Le frequenze tornano al centro del processo di transizione alla televisione digitale.
L'Autorità per le comunicazioni ha approvato ieri la delibera con la quale sarà assegnata, con bando di gara, il 40% della capacità trasmissiva digitale dei soggetti con più di due concessioni analogiche.
Rai, Mediaset e Telecom Italia Media dovranno cedere circa nove Megabit sui 20 che costituiscono la capacità di ogni singola rete digitale (multiplex).
Tale delibera, di cui sono relatori Stefano Marinoni e Michele Lauria, arriva proprio nel giorno in cui il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, nell'audizione in Parlamento sui diritti televisivi del calcio, conferma che Mediaset intende utilizzare le frequenze che si liberano nel passaggio dall'analogia: al digitale per sperimentare l'Alta definizione.
Il gruppo lo ha già fatto a Cagliari, quando, ha convertito dall'analogico le frequenze analogiche dalle quali trasmetteva Rete4. Sui diritti sportivi, Mediaset chiede di fare salvi i contratti già stipulati ed è contraria al divieto di acquisire diritti multipiattaforma.
L'Alta definizione, oggi, richiede quasi l'intera capacità di un multiplex. Quest'ultima aumenterà , in tempi non lunghi con l'evoluzione degli standard di trasmissione e compressione.
L'Alta definizione riduce il numero dei programmi offerti ai pubblico (i relativi ricevitori non sono ancora sul mercato) e delle frequenze contendibili sul mercato. Anche se rappresenta la differenza futura rispetto alla tv in mobilità  o in Rete.
Ed è possibile "convertire" in digitale, Alta definizione o meno, le frequenze che non sono state coordinate - e quindi assegnate all'Italia - dalla Conferenza di Ginevra del giugno 2006?
«La disponibilità di capacità trasmissiva a favore di altri soggetti —sottolinea Gina Nieri, direttore degli affari istituzionali di Mediaset e responsabile del digitale terrestre —passa per quel 40% che dobbiamo mettere a disposizione di terzi in base alle indicazioni dell'Autorità per le comunicazioni».
Le indicazioni di quest'ultima sono, in sostanza, di dividere in tre lotti la capacità da assegnare con bando di gara. Il primo sarà riservato agli editori di contenuti indipendenti. Il secondo dovrà permettere agli operatori televisivi nazionali, la cui copertura digitale della popolazione è carente, di integrarla attraverso le reti dei tre operatori principali.
Telecom Italia Media, che ha solo il 6% di tutte le frequenze, sarà allo stesso tempo sia fornitore di capacità trasmissiva, avendo più di due concessioni, sia operatore che partecipa alla gara per ottenerla. Potrebbe restare capacità invenduta in alcune regioni e nelle città principali, dove sono già presenti tutti gli operatori.
Il terzo lotto sarà quello che si presenta di più diffìcile soluzione per la commissione di cinque membri (tre designati dall' Agcom e due dal ministero delle Comunicazioni) che dovrà assegnarlo: circa tre Megabit per multiplex saranno assegnati infatti alle televisioni locali.
Queste ultime spesso non hanno le doppie frequenze per trasmettere contemporaneamente in analogico e in digitale. In caso di spegnimento del segnale analogico di alcune reti, come a Cagliari, rischiano di essere penalizzate (dal fatto che tutte le tv nazionali si vedono in digitale). Si porranno i problemi, non insolubili, della decomponibilità di ogni rete digitale a livello cittadino o provinciale e della trasportabilità delsegnale.
Chi vincerà il bando, poi, dovrà pagare l'accesso e il trasporto agli operatori principali; i prezzi non saranno orientati ai costi. Vi sarà un listino di riferimento, con intervento dell'Autorità in caso di contestazioni. Entro trenta giorni Rai. Mediaset e Telecom dovranno comunicare la capacità disponibile. Nel frattempo si preparerà il disciplinare di gara.
Marco Mele
per "Il Sole 24 Ore"