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Fatma Ruffini: ''Cos ho messo in riga Mediaset e anche Berlusconi''

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Fonte: Venerd di Repubblica

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Televisione

Quando il simbolo di Canale 5 era Five, Fatma Ruffini era già in Fininvest II pupazzo (qui accanto), probabilmente, riposa in qualche museo; lei, dopo avere importato, per prima in Italia, i format intemazionali, costruendo a colpi di Scherzi a parte, La ruota della fortuna, Stranamore e Karaoke il dna della rete, è da 26 anni in azienda.

Dal suo ufficio bianco e rosso, con piante lussureggianti, mega scrivania, una sfilza di tv accese accanto a statuette e premi, comanda tre settori dell'intrattenimento Mediaset: è direttore programmi, direttore sitcom e, dal 2006, direttore format.

La letteratura in materia parla della signora, nata a Reggio Emilia, come di una delle eminenze grigie della tv. Lei non nega, anzi sta al gioco. Sorride con cautela, parla misurando le parole: sembra dolce come Mary Poppins, invece è «la Ruffini», la «Thateher di Mediaset».

Di lei Berlusconi disse: «Quando è nata l'azienda si rideva e si scherzava, poi è arrivata la Ruffini e ci ha messo tutti in riga». Di solito, a colazione, va a casa. Oggi, causa intervista, ha saltato il pranzo. «Devo perdere tre chili, mi fa bene».

Ha iniziato facendo l'ufficio stampa in Ricordi, occupandosi fra gli altri anche di Lucio Battisti. Che tipo era?
«Un po' orso. Non amava essere primo in classifica, anche se erano i tempi di Acqua azzurra, acqua chiara. E faticava ad andare in tv. Con il mio carattere determinato lo costringevo a fare le cose che volevo».

Fra i tanti personaggi che ha lanciato, con qualcuno è nata un'amicizia?
«Con molti. Però le cito un esempio contrario. Teo Teocoli: ho rotto ogni rapporto. Peccato, perché è un grande uomo di spettacolo».

Ha lavorato anche con Daniele Luttazzi in Barracuda.
«Non lo mollavo mai: dalle prove allo studio, ero sempre lì. Tagliai al montaggio una battutaccia, che lui aveva inserito nella prima puntata, senza avvertirlo. Mi diedero tutti ragione. Poi non ho più avuto problemi. Ogni tanto mi chiama».

Ma allora non è così cattiva come dicono.
«Non mi faccia passare troppo per buona. Finisce che mi danneggia».

Mai fatto piangere qualcuno?
«Stavo pensando all'ultimo che ho fatto piangere: non me lo ricordo più. Ma no, sto scherzando...».

Lei è l'artefice del Karaoke che lanciò Fiorello.
«Era nato un grande talento».

Quel programma rimane uno dei suoi più grandi successi. Ma anche se tutto viene rivalutato dalla critica, quello no.
«Sono cose che si mettono in conto. Non era un format. L'avevo visto nei locali giapponesi e lo proposi a Fiorello».

A Berlusconi non piaceva il titolo. Come lo convinse?
«Con insistenza, non demordo. Si sarà arreso per stanchezza».

Poi, però, le fece fare un applauso in una delle riunioni del venerdì ad Arcore. Lei aveva conosciuto Berlusconi quando faceva l'autrice per una tv locale con Davide Rampello (oggi presidente della Triennale).
«Rampello faceva il regista del programma di Five, parlò di me a Berlusconi e lo incontrai. Era il 1981. Parlammo per un'ora e poi mi disse: vada e faccia. Non sapevo cosa, ma ho fatto».

Andò pure in video agli inizi.
«Accidenti a Mentana. L'ho insultato perchè ha mandato in onda quel video. Era un programma per bambini, lo presentai per gioco».

Perché le ragazze continuano a sognare di fare le veline e non di diventare delle creative?
«Tutte le ragazze sognano di diventare star. L'errore di queste ragazze è pensare che per arrivare basta essere belle e sorridere davanti alle telecamere.

Quanto ha faticato agli inizi per imporsi in un'azienda in cui erano tutti uomini?
«Molto».

Bisognava urlare?
«No, ma parlare tre toni sopra sì. Mi è capitato a una riunione: tutti parlavano e io non venivo mai ascoltata. A un certo punto mi sono alzata in piedi e ho detto: adesso basta. Mi guardarono un po' così e Berlusconi disse: "Parli"».

È stata la prima a comprare format per Mediaset. Mai avuto dubbi agli inizi?
«Ogni volta che realizzo un programma ho dubbi. Il primo format fu Ok, il prezzo è giusto».

Mai avuto una discussione con Berlusconi, a parte il titolo del Karaoke?
«Sì, con un altro grande successo: Stranamore. A lui non piaceva. Voleva metterlo al pomeriggio su Retequattro. L'ho convisi a programmarlo in prime time ed è stato da subito un grandissimo successo. Adesso è appena ripartita la quattordicesima edizione».

Quale fra i suoi insuccessi non ha digerito?
«Non dimenticate lo spazzolino da denti con Fiorello. Era un programma troppo cattivo per quel momento. Adesso, se una trasmissione non lo è un po', non funziona».

Quando sente dire che la causa della decadenza della nostra società è anche del modello culturale proposto da Mediaset si sente in colpa?
«No, m'indispettisco. La tv si adegua alla società e non il contrario. Certo, un po' avrà contribuito anche la tv, ma ci si dimentica sempre che non deve educare: per quel ruolo ci sono la famiglia, la scuola. Non deve nemmeno diseducare e le assicuro che in questi anni la televisione ha contribuito a sviluppare le conoscenze e il senso critico degli italiani».

Verso che tipo di tv si sta andando?
«Siamo in un periodo di passaggio. Con il Grande Fratello la tv è cambiata, la gente comune è diventata protagonista. Il reality è alla fine del suo percorso, ma un nuovo filone ancora non lo vedo. In questo momento in tutto il mondo si ripropongono i programmi del passato».

La sitcom, invece, sta vivendo un momento d'oro.
«Mi sta dando parecchie soddisfazioni. Con Buona la prima abbiamo aperto una strada nuova. Adesso ho altri progetti, uno con Luca e Paolo, un altro l'ho scovato in Argentina: La Lola. Sabrina Ferilli, che è perfetta nel ruolo, ha già accettato di essere la protagonista».

Mai pensato di uscire da Mediaset e mettersi in proprio?
«Oh sì, due volte al giorno. Ma come vede sono sempre qua».

Elena Martelli
per "Venerdì di Repubblica"

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