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Petruccioli, Bertone e Gentiloni ad Assisi parlando di qualità tv

News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)

Fonte: Apcom

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Televisione
Claudio PetruccioliCon l'occasione dell'assegnazione del premio 'Santa Chiara' giunto alla decima edizione, manifestazione chiave del 50esimo anniversario della proclamazione di santa chiara d'Assisi patrona della televisione, si è tornati a parlare di qualità, programmi e prospettive future per i palinsesti televisivi. Un dibattito che ha visto la presenza, qui ad Assisi, di Fabrizio Del Noce direttore di Rai Uno, Stefano De Martis, Paolo Gentiloni ministro delle Telecomunicazioni e il direttore della Rai Claudio Petruccioli. È stato proprio il direttore ad introdurre la ricerca della qualità nelle trasmissioni come primo elemento da centrare: "Abbiamo avuto la forza e il coraggio di trasmettere Dante, una grande vetta della televisione di qualità, che è stata resa possibile da Roberto Benigni ancora una volta intellettuale, giullare e profondo innamorato della Divina Commedia. Una scelta coraggiosa che ha dimostrato ancora una volta come la ricerca di qualità possa portare anche tanti ascolti e successo mediatico".

Petruccioli, però, ha parlato anche della difficoltà di fare un'informazione di qualità limpida e senza maschere di convenienza: "La Rai ha subito una pesantissima multa da parte di Agcom al riguardo della trasmissione sui bambini soldato mandata in onda dal Tg1 delle 20. La redazione aveva comunque informato il pubblico che ci sarebbero state delle immagini cruente come è ovvio che sia parlando di questo squallido fenomeno che brucia giovinezza e vite in molti Paesi africani. Ma nonostante questo siamo stati multati. E allora mi domando come possiamo far conoscere il tema dei bambini soldato senza incorrere a delle sanzioni? Dobbiamo far finta che tutto questo non esista?".

Infine il direttore della Rai, Petruccioli ha anche parlato di un certo "cretinismo televisivo, ovvero che tutto quello che si vede in televisione è percepito come vero. Trasformando così la televisione in un modello per diventare famosi e per avere successo. Questo ovviamente è sbagliato perché va a modificare la giusta scala dei valori. Ma non è che i giovani interpretino meglio la società stando fuori ovvero lontano dalla Tv. Non è che la realtà delle città sia questo Eden come spesso si vuol far credere".

"Purtroppo da strumento di condivisione sociale, la televisione è diventata in molti casi, non solo in Europa, veicolo non di verità ma di un progetto che sottende un pensiero unico e omologante. La dura legge di mercato e la somma di tanti interessi getta oggi nella grande agorà pubblica un insieme di messaggi apparentemente plurale ma accomunati dalla logica del consumismo e del relativismo". Lo ha sottolineato il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, nella sua omelia ad Assisi, in occasione delle celebrazioni di Santa Chiara.

Bertone ha iniziato la riflessione prendendo spunto dalle parole di Papa Benedetto XVI. "Nel recente messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali - ha ricordato- il Papa ha scritto che i media non devono ridursi a megafono del materialismo economico e del relativismo etico, ma essere strumenti al servizio di un mondo più giusto e solidale. Egli mette in guardia dai rischia della manipolazione della realtà, dall'asservimento agli interessi dominanti, della ricerca dell'audience. Ripropone con forza la difesa della verità dell'uomo, fondata su una etica dell'informazione".

Secondo Bertone, infatti, lo scopo del relativismo è quello di destabilizzare i valori fondanti della società, tra cui su tutti quello della famiglia. "Lo riscontriamo ad ogni latitudine: al nord come al sud - ha spiegato il Cardinale - all'ovest come all'est del mondo: la comunicazione di massa tende oggi ad imporre un modello culturale uniforme, non rispettando i valori etici indispensabili per edificare una pacifica società dove i diritti e i doveri dell'uomo sono fondati sulla sua dignità. Pensiamo alla famiglia, alla vita, all'educazione delle nuove generazioni e ad altre tematiche che toccano il presente e il futuro della società".

Bertone ha concluso la sua omelia rivolgendosi alle persone semplici e umili che, a suo giudizio, sono rappresentate dalla figura di Santa Chiara, donna desiderosa soltanto della luce della verità: "Ci possiamo chiedere, concludendo, quale sia la perenne lezione che raccogliamo da questa santa a voi cittadini di Assisi, molto cara. La riassumerei così: lasciarsi guidare dalla verità che rende liberi. Possa pertanto questo anniversario suscitare o incrementare l'impegno condiviso da parte di tutti coloro che lavorano nel mondo della comunicazione televisiva, perché si riscopra l'eloquenza delle immagini coniugate con le parole, confrontate con la verità dei valori e della religione".

Anche il ministro per le Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni, ha preso parte al 50esimo anniversario della proclamazione di Santa Chiara patrona della televisione. L'esponente del Governo Prodi ha esordito con una chiave di lettura a cavallo tra fede e interpretazione degli eventi moderni: "L'analisi della Chiesa che ci viene offerta sul mondo della televisione è ampiamente condivisibile. Penso a quanto ha scritto Papa Benedetto XVI su questo mezzo di comunicazione che è stato in grado di portare dialogo, democrazia e cultura diffusa tra i popoli. Ma è stato ed è tutt'ora anche megafono di un relativismo estremamente pericoloso soprattutto per quelle fasce di pubblico molto giovani. cinquant'anni dopo la Tv non è più il nuovo, è stata superata da internet sia in fatto di libertà, di meraviglie ma anche di rischi. La Tv però è destinata a durare a lungo; nei decenni che abbiamo ancora avanti dovremo fare i conti con essa e con una capacità di programmare sempre di più all'insegna della qualità e dell'informazione".

Gentiloni ha parlato anche di quella televisione sempre più commerciale che a lui non piace: "Ci sono molti lati negativi che ci devono far riflettere. Non è possibile che ci accorgiamo di una guerra soltanto se è trasmessa in Tv, mentre tutte le altre che non hanno immagini da passare in video per gran parte della comunità non esistono, non sono vere. Bisogna riflettere su una televisione per la quale moltissimi giovani pensano che sia l'unico modo per essere felici o per avere successo in questa società. La televisione, proprio per la sua capacità di correre sui palinsesti, rischia di aumentare i ritmi della vita peggiorandola. Faccio un esempio: il dialogo con le sue riflessioni e il suo sapere ascoltare senza interrompere i vari interlocutori rischia di essere fuori dai tempi rapidi di una televisione esclusivamente commerciale".

Il ministro ha dedicato una parte del suo intervento contro un certo abuso in fatto di utilizzo della Tv: "I rischi sono quelli di una Tv che viene utilizzata per meri scopi personali o, peggio ancora, per l'inseguimento dell'emotività a qualsiasi costo e sacrificando anche l'etica. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una escalation morbosa di informazioni su disgrazie e su grandi fatti di nera. Ritengo che dobbiamo contrastare questo modello di utilizzo della Tv". Infine Gentiloni però riabilita anche la grande informazione sui fatti tragici che spesso si ripetono in questo nostro tempo: "C'è da ammettere che la televisione riesce a mobilitare e a sensibilizzare anche tante coscienze che si mettono a servizio della comunità, attraverso un volontariato laico e cattolico, per aiutare quelle persone che stanno vivendo un qualsiasi dramma contemporaneo".

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