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Il parere di Ivan Zazzaroni: 'Il calcio spezzatino? Inevitabile'

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Fonte: Libero

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Sport
Lo sapevamo tutti che sarebbe andata a fìnire così. Perché è cosi che funziona a Telecalcio: in Inghilterra, Spagna, Germania, ora anche in Italia. A finire come? In corso d'opera, addirittura a girone di ritorno cominciato da poco, ecco sette ore di dirette il sabato, la domenica allungata con tanto di ipotesi di primo appuntamento alle 13, vedi Parma-Juve del gennaio 2000, il Monday Night (presto, molto presto) e, inoltre, il fischio d'inzio ai quarti d'ora, come nella Premier: il palinsesto che comanda ha regole precise.
 
Martedì la Lega ha ufficializzato il varo della nuova programmazione a partire da sabato prossimo, e ieri i giomali hanno raccolto le reazioni dei tifosi, degli utenti, degli interessati. Sempre martedì, mentre qualcuno ci ricordava che «ormai il pubblico allo stadio non conta più, conta solo l'abbonato da casa: lo stadio virtuale si è via via mangiato lo stadio vero», la Serie B ha chiuso il turno infrasettimanale dando ragione all'acuto osservatore con un bilancio di 70mila spettatori. Non in uno stadio solo: in tutti e undici, seimila e qualcosa a botta.
 
II "progetto spezzatino" è vecchio di almeno un anno e mezzo. Se ne parlò con una certa frequenza soprattutto poco prima della tragedia Raciti, inizio febbraio 2007; in seguito il tema fu per ovvie ragioni accantonato e adesso viene ripreso e rilanciato.
 
La frammentazione si è resa inevitabile, e per molti motivi il primo è che chi paga, Sky - oltre 500 milioni di euro l'anno con contratti che hanno peraltro scadenze differenti - ha visto aumentare in modo esponenziale la concorrenza: dal digitale terrestre a La3 e Vodafone (videotelefonini), da Alice a Fastweb, a Gazzetta.it, oggi è possibile (ri)vedere i gol e le partite senza passare da Murdoch. Gli uomini dell'Australiano si sono chiaramente alterati e hanno a più riprese segnalato alla Lega calcio che le cose erano cambiate in peggio; che il tempo dei «no, grazie, questo non si può» era finito.
 
La Rai scontenta
Di fronte all'eventualità di vedersi ridotto e di molto il contributo della pay, la Lega di Matarrese, da mesi alle prese col problema della B oscurata, ha calato le brache: per la prima volta senza fere danni agli appassionati. Qualche fastidio lo ha invece procurato alle tv generaliste, e in particolare alla Rai visto che Mediaset punta tutto sul digitale: «Si sono consegnati alla tv a pagamento» è stato l'amaro commento di Massimo De Luca, direttore di Raisport. Il quale ha aggiunto: «È chiaro che a queste condizioni il valore degli highlights diminuisce sempre più, ne terremo conto». Sergio Campana, numero uno dell'Assocalciatori e gran collezionista di scioperi soltanto minacciati, sì è invece detto favorevole.
 
Io, fruitore, non grido allo scandalo: quando imbocchi la strada delle televisioni che pagano sai perfettamente a cosa vai incontro: a continue richieste e a piegamenti obbligatori. Altri sport si sono adeguati più in fretta del calcio. Il basket lo spezzatino lo consuma da tempo; partite a tutte le ore e in più giorni. Dei resto, il mito dell'Nba si basa in fondo su professionisti che passano da un aereo all'altro e giocano con una continuità sconcertante. Il campionato nello stesso giorno e alla stessa ora è il passato che non toma, immagino che alle giovani generazioni il nuovo sistema possa piacere anche di più.
 
Certo, fa un po' impressione il derby di Roma alle 21.15, nella vera prima serata televisiva. "Roba da grandi" secondo Antonio Dipollina «Quest'anno per la prima volta il Festival di Sanremo si ferma una sera, il mercoledì, perché in contemporanea c'è la Serie A, tutta in criptato, con il super-match Inter-Roma: una resa totale alle pay (tv)».
 
Cambiare o fallire
È il prezzo della soprawivenza spacciata per "modernità". Modernità o calcio moderno che ha già mietuto vittime illustri: con la legalizzazione delle scommesse ha ucciso la schedina e consegnando corpo e anima alle televisioni a pagamento ha progressivamente ridotto il valore dell'abbonamento allo stadio poiché molti tifosi non hanno accettato di consegnarsi totalmente - in termini di fiducia e disponibilità - alla squadra del cuore, a sua volta "ricattata" dai nuovi padroni. Sulla digeribilità dello spezzatino nutro pochi dubbi: sono altre le cose che restano indigeste. Consiglio tuttavia a Matarrese e Abete di migliorare il sugo che lo accompagnerà.

Ivan Zazzaroni
per "Libero"

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