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Lunch match e monday night, cos la tv sbricioler il pallone

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Fonte: La Repubblica

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Sport
Prove tecniche, ormai pressoché definitive, di frammentazione del calcio. Tutto il calcio ora per ora, giorno per giorno, per tenere assieme un singolo turno di campionato. Le novità annunciate evocano un personaggio mitico creato da Elio e le Storie Tese: Shpalman.
 
Lasciamo stare cosa spalmava quello, ma il genio della spalmatura a scopi televisivi ha ormai via libera sul pallone: Inter-Livorno alle 16 di sabato fa intravedere una robusta fetta di futuro. Di un weekend calcistico che possiamo immaginare facilmente, ormai: si parte proprio alle 16 del sabato con una partita di basso calibro, il tempo di sgranchirsi e alle 18 inizia una seconda gara, con almeno una delle due protagoniste di un certo livello. Alle 20.30 l'anticipo classico, che a questo punto diventa il posticipo degli anticipi, che le pay-tv (Sky e Mediaset digitale) avranno premura di scegliere a un certo livello, la prima o la seconda gara del turno in ordine di importanza.
 
Domenica mattina libera per il giro della città e lo shopping, a patto di rientrare presto: spuntino veloce e alle 13 scatta l'anticipo del posticipo degli anticipi o qualcosa del genere. Alle 15, con una certa malinconia di fondo, lasciando tutti con uno spalmo di naso, va in scena il simulacro ormai scheletrico del tempo che fu, la vecchia domenica di campionato. Quante partite? Tre, non di più. Perché alle 18 ci sarebbe giusto l'anticipo del posticipo dell'anticipo posticipato: a quel punto ne mancano due, una è il superclassico posticipo vecchio stampo, il partitone alle 20.30, quello che ormai una quindicina di anni fa sancì l'avvio della frammentazione. E l'ultima: è il top della perversione, il famoso Monday Night praticato nei paesi anglosassoni, appunto la sfida che chiude il turno il lunedì sera (l'altra sera, per dire, c'era l'Arsenal in tv).
 
E' il quadro più apocalittico possibile, s'intende: alla fine qualche paletto verrà messo ma il senso è quello. E non solo: c'è da giurare che quelli delle tv continueranno a sospirare guardando a ovest verso la Spagna dove spesso e volentieri, approfittando di mille condizioni favorevoli, piazzano la domenica sera il Real Madrid alle 20 e il Barcellona alle 22 o viceversa.
Ma con gli stadi pieni. Perché qui sta il punto, da noi il pompatissimo "stadio virtuale" televisivo, quello da centinaia di migliaia di spettatori a partita, si è via via mangiato lo stadio vero.
 
Le abitudini dei tifosi praticanti sono destinate a saltare definitivamente per aria: l'abbonamento, per dire, lo si fa sulla fiducia: io tifoso consegno a te, società di calcio, non solo i soldi anticipati ma anche la mia totale disponibilità nel weekend, fa' di me quello che vuoi, decidi tu settimana per settimana la mia agenda. Trasferte organizzate, rituali dei club tifosi, pullman: tutto si complica all'insegna dell'improvvisazione volta per volta. Bisognerebbe farlo presente alle società, ma la totalità dei dirigenti quando sentono dire "abbonamento" o biglietto-stadio si frugano in tasca cercando l'argent de poche per il caffè: e un attimo dopo riprendono a contare le milio-nate fitte elargite dalle televisioni.
 
Fermo restando che il colpo che impressiona da parte delle tv è anche un altro: ovvero l'annunciato inizio del derby romano alle 21.15, mercoledì 16 marzo. Qui non è solo opera di Shpalman, qui e' è altro: è vero che serve per concedere il secondo tempo del derby romano a chi prima si è visto in tv l'Inter o la Juve, ma è soprattutto un'altra cosa, è la partitona offerta nella vera prima serata televisiva. Ovvero, uno prima guarda Striscia la Notizia o i pacchi, poi gira e inizia la partita. Roba da grandi. Del resto quest'anno per la prima volta il Festival di Sanremo si ferma una sera, il mercoledì, perché in contemporanea c'è la giornata di serie A, tutta in criptato, con il supermatch Inter-Roma: un riconoscimento, nonché resa, totale alle paytv. E quelle, a quel punto, si sono montate la testa.
 
Antonio Dipollina
per "La Repubblica"

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