«l' tenevo 'o sfizio 'e canta»: questa battuta sintetizza l'Arbore-pensiero nei confronti del suo grande amore, la musica. Ora esce la prima biografia autorizzata dello showman, scritta dal giovane Claudio Cavallaro, da sempre suo fan appassionato, e pubblicata da Raro libri: «Renzo Arbore ovvero quello della musica».
Un libro divertente che racconta il musicista Arbore, le sue canzoni (ci sono tutti i testi, alcuni mai pubblicati prima), suddivise nei generi in cui ha avuto successo: prima di tutto la canzone umoristica, poi quella napoletana, le canzoni-sigle a soggetto (da «Ma la notte» a «Cacao Meravi-gliao») e quelle sentimentali e dell'«italswing». Vengono anche ricordate tutte le trasmissioni radiofoniche, da «Bandiera Gialla» a «Per voi giovani».
È soddisfatto Arbore: «Vengo sempre citato come "Quello della notte", finalmente vengo considerato come "Quello della musica"... ne ho fatta tanta». E la presentazione del volume è anche occasione di polemica.
Attacca: «In tv la musica non è amata, anzi, è ignorata o guardata con sospetto. Nelle trasmissioni vanno sempre e solo certi cantanti popolari, commerciali, che non è una brutta parola... ma il problema è che siamo tutti schiavi della dittatura dei numeri, dell'Audi-tel e si sdogana la musica peggiore. Per noi artisti, i numeri non contano, non ci possono condizionare. Bisogna tenere in minore considerazione questa legge e guardare di più alla qualità del pubblico: c'è un'elite acculturata, che chiede di ascoltare altro. Quindi è meglio avere un pubblico più selezionato che reagisce, piuttosto che uno dormiente, non per colpa sua, che accetta tutto supinamente».
E, in proposito, ricorda il suo programma «Meno siamo, meglio stiamo», di cui andarono in onda 17 puntate due anni fa: «Era un grande programma, ma non mi permisero di trasmetterlo nella fascia oraria che avevo richiesto, ovvero il sabato notte su Raiuno alle 23.45. Me io spostarono di un'ora ed era troppo tardi».
Reduce da una trionfale tournée con la sua Orchestra Italiana, sottolinea: «Il mio ruolo, nella scena musicale, non è quello di scimmiottare i giovani, che fanno bene la loro musica. Il mio compito è di ricordare alle nuove generazioni i grandi maestri del passato, da Murolo a Kramer, a Modugno. Il guaio del nostro Paese è che non ha memoria: se una canzone non vende, vuol dire che non è di moda, così gettiamo la nostra storia».
Ma Arbore tornerà al piccolo schermo?
Quando mi permetteranno di trasmettere integralmente un video di Ella Fitzgerald. L'ultima volta che ci ho provato, lo hanno sfumato».
Emilia Costantini
per "Il Corriere della Sera"