Due giorni dopo la bufera piovuta sulla puntata del suo programma Parliamone sabato, dedicata alle virtù delle donne dell'est, Paola Perego esce dal silenzio e non risparmia critiche ai dirigenti di Rai1, ai politici che tacciono sulla mediocrità dilagante, alla presidente della Camera Laura Boldrini, che «faceva televisione» quando lei già lottava «per i diritti delle donne». È un fiume in piena la conduttrice in un'intervista in onda a Le Iene Show su Italia1, perché - spiega - sta male dopo le accuse di sessismo.
«Hanno chiuso il programma e io adesso credo che rescinderanno anche il mio contratto», fa sapere, dicendosi preoccupata per tutti quelli che perderanno il lavoro dopo questa scelta. L'attacco è frontale soprattutto nei confronti di chi - sostiene - ha deciso di scaricarla, pur sapendo tutto. «Codardi» sono il capostruttura e il direttore della rete ammiraglia che «si sono dissociati da una cosa che avevano approvato e adesso fanno la figura di quelli che stanno salvando l'Italia da questo 'mostrò che è sessista». «Mi hanno messa in mezzo in qualcosa di molto più grande di me - dice -. Hanno usato me come potevano usare forse qualcun altro. Forse è scomodo mio marito». Il riferimento è a Lucio Presta, finito nel mirino come gli altri principali agenti delle star televisive, perché, a detta di politici dei diversi schieramenti, in grado di fare il bello e il cattivo tempo in tv.
Proprio per ridimensionare il loro ruolo in Commissione di Vigilanza le diverse forze politiche avevano raggiunto un accordo su alcune norme inserite nell'ultimo contratto di servizio, poi non entrato in vigore. A rischiare il posto è ora la responsabile del programma Raffaella Santilli, che dovrebbe essere sostituita a breve. La vicenda ha in realtà accelerato una revisione dell'organigramma della rete, alla quale il direttore Andrea Fabiano lavorava già da tempo. Non è escluso comunque che, se le acque non si calmeranno, il tema approdi in consiglio di amministrazione la prossima settimana. Tra i temi caldi, in vista della riunione di mercoledì, anche il tetto di 240 mila euro agli stipendi degli artisti. Oggi ha fatto discutere la scelta di Lucia Annunziata di scrivere ai vertici di Viale Mazzini e alla Commissione di Vigilanza per chiedere l'applicazione della misura nei suoi confronti dal primo aprile, a prescindere dalle decisioni aziendali.
«La richiesta non pretende di essere un giudizio sulla giustezza o meno della adozione del 'tetto' - scrive la giornalista -. Nonostante io non sia un dipendente, preferisco, per questione di equità sostanziale, aderire a una norma cui si sono adeguati tutti i giornalisti interni Rai».
Di «gesto autorevole» parla il consigliere Rai Franco Siddi, che auspica «una riflessione da tutti coloro che hanno collaborazioni di rilievo nella tv pubblica» e invita «il legislatore e l'azionista ad individuare soluzioni più eque in materia di compensi». Apprezzamento anche da parte del capogruppo di FI alla Camera Renato Brunetta, che denuncia voci di «possibili trucchetti che i vertici di Viale Mazzini potrebbero utilizzare per aggirare la legge»
Il riferimento è alle ipotesi di documenti interpretativi della portata della norma, senza i quali la misura scatterebbe dal primo aprile. A meno che a intervenire - ma al momento non sembrano esserci segnali in tal senso, almeno a breve termine - non sia il Tesoro o, come sembra ritenere necessario più di un esponente governativo, il Parlamento che ha concepito e approvato la norma con il tetto.