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Che fine ha fatto l'auditel satellitare? Lost

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Fonte: La Stampa

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Satellite / Estero

Altro che meter dell'Auditel, in tv torna di moda lo «spannometro». Si fa tanto parlare di tv via satellite, di tv digitale, di nuova tv, ma è incredibile pensare che a tutt'oggi per valutare questo fenomeno ci si può affidare ancora solo ad analisi indirette, inevitabilmente grossolane. Nel mondo del marketing televisivo, per esempio, si nota il divario di risultato sulla tv generalista dei telefilm americani che già sono stati consumati sui canali satellitari. Indiscutibili grandi successi come Lost perdono da un anno all'altro metà del pubblico, come capita su Raidue, se non sono inediti; viceversa, trionfa Dr. House che Italia 1 propone in prima visione, con il satellite che segue dopo. Grey's Anatomy, altro esempio, è un must talmente già consumato sul satellite, che finisce in seconda serata su Italia 1. Non parliamo poi di analoghi precedenti casi clamorosi, come 24, un cult che è stato riproposto dalla rete Cenerentola delle generaliste, Retequattro, e non certo solo perché Jack Bauer stia politicamente dalla stessa parte di Emilio Fede. Molto citato è anche il caso del Grande fratello 2007, la cui poca brillantezza in parte si può far persino risalire alla programmazione sul cosiddetto «digitale terrestre». Secondo l'ex ministro Gasparri doveva rivoluzionare il consumo di televisione in Italia ma, nonostante i decoder di Stato, in realtà, si ferma tra lo 0,3 e lo 0,49 per cento degli spettatori. Sì, avete letto bene: zero virgola nemmeno mezzo punto!

Ma allora che dimensioni hanno raggiunto davvero la tv via satellite e la tv digitale? E quali reti e quali programmi funzionano di più? La risposta sulla carta dovrebbe essere semplicissima, visto che era stata annunciata per febbraio la pubblicazione delle rilevazioni Auditel allargate anche agli spettatori di Sky, delle altre piattaforme e del digitale terrestre. Ma ora che ci si avvicina al momento fatidico, qualcosa s'inceppa nel delicato meccanismo. Anche se l'Auditel sostiene di aver messo meglio a punto il sistema secondo le richieste degli editori satellitari, per rendere pubblici i dati ci vuole il consenso non solo degli azionisti di maggioranza Rai e Mediaset (e in viale Mazzini è all'ordine del giorno oggi una riunione sul tema), ma di tutti gli interessati. E a chiedere ora con una lettera all'Auditel di fermare tutto, a quanto risulta a La Stampa, è proprio il gruppo più significativo degli editori cosiddetti indipendenti della piattaforma Sky, che comprende marchi di spessore nel mondo dei media come Sony-Axn, Nbc Universal, Turner-Cartoon network, Viacom-Paramount, Jimmy e Discovery. «I dati Auditel, soprattutto sui singoli canali, lasciano ancora troppi dubbi e per limitare distorsioni dell'informazione chiediamo il rilascio di un dato ufficiale con metodi e tempi che ne innalzino l'attendibilità statistica»: così si legge nella lettera. In soldoni, queste tv satellitari chiedono rilevazioni, come avviene in Francia, da pubblicarsi due volte all'anno, o tutt'al più ogni trimestre, ma mai e poi mai «la comunicazione pubblica giornaliera del dato».

Fuor di tecnicismi, nel mondo delle tv satellitari si teme che una lettura distorta dei dati d'ascolto danneggi sul mercato pubblicitario il nuovo terzo polo televisivo che s'avanza, sull'onda di 4 milioni e 100mila abbonati Sky e di un altro più o meno probabile milione di utenti satellitari non Sky (senza contare, per esempio, i tanti appassionati di calcio che vanno a vedersi le partite nei locali pubblici, con picchi, pare, di un milione e mezzo di spettatori). Alla fine nessuno si fida di una società di rilevazione che fa capo al trust Rai-Mediaset e che, tanto per dire, ha lo stesso presidente da 22 anni, Giulio Malgara, berlusconiano doc ma longevo quasi come un Fidel Castro dei dati d'ascolto.

Paolo Martini
per "La Stampa"

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