Insospettabili tane nelle intercapedini delle pareti. Labirinti di cunicoli che dalla casa 'madre' portano a quelle degli affiliati. Mini-appartamenti celati da una botola, dove vivere nascosti come topi, per onorare al meglio le due regole fondamentali della latitanza: «non abbandonare mai il tuo territorio e nasconditi meglio che puoi».
Sono i covi dei boss svelati negli anni dalle forze dell'ordine e ora raccontati come mai prima in 'Mafia Bunker-Caccia ai Boss', viaggio esclusivo nel mondo sotterraneo della criminalità organizzata, in onda su History (canale 407 di Sky) martedì 16 aprile alle 21 (su SkyTg24 Rassegne a mezzanotte) e atteso a maggio sulla BBC.
Coprodotto dall'italiana Stan by me e dagli inglesi di Lion Tv per Fox e BBC2 e realizzato insieme a magistratura antimafia, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, il documentario nasce da un'idea di Simona Ercolani e dopo due anni di gestazione debutta con il volto dello storico e scrittore britannico John Dickie.
«Così come il lavoro realizzato in Sicilia negli anni Ottanta - racconta Dickie - anche l'Operazione Crimine raccontata in questo documentario ha segnato una svolta nella lotta a Camorra e 'Ndrangheta. Si è scoperto che la vocazione al coordinamento è sempre esistita, già negli anni Venti-Trenta e forse anche alla fine dell'Ottocento. I bunker dei boss furono oggetto già della repressione fascista, ma mai» con una caccia «così efficace e continuativa come quella degli ultimi anni. È un segnale che lo Stato sta facendo sul serio».
Nel documentario Dickie parte alla scoperta dei bunker individuati in Calabria e Campania, dove i boss, braccati dalle forze dell'ordine, spariscono nelle viscere della terra, pur di continuare a gestire illeciti interessi multimilionari. Vere e proprie segrete del potere, senza eguali nel mondo, dove, prigionieri già prima di essere presi, si sono nascosti personaggi come Michele Zagaria e Francesco 'Ciccio' Pesce.
Tra interviste ad esperti e protagonisti, dal colonnello Pasquale Angelosanto al dirigente della PS Renato Cortese, responsabili anche della cattura di Carmine Alfieri e Bernardo Provenzano, e con filmati inediti, intercettazioni telefoniche (come quella in cui Zagaria stesso si 'lamentà di un articolo con un giornalista), ricostruzioni grafiche e blitz notturni seguiti 'livè nei territori 'caldì di Casal di Principe e Reggio Calabria, il documentario svela insieme l'incessante lavoro degli uomini delle forze dell'ordine e l'insospettabile topografia parallela costruita negli anni dai boss, con 'ndranghetisti che hanno sventrato la strada principale di un paese come fossero operai del Comune o intere case scorrevoli a celare appartamenti arredati come un hotel di terza categoria.
«Negli altri paesi - commenta Maurizio Masciopinto ricordando il capo della Polizia Antonio Manganelli, recentemente scomparso - non esistono i latitanti, ma quelli che scappano, i fuggitivi. Il concetto di latitante è tutto italiano, come la mafia. Questo documentario dimostra che non esistono santoni protetti e che lo Stato può vincere».
Tanto da far dire in diretta al boss Zagaria, quasi sollevato per esser stato scoperto, «lo Stato vince sempre, lo so».