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L'appello di Libero: ridateci Vespa e Mentana!

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Fonte: Libero

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Televisione
Il suffragio è universale ma le vacanze non dovrebbero esserlo. A Vespa e a Mentana dovrebbero essere proibite per legge. Almeno nel periodo in cui le fanno tutti gli altri. Almeno nel periodo in cui quelli che non le fanno restano a casa e accendono la tv. Ma santo cielo.
 
Il nostro personale fioretto di inizio anno è di non lamentarci mai, mai più della trecentesima puntata sulla Franzoni o sull'asilo di Rignano o sull'omicidio di Perugia o su qualsiasi altra cosa quei Babbi Natali del piccolo schermo desiderino ammanirci a loro piacimento. Facciano di noi quello che vogliono.
 
Non sbufferemo mai più davanti a un campanello di Porta a porta o a una sigla di Matrix, mai più davanti alle mani giunte di Vespa e a quella sotto il mento di Mentana. Giuriamo solennemente. Purché non ci lascino mai più in balia dei palinsesti natalizi e dei loro colleghi liberi a Natale.
 
La tv è stato il cenone più indigeribile delle feste. Un fritto misto cucinato da una casalinga molto più ubriaca che disperata.
 
I Tarzan, le Paperissime ricicciate, i Circhi di Montecarlo, i film brutti, gli show improbabili, i dimenticati scongelati, le lacrime, le cantatine, le tette della Gerini a diciotto anni, i maritati in diretta della D'Eusanio, la tipa che si innamora di un papero, i brindisi analcolici, il conto alla rovescia, la seconda volta della Capua e la seconda volta della moglie di Andrea Roncato intervistata dalla Balivo, quella cretina sovrappeso di Bridget Jones, gli amori al colera di Giovanna Mezzogiorno. Le Tempeste d'amore e le suore poliziotto. Una saga di paese che se l'è data da maratona per la durata di tutto il santo Natale, capodanno compreso. Credevamo di non arrivarci più al 2008, con certi eroi minimi e minimalisti.
 
Con Orietta Berti che è una bravissima signora peraltro, ma che certo non immaginavamo come il Caronte che ci avrebbe traghettati nei prossimi ignoti 365 giorni. O con Gianni Nazzaro, quello che una volta, doveva essere circa il 1902, cantava "Quanto è bella lei, tu mamma non lo sai"... Eh, vabbè. "L'anno che verrà", su Raiuno, ha fatto dodici milioni di telespettatori che hanno usato il programma come un cronografo. Chissà perché l'orologio, a Capodanno, non basta più. C'è bisogno di rendersi conto ad alto volume che la lancetta è andata un minuto oltre la mezzanotte. E così tutti su Raiuno, con l'abbronzatissimo Carlo, l'educatissima Orietta e i Los Locos. Dodici milioni ma i Conti non tornano.
 
Alle 21.05 rimpiangevamo già il discorso di Napolitano che era iniziato a reti semi unificate alle 20.30. O almeno una partita. Sarebbe andata bene anche quella tra il Bobbio e il Rivergaro. Invece niente. "L'oca cuocarina", "La scelta di Paula", il "Ricomincio da qui" della D'Eusanio. Sì, Lei. E noi? Da dove ricominciamo noi? Da Fabrizio Del Noce che si catapulta dall'elicottero di Linea Verde per far gli auguri dal Piemonte? Da Baudo che fa arrossire la Gerini, dal ragazzone dimagrito messo a dieta da Raidue e riesibito da Raidue? Dagli abiti da sera delle star di una volta che hanno le perline opache e sanno un po' di naftalina? Dalla Pausini in diretta dalla Spagna? Da Lino Banfi che ci racconta una storia? Da quella sfigata di Cenerentola che non ha ancora capito a che ora tornare a casa? Da quello strazio di Totò e Marcellino?
 
Auguri finti e vestiti brutti. Pentole e fondotinta colati, doppi sensi e non-sense. Ma la tv, non doveva almeno far sognare? Ma dov'era Mentana, quell'incosciente?
 
Ieri non ci sarebbe nemmeno più bastato in video. L'avremmo voluto direttamente in casa nostra. Con i pugnali rubati dalle scene dei delitti, con Mike Bongiorno, con il criminologo, con Davide Parenti, con la musica di Matrix, con Gianni Barbacetto... Avrebbe potuto portarsi anche Vespa. Non gli avremmo nemmeno fatto suonare il campanello.
 
Valeria Braghieri
per "Libero"

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