Lui è il primo italiano nella storia della Berlinale a ricevere il prestigioso riconoscimento della "Berlinale Kamera" per il suo impegno di documentarista. Peccato che, come tiene a sotolineaie: «L'Italia mi ignora».
Gianni Mina è l'uomo dai mille volti - giornalista, scrittore, documentarista, conduttore - che ha lasciato un segno nella storia della televisione italiana. Berlino se ne innamorò due anni fa, quando il festival proiettò il suo "In viaggio con Che Ghevara". Al direttore Dieter Kosslick rimase la voglia di approfondire il suo lavoro e venne in Italia per conoscerlo.
«È stata una soddisfazione grandissima. La Berlinale mi ha dato un premio e dedica una retrospettiva ai miei film su Cuba. In pochi giorni mi hanno intervistato quindici testate da tutto il mondo».
E la stampa italiana,signor Mina, come si comporta?
Il discorso non si limita alla stampa: in Italia è come se fossi un desaparecido. Da nove anni non lavoro più in tv, pur avendole dato 40 anni della mia vita. Credevo che la mia esclusione fosse finita con la caduta di Berlusconi. ma non è così. Mi chiedo se ci siano delle oligarchie, delle lobby...
Ma lei guarda la televisione?
Poco, pochissimo. I documentali storici, Fazio, i programmi notturni dì Rai 3. Il mercato della televisione culturale non è cambiato molto negli ultimi vent'anni. Credo di avere dato il mio apporto a una forma di informazione senza tempo con le mie storie (del jazz, della boxe, della musica sudamericana, ecc.), i talk show, gli incontri con il Dalai Lama, con Scorsese, con Pontecorvo, e con altri grandi.
Molti però la ricordano perì dvd su Maradona in vendita con la "Gazzetta dello Sport".
Sì, sono state già vendute 750.000 Copie dei primi cinque episodi, e siamo solo a metà della raccolta. Questo vuole dire che, se non altro, esisto per il mercato e per il pubblico.
Diversi documentari sul Sud America, un'interminabilein-tervista a Fidel Castro, la dirczione di una rivista intitolata "Latino America", Mina da dove nasce questa passione?
È stato un amore a prima vista. Il sud America è un continente splendido e ricco di creatività, da cui vengono alcuni fra i massimi scrittori e artisti viventi. Da qualche tempo sta soffiando un vento nuovo perché otto paesi hanno cambiato governo uscendo dalla schiavitù economica neoliberale. E io ho deciso di raccontarlo con una serie di otto documentar! dedicati ai rispettivi paesi che sì stanno liberando dalle multinazionali americane: Brasile, Venezuela, Cile, Bolivia, Equador, Argentina e Uruguay.