Gli editori sono favorevoli al tetto del 45% sulla pubblicità televisiva previsto dal disegno di legge Gentiloni. Il presidente della Fieg, Boris Biancheri, nel corso delle audizioni davanti alle commissioni Trasporti e Cultura della Camera, chiede il ripristino del limite per le concessionarie dì pubblicità televisiva, fissato dalla legge Maccanico e abrogato dalla Gasparri (pari al 30% del mercato tv). «Limite che esiste per la carta stampata», aggiunge Biancheri, ricordando una norma della legge sull'editoria, l'articolo 12, che vieta di esercitare l'esclusiva per quotidiani la cui tiratura superi il 30% di quella nazionale.
Parere positivo della Fieg «per l'inserimento delle telepromozioni negli indici orari di affollamento pubblicitario», per la «ridefinizione del Sic» (il Sistema integrato delle comunicazioni) e per il rafforzamento delle sanzioni a disposizione dell'Autorità per le comunicazioni. Il disegno di legge, secondo Biancheri, «potrà determinare un passaggio di investimenti dalla tv alla carta stampata», se gli investitori individueranno nell'editoria «uno strumento adatto e alternativo». Potrà cosi bloccarsi la «forbice» tra tv e carta stampata che «aumenta ogni anno dell'1-2%». La Fieg è fiduciosa in una parziale sostituibilità tra mezzo tv e mezzo stampa (più marcata per i periodici rispetto ai quotidiani, ncir).
La Gentiloni, però, «da sola non basta»: negli Stati Uniti si è passati in pochi anni da 65 a 43-44 milioni di copie vendute al giorno. «Occorre una maggiore flessibilità per adattarsi alle diverse situazioni di mercato», chiede la Fieg. Favorevole alle norme del Ddl anche la Fnsi; «I'intervento legislativo deve portare l'Italia fuori dal duopolio», sottolinea Paolo Serventi Longhi, segretario nazionale.
Gli operatori della telefonia mobile chiedono l'accesso alle frequenze in eccedenza (Tre che dà parere favorevole ai meccanismi redistributivi previsti dal provvedimento) riservando parte delle risorse alla tv in mobilità (Vodafone). Positivo il giudizio sul diritto di accesso alla rete a banda larga di Telecom. Fastweb ne chiede l'allargamento ai servizi "non lineari" come il video on demand. Gli operatori telefonici chiedono l'accesso ai contenuti televisivi, la «vera risorsa scarsa» (Vodafone). Per Fastweb è un paradosso che una piattaforma via cavo paghi più per i contenuti gratuiti delle tv generaliste che per quelli della tv a pagamento (grazie agli obblighi imposti a Sky dall'Ue, ndr).
Luca Montrone, proprietario di TeleNorba, presidente dell'associazione Alpi, chiede limiti più restrittivi di quelli proposti dal Ddl Gentiloni per la pubblicità delle tv nazionali (15% orario per gli spot rispetto al 18% in vigore, e 12% quotidiano) e l'abbassamento del tetto sulla pubblicità televisiva dal 45 al 35%. Questo «per elevare i prezzi degli spot nazionali, molto più ridotti di quelli europei, a tutto svantaggio delle aziende italiane che vogliano andare in Europa. Le piccole e medie aziende, che valgono il 70% dell'economia, hanno solo il 6% di ascolto delle tv locali per comunicare». Montarne propone anche un tetto di 30omila euro per le campagne sulle tv nazionali.
Marco Mele
per "Il Sole 24 Ore"