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Muccino: ''Rai, peccato originale inseguire auditel per competere con Mediaset''

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Fonte: Adnkronos

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Televisione

«Il peccato originale della Rai è stato quello di inseguire le leggi dell'auditel e quindi abbassare il livello dei suoi programmi per competere con Mediaset. Una tv pubblica aveva il dovere di servire chi pagava il canone e continuare a dispensare teatro, cultura, cinema, intrattenimento ma soprattutto informazione neutrale»

È la prima delle esternazioni a puntate che Gabriele Muccino, a partire da domenica, ha affidato a Facebook. A puntate sì, perchè il regista entra sempre più nel merito della sua affermazione, in vari post successivi.

«Lo ribadisco - scrive ancora - perchè, come ai politici, qui si dà la colpa ai telespettatori. I politici li votano gli italiani. Quindi gli italiani imparino a non votare certi partiti o certi incriminati, o certe ventenni se vogliono che il paese produca ecc. La Tv pubblica, però, che ha il dovere di offrire quello che è all'altezza del ruolo che ricopre, non deve assecondare i telespettatori. Quello lo lascino fare alle ...Reti come Mediaset che hanno bisogno di audience per vendere pubblicità. Questa differenza è chiara e fondamentale eppure non sembra esserlo mai stata abbastanza, seppur il Canone serva proprio a questo: ad essere indipendenti dalle logiche competitive. Alla TV pubblica se un programma di approfondimento culturale in prima serata non va bene ma arricchisce culturalmente la rete (e gli spettatori e dunque il paese), dovrebbe bastare! Anzi il vanto di fare cose che elevano culturalmente il nostro Paese contro porcate degli avversari che si svendono per vendere pubblicità dovrebbe essere il prestigio del servizio pubblico che ha un nome tra l'altro chiarissimo: SERVIZIO PER IL PUBBLICO. E invece in Rai si crogiolano da anni per capire come battere la concorrenza. Intanto chi gli ha mai chiesto di batterla?!».

«Percepiscono un canone - prosegue - bene, diversificate su tre reti i vostri contenuti e accontentate un pubblico sofisticato e anche più semplice, ma non inebetito, vi prego. Invece negli anni in Rai hanno bandito musica, cinema, quello d'autore, approfondimento storico, e hanno lasciato tutto ciò ai canali tematici come History Channel piuttosto che National Geografic o Sky che hanno catturato il pubblico che è giustamente scappato dalla spazzatura. Il grossissimo nodo irrisolto è rimasto poi quello dell'informazione su cui Berlusconi ha sempre saputo di poter trascinare il nemico e trafiggerlo col consenso di quegli italiani che lo seguono perchè parlano la sua lingua, ovvero quella che lui in trent'anni, attraverso le sue Tv e quelle pubbliche al suo personale servizio, gli ha insegnato a comprendere e ripetere a pappagallo».

Gabriele Muccino insiste ancora con un altro post: «Per chi ha letto male o frainteso quanto ho scritto (o semplicemente forse non mi sono espresso chiaramente), io attribuisco ogni responsabilità della decadenza culturale e di conseguenza politica, sociale ecc del nostro Paese a come la Rai si è comportata dall'avvento delle Tv commerciali in poi perdendo la sua identità, il suo prestigio culturale, il suo coraggio, la sua forza e il suo dovere di... restare neutrale e servizio pubblico senza dover rincorrere, con logiche competitive e commerciali, i programmi dell'allora nascente Biscione».

Tredici ore dopo un altro post. «Se apprezzate i miei sfoghi come quelo sulla Rai - richiama l'attenzione G.Muccino - condivideteli, condivideteli e condivideteli ancora. Mandateli ai vostri amici e conoscenti. Se la pensate allo stesso modo, dal momento che siamo tutti collegati e l'unico strumento da cittadini che abbiamo per risvegliare il nostro paese, è la conoscenza di chi siamo e potremmo essere per realizzare che non siamo un paese normale e dobbiamo invece diventarlo in fretta. Usiamo anche il dissenso. Io dissento. Ditelo in faccia a chiunque faccia davanti ai vostri occhi qualcosa che non considerate onesto e per il bene comune. Facciamone un uso macroscopico. Il dissenso di un popolo ingessa qualunque oligarchia e qualunque cattiva abitudine».

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