«C'è ancora troppa burocrazia. Qui avrei voluto essere più veloce». Lo dice Antonio Campo Dall'Orto, tracciando - in un'intervista a La Stampa - il bilancio del suo primo anno da dg della Rai. «Ad esempio - spiega -, occorre più di un anno per acquistare delle telecamere in un mondo in cui gli standard cambiano ogni due. È un freno per l'efficienza complessiva». La sfida sarà il lancio dell'app Raiplay: «partiamo da zero e in ritardo, ma se riuscissimo ad avere due milioni e mezzo di famiglie in un anno vorrebbe dire che abbiamo cambiato il profilo del nostro mezzo e di chi lo segue».
E «la Rai parlerà anche inglese, con le fiction internazionali sino ad un eventuale notiziario per il pubblico straniero». «Ci saranno - afferma - programmi in inglese. Già dal 2017. Dobbiamo decidere se vogliamo un servizio in lingua inglese o un canale. L'importante è valicare i confini». Tornando sulle critiche sulle nomine, a distanza di oltre un mese, afferma che «abbiamo scelto dei profili che hanno lunghi percorsi e professionalità consolidate all'interno dell'azienda». Davvero non vi siete sentiti con Renzi? «No, no. Abbiamo avuto piena libertà di agire», risponde. Se Bolloré sbarca con Mediaset in Italia è un'opportunità o una minaccia? «Come servizio pubblico, credo che qualunque evento che porti maggiori investimenti sia positivo. La concorrenza fa bene», conclude.