USA, superspot per il Superbowl
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Il Messaggero
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Sport
Che settimana super per l?America! Il supermartedì elettorale, che ha visto scatenarsi 24 stati, è stato preceduto dal Superbowl, la superpartita di football che ha incantato cento milioni di telespettatori. Un terzo degli americani sono rimasti per tutta la sera ad ammirare le prodezze dei marziani in campo e, quasi senza accorgersene, hanno assimilato più messaggi pubblicitari che in un mese.
La finalissima del campionato di questo sport è infatti attraversata da messaggi commerciali rapidi, carissimi e raffinati. Ogni spot non può durare più di trenta secondi e costa due milioni e settecentomila dollari. Ma soprattutto deve essere bello e stimolare il meglio della fantasia. Per invitare il pubblico a consumare, alla faccia della recessione.
Diceva McLuhan che la moderna Cappuccetto rosso, allevata a suon di canzoncine pubblicitarie, non ha nulla in contrario a lasciarsi mangiare dal lupo. E questo è il lato negativo della questione, ovvero la dipendenza causata dalle ?reclame?. Ma Norman Douglas scriveva che si possono capire gli ideali di una nazione dalla sua pubblicità. E questo è il lato positivo della stessa questione, ovvero la forza artistica di un messaggio che - come alcuni linguisti hanno capito - somiglia molto alla poesia.
Ebbene, gli Stati Uniti visti attraverso i loro spot sono un gran bel paese, ironico, elegante, e pieno di liricità. La trasmissione dei superbowl ne è stata una prova. Le solite battaglie tra bevande, cibi, automobili e elettrodomestici si sono svolte all?insegna dell?intelligenza e dell?eleganza grafica. E cinque milioni di telespettatori hanno dato un voto ai migliori spot, nell?appendice alla partita che si è svolta su Internet.
Due sono stati i messaggi più ammirati. Il primo raffigurava una bottiglia di Coca che svettava tra i grattacieli di Manhattan. Il secondo ritraeva, per Victoria Secret, una deliziosa modella che abbracciava un pallone ovale. Questo ?carosello? infinito ha avuto anche una funzione scacciapensieri, tanto più che dal video sono stati opportunamente esclusi gli spot elettorali. Stavolta Hillary, Obama, McCain e Romney sono rimasti al di qua dello schermo. A guardarsi la partita a casa.
La finalissima del campionato di questo sport è infatti attraversata da messaggi commerciali rapidi, carissimi e raffinati. Ogni spot non può durare più di trenta secondi e costa due milioni e settecentomila dollari. Ma soprattutto deve essere bello e stimolare il meglio della fantasia. Per invitare il pubblico a consumare, alla faccia della recessione.
Diceva McLuhan che la moderna Cappuccetto rosso, allevata a suon di canzoncine pubblicitarie, non ha nulla in contrario a lasciarsi mangiare dal lupo. E questo è il lato negativo della questione, ovvero la dipendenza causata dalle ?reclame?. Ma Norman Douglas scriveva che si possono capire gli ideali di una nazione dalla sua pubblicità. E questo è il lato positivo della stessa questione, ovvero la forza artistica di un messaggio che - come alcuni linguisti hanno capito - somiglia molto alla poesia.
Ebbene, gli Stati Uniti visti attraverso i loro spot sono un gran bel paese, ironico, elegante, e pieno di liricità. La trasmissione dei superbowl ne è stata una prova. Le solite battaglie tra bevande, cibi, automobili e elettrodomestici si sono svolte all?insegna dell?intelligenza e dell?eleganza grafica. E cinque milioni di telespettatori hanno dato un voto ai migliori spot, nell?appendice alla partita che si è svolta su Internet.
Due sono stati i messaggi più ammirati. Il primo raffigurava una bottiglia di Coca che svettava tra i grattacieli di Manhattan. Il secondo ritraeva, per Victoria Secret, una deliziosa modella che abbracciava un pallone ovale. Questo ?carosello? infinito ha avuto anche una funzione scacciapensieri, tanto più che dal video sono stati opportunamente esclusi gli spot elettorali. Stavolta Hillary, Obama, McCain e Romney sono rimasti al di qua dello schermo. A guardarsi la partita a casa.
Claudio Angelini
per "Il Messaggero"
(06/02/08)
per "Il Messaggero"
(06/02/08)
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