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Visione paytv in modo illegale, clienti rischiano fino a 25.800 euro di multa

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Fonte: Agenzie

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Economia

Visione paytv in maniera illegale, clienti rischiano fino a 25.800 euro di multa Dall'analisi di tutti gli atti è emerso che il gruppo opera «in più paesi dell'Europa, oltre all'Italia, la Svizzera, Malta l'Olanda e la Francia». Lo scrive il Gip di Napoli Fabio Provvisier nell'ordinanza con cui dispone la custodia in carcere per il 42enne, ritenuto il capo e promotore dell'associazione a delinquere, contestata dalla Procura, che faceva profitti con lo streaming pirata e il mercato illegale della Internet Protocol Television (Iptv).

Nel descrivere l'organizzazione che faceva profitti con lo streaming pirata, il Gip di Napoli parla di una società «illecita» con una struttura con più persone e mezzi consapevoli di contribuire al programma. E fa riferimento al «forte carattere di resilienza» del gruppo, riuscito sistematicamente negli anni a fronteggiare e rimuovere le misure antipirateria di Sky Italia e a ricostituirsi in seguito alle perquisizioni e sequestri eseguiti dalla Guardia di Finanza nel tempo.

Anche dopo uno 'shutdown' in tutta Europa, a distanza di pochi giorni, fa notare il giudice, già comparivano «i primi messaggi sui maggiori social network di riapertura del segnale e del relativo servizio da parte del sodalizio». Tra i reati commessi, secondo il gip, ci sono anche diverse forme di violazione del diritto di autore.

Sono in tutto 23 gli indagati. Le indagini hanno inoltre accertato, oltre al ruolo dell'arrestato, che risiede a Napoli, ritenuto centro di reclutamento, gestione e smistamento dei segnali, riproduzione illegale oltre che di raccolta delle somme di denaro, anche l'esistenza di una «pirateria derivata», cioè soggetti che hanno carpito e e diffuso i contenuti oggetto di Pay Tv dopo averli sottratti a chi già li aveva illecitamente carpiti.

L'organizzazione chiamata 'Dvs Team' duplicava, infatti, abusivamente i contenuti digitali delle tv on demand, con l'acquisto di singoli contratti poi decriptati, rimuovendo blocchi e password e poi vende i cosiddetti 'abbonamenti pezzotto' di contenuti protetti dal diritto d'autore. Ovviamente, in assenza di accordo con le società concessionarie dei servizi digitali (Sky etc) fornendo anche i dispositivi per decodificare i segnali e accedere ai servizi senza pagare il canone al gestore.

«Con l'operazione The Perfect Storm per ora abbiamo colpito la 'cupola' dell'organizzazione che vendeva contenuti Iptv illegali e la rete dei re-sellers ma anche i clienti rischiano dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione e una multa da 2.500 a 25.800 euro». Lo ha sottolineato il tenente colonnello della Guardia di finanza, Gian Luca Berruti, nel corso di una conferenza stampa in modalità streaming.

«Molte persone - ha spiegato Berruti - pensano solo alla convenienza economica e non credono di commettere alcunche' di male: in realta' il semplice possesso del device usato per ricevere il segnale, quello che in gergo viene definito 'pezzotto', costituisce un reato penale. E' uno dei motivi per cui, quando abbiamo oscurato i siti, abbiamo reindirizzato gli utenti ad una pagina che li avvertiva di che cosa vanno incontro».

«Noi abbiamo acquisito traccia - ha aggiunto il sostituto procuratore di Napoli Valeria Sico - di tutti gli indirizzi Ip di chi ha utilizzato il servizio utilizzando una linea fissa o una linea mobile. Nei prossimi mesi si valutera' come procedere nei confronti di queste persone. Parliamo di 5 milioni di utenti».

«Grande soddisfazione per gli incisivi risultati conseguiti nell'ambito dell'operazione The Perfect Storm a contrasto dello sfruttamento illecito delle opere audiovisive sulla rete»

è il commento di Federico Bagnoli Rossi, segretario generale della Fapav (la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali) alla vasta operazione internazionale, denominata «The Perfect Storm», svolta in oltre 19 paesi a tutela del diritto d'autore e che ha portato all'oscuramento di oltre 5.500 siti illegali di live streaming e canali Telegram che diffondevano illecitamente contenuti protetti dal copyright in tutto il mondo.

«Quello che è emerso in questa operazione - afferma in una nota - è ancora una volta un vero e proprio business illecito legato alla pirateria audiovisiva, ramificato ed altamente remunerativo. I dati rivelati dalla Guardia di Finanza danno contezza di un reato, grave, ma spesso percepito nell'accezione comune come un qualcosa di immateriale. La realtà è che ci troviamo di fronte a dei criminali informatici che con le loro azioni vanno ad alimentare quell'economia del sommerso che tanti danni genera non al solo settore audiovisivo ma all'economia italiana in generale e stimati in oltre 1 miliardo l'anno, oltre alle perdite legate all'evasione fiscale e al Pil».

Per il segretario generale della Fapav,

«c'è molto da fare poiché le tecnologie sono evolute e così anche la stessa criminalità informatica si è raffinata. Non possiamo farci trovare impreparati, ma dobbiamo alzare sempre più l'asticella della lotta alla pirateria, soprattutto in un momento come quello attuale in cui l'economia italiana è in forte difficoltà a causa delle conseguenze legate all'emergenza sanitaria. Gli strumenti a disposizione ci sono e vanno potenziati al fine anche di sostenere la ripartenza del settore in un momento così delicato. Tra le priorità individuate è necessario rafforzare i poteri dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, recepire in Italia la direttiva Copyright, rendere più tempestive le collaborazioni internazionali, senza tralasciare le attività educational e di sensibilizzazione. Il nostro Paese - conclude - con questa ulteriore operazione di vasta portata si conferma con decisione in prima linea nel contrasto di questo fenomeno illegale per il quale è imprescindibile la massima attenzione».

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