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Foto - Speravo de morì prima, arriva la serie tv su Totti su Sky Atlantic e NOW

Speravo de morì prima, arriva la serie tv su Totti su Sky Atlantic e NOW

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Fonte: Digital-News (com.stampa)

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Sky Italia

Speravo de morì prima, arriva la serie tv su Totti su Sky Atlantic e NOWL’uomo, il campione, la leggenda. Venerdi 19 Marzo, alle 21.15, su Sky Atlantic e in streaming su NOW (anche in 4K HDR per i clienti SKY Q SAT) i primi due episodi di SPERAVO DE MORÌ PRIMA – LA SERIE SU FRANCESCO TOTTI, la dramedy targata Sky Original e tratta da “Un capitano” di Francesco Totti e Paolo Condò, edito da Rizzoli Libri S.p.A.

Grazie a extra, il programma fedeltà di Sky, per i clienti Sky da più di 3 anni i primi episodi della serie sono già disponibili in anteprima on demand nella sezione extra.

Dretta da Luca Ribuoli, la serie vede Pietro Castellitto nei panni del leggendario numero 10 e si concentra sull’ultimo anno e mezzo di carriera dell’ex capitano della Roma, sulla fine del suo lungo ed entusiasmante percorso con la maglia giallorossa - rimasta sempre la stessa per 27 anni: dal ritorno di Luciano Spalletti sulla panchina della Roma fino al più struggente addio al pallone della storia del calcio.

Tra presente e passato, Speravo de morì prima – La serie su Francesco Totti unirà l’epica sportiva da vero fuoriclasse del calcio italiano e mondiale, raccontato anche attraverso le immagini d’archivio dei momenti più esaltanti della sua carriera, e la vita privata di un uomo coraggioso e semplice, autoironico e romanissimo, legato da sempre alla sua città e al calcio.

Speravo de morì prima – La serie su Francesco Totti è prodotta da Mario Gianani per Wildside, del gruppo Fremantle, con Capri Entertainment di Virginia Valsecchi, The New Life Company e Fremantle.

Il cast: Pietro Castellitto è Francesco Totti, Greta Scarano è Ilary Blasi, Gian Marco Tognazzi è Luciano Spalletti, Monica Guerritore è la madre di Totti, Fiorella; Giorgio Colangeli è Enzo, il padre di Totti; Primo Reggiani è Giancarlo Pantano, amico storico del Capitano, Alessandro Bardani è Angelo Marrozzini, suo cugino. Gabriel Montesi e Marco Rossetti interpretano rispettivamente Antonio Cassano e Daniele De Rossi, Massimo De Santis è Vito Scala, Eugenia Costantini e Federico Tocci vestono i panni dei genitori di Totti da giovani.  La serie è scritta da Stefano Bises con Michele Astori e Maurizio Careddu.  Fremantle è il distributore internazionale.

SINOSSI -  L'ultimo anno e mezzo di carriera di Francesco Totti. Tra presente e passato, pubblico e privato, “Speravo de morì prima" ripercorre serissimamente, ma col tono della commedia, i diciotto mesi che vanno dal ritorno di Luciano Spalletti sulla panchina della Roma al più struggente addio al pallone della storia del calcio. Un anno e mezzo di guerra contro due avversari che non fanno sconti neppure a Francesco Totti: il tempo e l'allenatore. Una guerra che divide una città e la comunità calcistica. Una guerra combattuta con passione e tormento da un calciatore che non vuole e soprattutto non riesce a mettere la parola fine a una carriera da sogno, tutta vissuta indossando sempre e solo una maglia. 

  SPERAVO DE MORI' PRIMA - DAL 19 MARZO, OGNI VENERDI' ALLE 21.15
SU SKY ATLANTIC E SKY CINEMA (anche in 4K HDR con Sky Q satellite)
ANCHE IN STREAMING SU NOW. DISPONIBILE ANCHE ON DEMAND
Hashtag ufficiale: #SperavoDeMoriPrima

I PERSONAGGI PRINCIPALI

  • FRANCESCO TOTTI (Pietro Castellitto) - Uno dei più grandi talenti della storia del calcio. L'unico, nell'epoca dei cambi di casacca vorticosi e milionari, ad aver vestito per tutti e ventisette gli anni di carriera sempre e solo una maglia. Il pallone è stato la sua vita e non avrebbe voluto smettere mai. Quando il momento è arrivato, al termine di due stagioni difficili con il suo ultimo allenatore, Luciano Spalletti, ha fatto piangere gli italiani dicendo che era arrivato il giorno che non avrebbe mai voluto vedere e ammettendo pubblicamente, in lacrime, che per la prima volta nella sua vita aveva paura.

  • ILARY BLASI (Greta Scarano) - La metà di un cliché, come dice a Francesco quando lui la corteggia: "La velina e il calciatore, nulla di più banale". Ma l'amore vince su quella paura e Ilary diventa con coraggio e fermezza la moglie di Francesco. Un ruolo a tratti scomodo, accanto a un uomo che non è libero neppure di camminare per strada. Da velina diventa conduttrice e il ruolo della moglie del calciatore, che vive silenziosamente all'ombra del marito celebre, non lo vestirà mai.

  • FIORELLA TOTTI (Monica Guerritore) - La Mamma. Con la "m" maiuscola. È quella che impara le lezioni per lui e gliele ripete in macchina quando, ragazzino, lo accompagna agli allenamenti. Che quando nel palazzo dove hanno sempre vissuto, in un quartiere popolare e vitale di Roma, non ne possono più dell'assedio dei tifosi accetta di trasferirsi in un quartiere residenziale isolato per non lasciare solo il figlio. Che se lo tiene in casa praticamente fino a quando non si sposa e accoglie persino un Cassano giovanissimo, solo e turbolento per far da madre anche a lui. Il giorno dell'addio del figlio al calcio è un giorno drammatico per lei, e alla fine deciderà di non andare allo stadio.

  • ENZO TOTTI (Giorgio Colangeli) - Tanto è esuberante, spontanea e sanguigna Fiorella, tanto è riservato, silenzioso e discreto Enzo, il padre di Francesco. Si tiene tutto dentro: vive gioie e dolori della carriera del figlio con apparente distacco ma di quando in quando si presenta a Trigoria, dove si allena la Roma, portando pizza e mortadella per tutti. E per tutti, quell'uomo silenzioso, è "Lo sceriffo". Quando a Francesco arrivano offerte miliardarie per andare a giocare altrove, fa sentire il suo peso per convincerlo a restare a Roma e alla Roma. "Per tutta la vita mi ha detto che ero una pippa", racconta di lui Francesco. Ma il giorno dell'addio di suo figlio al calcio giocato, “Lo sceriffo" si commuove e si lascia andare con Fiorella: "Nostro figlio è stato proprio un campione".

  • LUCIANO SPALLETTI (Gian Marco Tognazzi) - È l'ultimo allenatore di Francesco Totti. "Sembra il gemello stronzo di quello di prima". Così Totti definisce Spalletti al suo secondo incarico da allenatore della Roma. Tanto è protettivo e attento verso Totti durante il primo "mandato", tanto è ruvido e privo di riguardi durante il secondo; quello che lo vedrà protagonista di uno scontro durissimo e prolungato col numero 1 della Roma che si concluderà con l'addio al calcio di quest'ultimo e con la fine dell'incarico per Spalletti. E se Francesco è convinto che Spalletti sia tornato alla Roma proprio per farlo smettere, Spalletti ha sempre sostenuto di aver fatto scelte esclusivamente tecniche.

LE DICHIARAZIONI DI PRESENTAZIONE DELLA SERIE

Luca Ribuoli (Regista):

«Solo chi vive a Roma può sapere che cosa significhi Francesco Totti per questa città. Quando Mario Gianani mi ha proposto “una serie su Totti”, ho sentito fortissima la responsabilità dell’impresa. Per me si trattava di raccontare per la prima volta la vita di un personaggio famoso vivente, adorato dai suoi tifosi come una divinità. Ho divorato in una notte il libro di Paolo Condò: 500 pagine di avventure di gioco e di vita durate 40 anni. L’ho trovato epico e divertente. Ho riso, mi sono emozionato, ho interrotto la lettura per andare a vedere le azioni di gioco, anche quelle che conoscevo già, della Roma o dei Mondiali del 2006. Arrivato alla fine del libro avevo già deciso anche se il cuore mi diceva che avevo paura. Con gli sceneggiatori Stefano Bises e Michele Astori, con i quali avevo già lavorato ne “La Mafia uccide solo d’estate - la serie,” ci siamo ritrovati a capire quali parti di quel racconto autobiografico potessero diventare un racconto seriale che abbracciasse il pubblico senza scontentare i tifosi della Roma. Totti è sempre stato un bravo ragazzo amato da tutti, simpatico - molto simpatico - anche a chi non è un tifoso della sua squadra. Conoscerlo mi ha confermato quello che intuivo. È anche carismatico, impossibile non essere colpiti da lui, dalla sua franchezza, dalla sua genuinità, dal suo occhio freddo e veloce quando parla di calcio e delle sue imprese. Abbiamo deciso, quindi, di raccontare la vita privata, i suoi affetti e lo spogliatoio con le sue trame, tra vittorie e sconfitte, e i rapporti con gli allenatori. Mentre Bises, Astori e Maurizio Careddu si dedicavano al racconto, io pensavo a come renderlo efficace e a come mi sarebbe piaciuto rappresentarlo. Difficile trovare riferimenti di un racconto così vicino all’attualità, sullo sport, che fosse divertente e coinvolgente allo stesso tempo. Lo sport è sempre stato raccontato perlopiù dai documentari. Ho pensato che per realizzare un racconto di fiction, quindi, potesse essere utile prendere spunto dalla commedia inglese, soprattutto quella generazionale, o dalla comicità involontaria della commedia all’italiana. Girare a Roma un film su Totti significa incontrare sorrisi, grande disponibilità, sguardi innamorati e frasi tipo: “quanto è bello!” o “nun toccà la divinità”. Mi sono, quindi, calato nella romanità perché da Roma bisognava partire.»

Stefano Bises e Michele Astori (Sceneggiatura):

«Dopo la lettura di “Un capitano”, l’autobiografia di Francesco Totti curata da Paolo Condò, che fa da base documentale alla serie, ci è apparso evidente che la chiave drammaturgica di un racconto seriale stava tutta nell’ultimo anno e mezzo di attività di Totti: nel corpo a corpo con il suo ultimo allenatore, Luciano Spalletti, e soprattutto con il tempo. Tempo che di Francesco è stato amico, consentendogli una carriera lunghissima ma fatalmente a scadenza, e a un certo punto il suo vero nemico. Un punto, i quarant’anni, oltre il quale per un calciatore, per quanto dotato di un talento immenso, è difficilissimo andare. Quell’ultimo anno e mezzo ci è apparso allora come un tema universale, la lotta dell’uomo contro la fine: la fine del gioco, di una carriera sportiva come metafora piuttosto calzante, e così vissuta da Totti, della fine della vita. In quei diciotto mesi c’è la luce contro il buio, un senso all’esistenza e la sua perdita, la vita contro la morte. E però non volevamo perdere l’opportunità di raccontare i mille aneddoti che hanno scandito la carriera e la vita di Totti. Di qui la decisione di fare degli ultimi 18 mesi di carriera la linea narrativa portante, e di legare a questa, tematicamente, gli episodi – sportivi e non, pubblici e privati - che consentono di capire come e perché l’addio di Francesco Totti al calcio sia stato un evento struggente non solo per gli amanti del calcio. Un intreccio di materiali che ci ha permesso di schivare il rischio, sempre in agguato, di cadere nella retorica sportiva, e di abbracciare invece un tono che fosse quello della commedia umana, del disincanto umoristico che appartiene a Totti, l’unico forse adatto al racconto di un eroe fragile e autoironico, umanissimo e, come tutti, pieno di difetti. Di raccontare non solo il campo, ma una famiglia, di affrontare l’orrore della fine e di provare a sfuggirgli con il sorriso.»

Nicola Maccanico (Executive Vice President Programming Sky Italia):

«Gloria e trionfi sportivi, ma anche le ansie, le paure, le guasconate dell’uomo dietro al campione: Speravo de morì prima, la nostra nuova serie originale su Francesco Totti, racconta fra pubblico e privato l’ex capitano della Roma nel momento che prelude al ritiro dal calcio giocato. È la fase più difficile di una carriera unica, in cui Totti, idolo di milioni di persone in tutto il mondo, deve fare i conti con l’inizio della fine, con l’inesorabile scorrere del tempo e con la consapevolezza che niente dura per sempre. Un “dramma” personale che si fa dramma collettivo: quello di un’intera città che di Totti ha fatto la sua bandiera, città che si ritroverà commossa ad acclamare il proprio gladiatore nel più struggente addio al pallone della storia del calcio, solo quattro anni fa. Con Wildside lo raccontiamo esorcizzandolo col sorriso, portando in scena le luci della parabola calcistica di Totti per far risaltare, in controluce, anche la storia di fedeltà assoluta che lega la città di Roma al suo capitano, al suo figlio prediletto, e la vicenda umana, l’intimità di Francesco: sua moglie Ilary, i genitori, i figli, gli amici di una vita, tutti in vario modo alle prese con una decisione che finirà per cambiare anche le loro vite. Lo facciamo con la cifra che la storia delle nostre Original impone: attraverso un punto di vista unico e originale, sulla base di una sceneggiatura capace di muoversi con leggerezza per sei episodi, forti di un cast straordinario guidato da un giovane talento come Pietro Castellitto, che col poster di Totti in cameretta ci è cresciuto e che ha accettato una sfida difficile, e l’ha vinta, e con il supporto di una macchina produttiva di eccellenza in tutti i suoi reparti.»

Nils Hartmann (Senior Director Original Productions Sky Italia):

«Una biopic series che cogliesse i valori di un vero eroe sportivo, ma con i toni leggeri dell’intrattenimento di grande classe: non esisteva nulla del genere nel panorama italiano. Come Sky siamo molto contenti e orgogliosi di colmare questo vuoto presentando il nuovo Sky Original “Speravo de morì prima - La serie su Francesco Totti”.   Titolo insolito, suggerito da un meraviglioso slogan da striscione che bene esprime il nostro approccio a un progetto di cui ci si potrebbe chiedere: “ma come, un monumento in vita?” In questo caso la risposta non poteva che essere affermativa, e venata di ironia. Perché quest’ironia, suggerita da un’intelligenza senza presunzione, e da una bontà d’animo mai disgiunta dal sorriso, è il tratto più distintivo di Francesco Totti. Al di là dei prodigi palla al piede, è il suo inimitabile modo d’essere che rende Totti un personaggio il cui appeal trascende il mondo del calcio – oltre gli schieramenti, le tifoserie, gli effimeri drammi. Così come, oltre la retorica dell’ottavo re di Roma e del campione che non ha mai cambiato piazza né maglia, il copione scritto da Stefano Bises con Michele Astori, coglie quest’ironia anche nell’affrontare il classico duello epico al centro della storia e, ancor più, la parte più difficile di una carriera leggendaria. Luca Ribuoli, il regista, è poi stato bravissimo a cavalcare questa chiave di lettura, sottolineandola con un impeccabile lavoro su musiche, ambientazione, e un tono al contempo leggero, sentimentale e sempre autentico. Con Pietro Castellitto, la cui interpretazione è straordinaria, si è rivelata premiante la scelta di non perseguire una somiglianza puramente fisica: coglie in pieno lo spirito del personaggio Francesco Totti e, insieme, di tutta l’operazione. Autoironia, antiretorica, umanità, chi ha ideato, scritto, diretto, rappresentato questa serie ha saputo rendere perfettamente questi valori, e Sky Original, che (con Wildside, nostro partner in questa produzione) ha avuto il privilegio di mettere insieme il tutto, non può che condividerli.»

Mario Gianani (CEO Wildside, società del gruppo Fremantle):

«Totti è sempre stato il mio destino. Mio figlio è nato il giorno del compleanno di Francesco Totti, si chiama Francesco e gli ho sempre detto che se il Capitano si fosse chiamato Odoacre, lui si sarebbe chiamato Odoacre. Speravo de morì prima nasce quando Virginia Valsecchi acquisisce i diritti di “Un Capitano”, l’autobiografia di Totti scritta a quattro mani con Paolo Condò e ci propone di farne una doppia trasposizione, come film documentario e come serie tv. Ci siamo subito accorti che la sfida di trarne una serie non era così scontata, perché si trattava di raccontare Francesco Totti, un personaggio esistente, giovane, e ancora vivente. L’addio di Totti è stata, forse, una delle pagine del nostro recente passato più viste e ascoltate che ha portato chiunque, anche i non appassionati di calcio, a conoscere la storia di questo personaggio sportivo. L’idea è stata quella di legare e ispirare la drammaturgia della serie al racconto di quel finale, non ripercorrendo semplicemente le tappe della carriera di Totti ma raccontando il rapporto tra lo sportivo e la conclusione della sua carriera agonistica che molto spesso coincide, in qualche modo, con la conclusione di una parte della propria esistenza. Cosa lo aspetterà dopo? Chi sarà? Continuerà a essere una persona di successo? Di solito gli sportivi vengono raccontati nell’epica, in Speravo de morì prima c’è un racconto inedito, un’epica interiore, più drammatica che va ben oltre lo sport: quella di Totti, difatti, non è la classica parabola del racconto sportivo, non c’è la narrazione dell’emancipazione da un contesto difficile. Totti si distingue sin da un bambino per avere un dono speciale, viene riconosciuto subito in quanto campione da quando gioca con gli amici nel campetto sotto casa e tutti capiscono che è un talento naturale. Il team creativo, Stefano Bises (che è anche un grande tifoso della Roma), Michele Astori e il regista Luca Ribuoli, ha cambiato gli archetipi del racconto sportivo mostrandoci un Totti e una Roma, la città in cui è nato e cresciuto e alla quale è stato fedele fino alla fine, inediti. Nel farlo hanno optato per un tono che doveva corrispondere a quello del vero Totti, tagliente ma anche ironico e autoironico. La seconda sfida di un racconto biografico è sempre legata alla scelta del casting: quanto deve essere importante la somiglianza dei tuoi protagonisti? E cosa intendiamo per somiglianza? Francesco Totti è un personaggio emblematico perché è sì un campione, ma è un campione ironico e autoironico, un’anima complessa da cogliere. Potevamo optare tra una somiglianza fisica e una somiglianza dell’essere e Pietro è la persona più distante da Totti come conformazione fisica ma ci è bastato sentirlo parlare e muoversi per capire da subito che il Capitano ce l’aveva dentro, come se ne fosse posseduto, con questo misto di ingenuità e di timidezza e, allo stesso tempo, con il piglio da leader, da vincente. Pietro ha saputo cogliere le molte sfumature e contraddizioni di un’anima sfaccettata come quello di Francesco Totti. Con Sky abbiamo deciso di fare questa scelta molto coraggiosa e di lasciare che Pietro, grandissimo attore e interprete, restituisse Totti allo spettatore nella sua naturalezza, nella sua verità. Perché in fondo la verità non passa solo attraverso gli occhi ma anche attraverso le sensazioni, le emozioni di una performance.»

Virginia Valsecchi (Founder di Capri Entertainment):

«Affrontare una serie su Francesco Totti non è stato facile perché stiamo parlando di un mito. Si potrebbe pensare che questo non sia il punto di partenza migliore per un produttore che vuole raccontare la sua vita, che ci sia troppo coinvolgimento emotivo, poca lucidità: ma senza questa molla di pura passione non avrei proposto a Mario Gianani di imbarcarsi con me in questa bellissima avventura. Questo è stato il primo passo, ma la vera sfida iniziava allora: come raccontare un personaggio contemporaneo, così amato e così conosciuto? Cosa avremmo potuto dire di più e di diverso rispetto a quello che tutti già sanno di lui? La strada che abbiamo scelto è stata quella di uscire dai canoni del biopic, della classica biografia televisiva, per calare il racconto nel linguaggio moderno della serialità, intrecciando generi differenti, dal dramma alla commedia, dall’epica sportiva alla quotidianità di un ragazzo che è rimasto vero e genuino nonostante il successo travolgente. Come in ogni racconto c’è poi un conflitto, quello con Spalletti, esplorato nei suoi aspetti meno noti, e soprattutto c’è Roma, città unica anche nell’amore che ha saputo riversare su questo suo figlio che l’ha ricambiata senza abbandonarla. Ora sarà il pubblico a giudicare, ma di una cosa sono sicura: chi ha lavorato a questa serie lo ha fatto con tutta la passione che il Capitano metteva sul campo di gioco.»

Luca Gobbi (Scenografia):

«Aver partecipato a questa avventura con Luca Ribuoli e con la Wildside è stato entusiasmante, soprattutto perché sono Romanista nel cuore. Avevo già letto il libro e raccontare un personaggio così popolare, amato da tutti, una storia così recente, non era cosa semplice. Quindi con i miei collaboratori ho iniziato un’attenta documentazione e uno studio di tutti i luoghi e degli episodi che scandiscono la storia, presenti nella memoria di tutti. Mano a mano che proseguivamo le ricerche, dentro e fuori i campi di calcio, incontravamo persone che avevano conosciuto Totti, che ci raccontavano storie e aneddoti su di lui, confermandoci sempre di più l’amore e la familiarità che la gente di Roma ha nei confronti di questo grande campione e soprattutto nei confronti di Francesco, uomo semplice e generoso. Quindi il crescente timore di tradire il popolo romanista ci obbligava a fare attenzione su tutto. Abbiamo iniziato un lungo e attento lavoro di scouting, visitando tutti i centri sportivi romani dove si pratica il calcio, il quartiere dove era cresciuto Totti, le cliniche, i ristoranti che aveva frequentato, alla ricerca delle location reali o più giuste e più simili, con la difficoltà che molti di questi luoghi erano cambiati oppure indisponibili per vari motivi, obbligandoci a fare dei collage. Ed è per questo che alla fine con Ribuoli abbiamo capito che era più importante restituire le emozioni, le atmosfere piuttosto che una reale ma fredda ricostruzione dei luoghi. Il centro sportivo Fulvio Bernardini a Trigoria è stato uno di questi, lo abbiamo composto utilizzando tre diverse location per cercare di avere una somiglianza ma soprattutto la stessa atmosfera. Speriamo che il lavoro fatto sia apprezzato dal popolo Romanista, da tutti gli amanti del calcio e da tutte le persone che hanno amato questo grande campione.»

Eva Coen (Costumi):

«La serie ripercorre l’intera vita professionale del calciatore e parallelamente le vicende della sua sfera privata. Partendo dalle fonti dirette, dai materiali video, da un ricco archivio fotografico e dalle testimonianze di alcuni collezionisti, si è trattato di delineare le caratteristiche di ogni singolo personaggio evidenziandone gli elementi emblematici. Avere la possibilità di ricostruire l’immagine iconografica di un uomo che rappresenta per molti una leggenda è stata una sfida notevole. Francesco Totti ha vestito per 27 anni la maglia giallorossa della Roma scrivendo in prima persona la storia del calcio. Stagione dopo stagione la divisa da gioco ha cambiato fitting, tonalità, sponsor, caratteri e ciascun calciatore aveva una sua preferenza nello scegliere i propri scarpini. Il campo da gioco è in effetti un vero e proprio palco, dove oltre al gioco si mette in scena una rappresentazione di sé. Totti ha da sempre interpretato il ruolo di capitano utilizzando i simboli a lui più cari: la fascetta nei capelli regalata dalla madre, ad esempio, oppure, altrettanto riconoscibile, quel modo di incedere così ben interpretato da Pietro Castellitto. Per realizzare i costumi di scena ha partecipato al progetto un piccolo reparto di professionisti di altissimo livello, una squadra di fornitori e di numerosi artigiani; ognuno ha contribuito a una fedele ricostruzione di abbigliamento sportivo dagli anni ’80 fino ad oggi. L’eleganza e le linee di Armani sono apparse le più giuste per raccontare Totti nel suo privato. La palette cromatica si è mossa dai bianchi agli azzurri fino ad attraversare una vasta gamma di blu. Nella serie, Francesco Totti incarna un uomo fascinoso e responsabile, ritratto prima come figlio, poi come marito e infine come padre di tre bambini, distinguendosi sempre dai suoi colleghi per una certa sobrietà.»

Luca Tescari (Colonna sonora):

«Quando Luca Ribuoli mi ha chiesto di imbarcarmi in questa splendida, insolita e bizzarra avventura, ammetto di essere stato un po’ recalcitrante…Un milanese, seppur ormai da ventuno anni espatriato a Parigi, legittimato a comporre la colonna sonora di una serie sulla vita dell’ottavo re di Roma, il “Pupone”, “er bimbo de oro”, l’unico ed eterno Francesco Totti? Poi ho capito che non era una serie come tutte le altre e che il personaggio è molto di più che il simbolo della sua squadra e della sua città. Il racconto di una storia così recente, con il protagonista che lo vedrà come spettatore, è poi di per sé un rischio ma anche una sfida. Per giunta Francesco Totti è uomo unanimemente stimato da tutti gli amanti del pallone, sia come esempio di fedeltà alla maglia, sia come fuoriclasse indiscusso, a prescindere dalla squadra del cuore. E quindi mi sono buttato. Ho presto capito che per raccontare il percorso unico di Totti, avrei dovuto attribuirgli più connotati e rimandi musicali, perché il capitano è il numero 10 che tutti hanno imparato a conoscere, il mitico gladiatore ma è, allo stesso tempo, un uomo fiero della sua romanità, è il cowboy solitario ma anche il matador. Ad una scrittura dal tono epicamente sinfonico, quindi, echeggiano stornelli romani, alle armonie da commedia amara di Germi prorompono melodie da cinema western di Leone. Spicca su tutti una tromba solitaria, voce del torero che avrebbe potuto essere, il grande giocatore del Real Madrid coperto di premi e di soldi che per amor di maglia non è mai stato.»

Francesco Vedovati e Barbara Giordani (Casting):

«Quando Luca Ribuoli ci ha chiamati per affidarci la ricerca del cast della serie, il nostro primo pensiero è stato: “Aiuto!!!”. Ma quale sfida più bella di quella di curare il cast di una serie tv dove i personaggi sono tutti contemporanei e alcuni di questi, i principali, sono costantemente presenti nelle nostre vite? Così, dopo l’iniziale preoccupazione per un compito sicuramente difficile per chi fa il nostro mestiere, è arrivata l’euforia. Ben presto abbiamo capito - in sintonia con il regista, Wildside e Sky - che non dovevamo cercare il corpo di Totti, non un attore sosia, ma qualcuno che fosse in grado di rendere visibile la sua anima, quella simpatia spontanea e quella intelligente autoironia che tutti gli riconosciamo. Attraverso un lungo percorso di provini siamo arrivati a Pietro Castellitto, che secondo tutti noi riusciva più di chiunque altro a mettere in scena tutte queste sfumature. Trovato lui, l’impresa è stata affiancargli tutte le persone e i personaggi che hanno fatto e fanno tuttora parte della vita di Totti. Quelle con cui è cresciuto, quelle con cui è diventato una delle più importanti figure dello sport e della vita pubblica, le sue amicizie e la sua vita privata. Per alcuni, i personaggi principali, abbiamo percorso l’identica strada del cercare la loro “anima” e non solo una vicinanza fisica, per altri ci siamo invece divertiti nel trovare le somiglianze, ma senza dimenticare la qualità degli attori, il loro talento. Il risultato di questo lavoro è un cast che abbiamo amato molto e che speriamo sarà altrettanto amato dal pubblico.»

SINOSSI PRIMI DUE EPISODI - Marco, giovane inquilino di Rebibbia, nonostante il fine pena si rifiuta di lasciare il carcere: di lì a dieci giorni passerà in visita il Capitano. Un Capitano non così certo del suo futuro calcistico, ora che l’infortunio durante Roma-Carpi e il subentro di Spalletti al posto di Garcia gli fanno capire che non è più così “pupone”. Mamma Fiorella è preoccupata come Ilary, sebbene quest’ultima non lo dia a vedere.

Totti, lasciato sempre più spesso in panchina dal Mister, si sente come un leone in gabbia. Mentre suo figlio Cristian lo incita a reagire, mamma Fiorella non si trattiene dal dire la sua agli ascoltatori radiofonici pro Spalletti. Il Capitano, non convocato per Roma-Palermo, viene comunque trascinato da sua moglie in tribuna, dove i tifosi lo investono con urla di gioia. A Spalletti, invece, riservano solo fischi.

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