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Il futuro della tv italiana nella capanna dello zio Tom

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Fonte: Libero Mercato

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Sky Italia
  domenica, 28 ottobre 2007

Tom MockridgeQuando Tom Mockridge, nel febbraio 2002 sbarcò in Italia dalla terra dei canguri con la missione di fare l'elettroshock alla tv italiana, era una di quelle piovose mattine romane che t'inumidiscono anche i pensieri.

Tom aveva 48 anni, un'aria smagata da mister Crocodile Dundee, l'abito cupo da esattore comunale e una conoscenza dell'italiano piuttosto sgarzolina. Sull'italiano disse: «Faccio prima io a prendere lezioni d'italiano che voi d'inglese» ; oggi parla ancora come Don Lurio.

Ma, insomma, Tom si materializzò assieme a due tutor -come al Cepu- l'inglese David Bouchier e l'australiano Mark Williams; era stato inviato dallo "Squalo" Rupert Murdoch con lo scopo di fondere le due pay-tv concorrenti Stream e TelePiù e creare Sky Italia, un colosso che avrebbe dovuto rassettare 4 milioni d'abbonati nel primo triennio e incastrare nel costato del duopolio televisivo la lancia di Longino della tv a pagamento.

Un'impresa dal sapore mistico, ma impossibile se non addirittura idiota a detta dei tecnici, compreso chi scrive.

Eppure lo zio Tom si rimboccò le maniche. Applicò quello che i posteri chiamarono "il metodo Mockridge da squalo gentiluomo", riti aziendali dal rigore quasi gramsciano. Una ventina di teste di manager delle vecchie tv incrostate dalla politica rotolarono sul pavé della Salaria (sede romana di Sky); rimasero solo Sanfilippo (ufficio legale), Labianca (finanziario) e Camiglieri (relazioni esterne) ai quali s'aggiunsero i giornalisti: Bruno e Pastorin, Friedman e, al tg, Carelli ex Mediaset che pareva passato di lì per caso ma che gradualmente rese il canale all-news la cifra estetica di un nuovo modo (asettico, autorevole e apolitico) di porgere le notizie.

Tutti gli uomini di Tom furono ricondizionati al lavoro h24, dotati di Blackberry e interconnesione wifi col capo, modificati geneticamente per resistere alle notti insonni e ai cambi di fusi orari. Camiglieri, in particolare, aiutato da Tarak Ben Ammar amico di amici di Rupert (si chiamano così in azienda, per nome "Tom", "Rupert", "Lachlan": una grande famiglia) lo introdusse nei budoir della politica romana. «La pervasione della politica fu per Tom una strana scoperta: non gli pareva possibile che per operare bisognava passare di lì, nè che il premier in carica era il proprietario dell' azienza concorrente...», dicono i colleghi.

In effetti l'impresa era duretta. Certo, oggi che il bilancio di Sky è per la prima volta in utile (crescita da 32 a 65 milioni di euro); oggi che il concetto di "ascolto disaggregato" e di Auditel satelittare è masticato e digerito; oggi che la parola "multipiattaforma" non porta il pensiero ai trampolini e alle piscine; bè, oggi, è facile dire che "Coi soldi di Murdorh ce la facevano tutti". Eppure se Sky, la capanna dello Zio Tom non è crollata, anzi, un motivo ci sarà.

Francesco Specchia
per "Libero Mercato"

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