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La brutta tv esalta i cattivi modelli: 'Sbatti il mostro nei talk show'

News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)

Fonte: Nazione-Carlino-Giorno

T
Televisione
Dopo le accuse di Pippo Baudo riportate ieri, continua l'inchiesta di Piero Degli Antoni sulla brutta tv che esalta i cattivi modelli: oggi le opinioni di Piero Chiambretti, Cesare Lanza ed Enrico Mentana.

«Colpa della tv? Secondo me è la società che ti porta a vedere tutto in modo distorto, a scambiare gli eroi con gli antieroi. Non mi stupisco del fenomeno. Infatti sto studiando da cattivo». Pensieri e parole di Piero Chiambretti, uno che la fama di «cattivo» l'ha sempre avuta. «E pensare che invece sono sempre stato buonissimo...».
 
La musica è cambiata, dai tempi di Lelio Luttazzi. «Tutto è cambiato da quando imperversa il talk-show. Il talk show è uno spettacolo che raggiunge il massimo risultato col minimo sforzo, il talk show deve vivere di sangue fresco, e il sangue fresco viene dalla cronaca: anziché sbattere il mostro in prima pagina preferisce recuperarlo, e in questo modo gli restituisce con gli interessi quello che il ciclone mediatico gli aveva portato via. Una volta che il talk-show ha portato al centro dell'attenzione certe figure, ci restano per sempre».
 
Eppure, se non sbagliamo, il talk show lo pratica anche lei... «Sì, ma da me questo genere di personaggi non viene, hanno paura, non si sentono tutelati. Io non avrei mai fatto il teatrino di Cogne, ma quando la Franzoni passa per strada le fanno le foto... Io non mi meraviglierei. Ricucci e Lapo sono dei modelli da imitare, e perché non dovrebbero esserlo? Sono sempre in mezzo alle palestre, alle belle donne...».
 
Più critico nei confronti della tv è, a sorpresa, Cesare Lanza, autore tv (da «Buona domenica» a «Il senso della vita») che spesso è stato accusato di praticare il genere trash. «La spiegazione del trionfo del cattivo è semplicissima: i media tendono a radicalizzare la divisione tra bianco e nero. Siamo pieni di pulpiti e di predicatori. E a un certo punto la gente si oppone, reagisce, si ribella. Luciano Moggi può avere delle responsabilità ma non è un demone, quando si raggiunge un eccesso il pubblico reagisce al furore icastico».
 
Immaginiamo che la tv faccia parte del «mass media» che ha citato... «La tv accentua questo meccanismo, per cui il processo si fa immediatamente, davanti alle telecamere, e penso a Rignano o a Cogne. Certo è meglio informare che ignorare. La tv è in prima linea perché raggiunge milioni di persone, molte più dei giornali. Il problema deriva anche dalla necessità di essere rapidi, chiari, trancianti. In questo modo si creano gli angeli e i demoni, alla fine si radicalizza tutto, è naturale. Un parere fazioso è più chiaro di uno sfumato. E poi noi siamo il paese delle grandi divisioni: guelfi e ghibellini, coppi e bartali, Juventus o Inter. Diffìcile trovare in Italia chi ama la sfaccettatura. A noi piace giudicare, condanniamo e assolviamo in un attimo».
 
Molto meno convinto - anzi convinto per niente - della responsabilità della tv è Enrico Mentana. «La tv non crea dei mostri, proprio per niente. Prendiamo Corona. E' diventato un personaggio mentre era in prigione, e quindi in tv non poteva certo andarci! Fiorani è diventato un personaggio perché ha tentato di scalare le banche più importanti e poi si sono scoperte tutte le porcherie che aveva fatto. Idem per Ricucci. E' chiaro che alla fine la gente è curiosa di vedere la faccia di questi personaggi, ma non è stata la tv a crearli. Certo la tv è il mezzo più forte e più potente, e quindi è chiaro che la maggioranza della gente segue questi fenomeni attraverso la tv. Forse la caratteristica di tutti costoro è che dopo la condanna hanno iniziato il girone di ritorno. Ma era inevitabile: non esiste il male assoluto».
 
Come ha fatto Fabrizio Corona a diventare l'idolo di molti ragazzini? «Il suo è il fenomeno più sconcertante, almeno per chi come me appartiene a un'altra generazione. Corona è come Lapo: c'è stata la ripulsa da una parte dei mass media ma intanto, senza che nessuno se ne accorgesse, sono diventati dei miti per alcune fasce delle generazioni più giovani in forza della loro carica trasgressiva. Per quelli della mia età Corona è quasi un mutante. Ma ricordiamoci che ha tirato le mutande in strada, e c'erano le ragazzine che le raccoglievano, prima che venisse a Matrix. Le persone famose diventano famosissime quando passano attraverso la tv. Chi oggi non vorrebbe intervistare don Gelmini? Però attenzione: ci sono sempre stati i cattivi di successo, spesso di importazione. Pensiamo a Marylin Manson, per esempio».
 
Eppure una volta Lelio Luttazzi venne condannato senza appello... «Ma il suo era un caso diverso. Lelio Luttazzi e Walter Chiari non erano maledetti, anzi semmai il contrario: per quello non vennero perdonati. Pensiamo invece a uno come Franco Califano: per sua stessa ammissione ne ha fatte di cotte e di crude ed eccolo lì, incensato e ammirato e vezzeggiato più che mai...».
 
Piero Degli Antoni
per "Nazione-Carlino-Giorno"

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