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Il web 2.0 si integra con i programmi tv

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Fonte: Finanza e Mercati

T
Televisione

Tutto è iniziato con la nascita della Rete. Allora il Web era stato concepito solamente come un modo per visualizzare documenti ipertestuali statici, creati con l'uso del linguaggio «primitivo» Html. Ovvero Web 1.0. Poi comparvero i primi siti dinamici, forum o blog. Si apriva così l'interazione tra utenti.

Oggi si parla con insistenza di Web 2.0: un nuovo approccio alla rete, una nuova generazione di siti Internet basati sulla collaborazione e condivisione di contenuti creati dagli utenti.

E dello sbarco di quest'ultimi sulla tv e i telefonini, e delle opportunità per le media companies, se n'è occupato Gesualdo Vercio, con una tesi alla Bocconi, seguita dal Carlo Alberto Carnevale, docente del'Area strategia alla Bocconi di Milano.

Da alcuni anni in Internet si è sviluppato infatti un mercato dell'innovazione, di cui sono protagonisti, da un lato, una molteplicità di start up e, dall'altro, un piccolo gruppo di grandi acquirenti con in testa la News Corp di Rupert Murdoch. Il magnate australiano, nel luglio 2005, ha acquistato MySpace per 580 milioni di dollari (ora il suo valore è stimato intorno ai 6 miliardi), e Google, che si è aggiudicata YouTube nell'agosto 2006 per 1,65 miliardi. L'interesse degli operatori economici per i social network parte dal boom del peer-to-peer, per la condivisione e lo scambio di musica.

«È innegabile che Napster abbia avuto il merito di far comprendere da una parte il forte interesse per la fruizione di contenuti multimediali su Internet, dall'altra una certa propensione alla condivisione», scrive Vercio.

I social network si dividono in due grandi categorie, la prima delle quali è quella degli aggregatoli multimediali, che consentono di cercare e scaricare materiale che va dalle foto (Flickr), alla musica (last.fm), ai video (YouTube), ai semplici link (Del.icio.us). La seconda categoria è quella degli aggregatoli sociali, utilizzati per trovare e ritrovare amici (MySpace, Friend-ster), dating (Love.dada.net in Italia), creare o ampliare un network professionale (Linke-dln).

Le società di telefonia mobile e quelle televisive, nota Vercio, si stanno rendendo conto della potenzialità dei social network e cercano di sfruttarla anche in Italia. Tim e 3 hanno attivato piattaforme virtuali collegate a piani tariffari pensati per target specifici di età per rimanere in contatto con gli amici, creare blog, chattare, pubblicare foto.

E anche Mediaset va verso l'integrazione tv-web, attraverso il proprio portale e alcune trasmissione. Il TgCom utilizza più filmati provenienti da altre fonti (soprattutto YouTube) che autoprodotti. E il sito delle Iene realizza già filmati esclusivi per il web e coinvolge gli utenti invitandoli a doppiare materiali presenti online.

Nicola Brillo
per "Finanza e Mercati"

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