere le frequenze utilizzate, ignorando gli accordi internazionali. Ne consegue il blocco del processo di digitalizzazione intrapreso dal Paese. E lo spettatore continua ad assistere all'invecchiamento ed impoverimento del suo elettrodomestico preferito.
per "Il Corriere delle Comunicazioni"
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