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Diritti Tv Serie A 2018 - 2021 nelle mani di MediaPro? La partita non è chiusa

News inserita da: Simone Rossi (Satred)

Fonte: Ansa

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Diritti Tv Serie A 2018 - 2021 nelle mani di MediaPro? La partita non è chiusaLe offerte di Sky e Mediaset non sono bastate, per ora la partita dei diritti tv della Serie A la stanno vincendo gli spagnoli di MediaPro. L'intermediario che già gestisce i diritti tv della Liga ha messo sul piatto 950 milioni di euro e royalties fino a oltre il miliardo (quanto speravano i club), a condizione di poter realizzare per 3 anni (o meglio per 6) un canale tematico, rivendendo le partite su ogni piattaforma ai broadcaster, che non avrebbero più la produzione editoriale degli eventi. La fine però è lontana almeno una settimana. Nei prossimi giorni la Lega e l'advisor Infront tratteranno con MediaPro per migliorare l'offerta e chiarire ogni aspetto di un progetto inedito, e contemporaneamente lavoreranno a un piano alternativo, che potrebbe rimettere in corsa Sky e Mediaset, ma anche chi, come Tim e Perform, ha partecipato al bando per Internet con offerte ben sotto la base d'asta. «Questo - ha chiarito l'ad di Infront, De Siervo - potrà avvenire solo ai valori che merita la Serie A. Il calcio vuole recuperare la sua centralità».

Dopo le trattative private con Sky e Mediaset, la Lega si è trovata con offerte per 830 milioni: 630 messi da Sky, che ha rilanciato da 81 a 150 milioni per i pacchetti D1-D2, con le gare in esclusiva di 12 squadre (inclusa la Roma), comunque sotto il prezzo minimo di 320 milioni; Mediaset invece ha confermato la prima offerta di 200 milioni per il B (con 8 squadre, incluse le big Juve, Milan, Napoli, Inter, Lazio, Fiorentina per il digitale terrestre), che nel bando aveva una base d'asta di 260 milioni. Con 18 voti a favore, un contrario e un astenuto l'assemblea ha respinto le proposte dei due broadcaster e Sky - con una lettera strategica per tenere i giochi aperti - ha avvertito di essere pronta a entrare in concorrenza con MediaPro per acquistare il pacchetto globale e sublicenziare una porzione dei diritti. Proprio mentre si valutava l'offerta degli spagnoli (come Javier Tebas, in pole per il ruolo di nuovo ad della Lega), unico concorrente nel bando subordinato per intermediari indipendenti. Nella proposta dell'agenzia spagnola (1,6 miliardi di fatturato e seimila dipendenti) descrive una rivoluzione per il calcio italiano in tv, con la nascita di un canale della Lega attivo sette giorni alla settimana. «Come in Spagna si racconterà non la partita ma il campionato, con la stessa cura del prodotto in ogni stadio», ha notato De Siervo, spiegando che MediaPro produrrebbe gare e contenuti da offrire «con gli stessi telecronisti e conduttori su ogni piattaforma, a tutti gli operatori, da Tim a Vodafone a Netflix, da Sky a Mediaset.

Che rischiano di perdere la leadership editoriale, non distributiva». Ma la partita non è finita. Ancora più aperto e ingarbugliato è lo scenario politico della Serie A e di conseguenza delle elezioni federali di lunedì, quando fra l'altro scadrà il mandato di Tavecchio, che si è difeso dalle accuse del presidente del Coni Malagò, facendo il bilancio dei suoi 9 mesi da commissario. La Lega di nuovo ha rinviato il rinnovo della governance e ha chiesto approfondimenti legali sulla modifica dei quorum pretesa dal Coni. Ma 10 club (ossia il 6% del peso elettorale) hanno incontrato due dei candidati alla presidenza della Figc, Gravina e Tommasi, impegnandosi a far convergere i loro voti sul presidente della Lega Pro (17%) e invitando quello dell'Assocalciatori (20%) a fare sintesi e creare una coalizione da circa il 55% con anche allenatori (10%), arbitri (2%) e alcuni club di B. Tommasi per ora resta in corsa, convinto di avere più voti di Gravina con Aic, allenatori e arbitri, e di potersela giocare contro il terzo candidato, Sibilia, il n.1 della Lnd (34%), sostenuto dal resto dei club di A e B. Al momento nessuno avrebbe la maggioranza del 75% per fare le riforme, e lo scenario più probabile resta quello di un doppio commissariamento, della Figc e della Lega.

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